Statali, aumenti dopo i tagli: servono 8 miliardi per i nuovi contratti, si punta a trovarli con la spending review

Il governo promette l’arrivo di altre risorse per il rinnovo degli accordi

Statali, aumenti dopo i tagli: servono 8 miliardi per i nuovi contratti, si punta a trovarli con la spending review
di Andrea Bassi
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Giovedì 13 Aprile 2023, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 16:19

Il governo apre al rinnovo del contratto per gli statali. Ma portare a casa gli aumenti non sarà semplice. Per finanziare la nuova tornata contrattuale, che dovrà tenere conto di un’inflazione Ipca quest’anno al 5,9%, saranno necessari, solo per le amministrazioni centrali, 8 miliardi di euro, che al lordo degli effetti fiscali diventano 12 miliardi. Soldi che, spiega il Documento di economia e finanza, andranno trovati rafforzando i tagli alla spesa pubblica. Le bozze del Def approvato due giorni fa in consiglio dei ministri (il documento ufficiale non è stato ancora pubblicato), nella parte che aggiorna il Programma di stabilità dell’Italia, spiegano che «verranno stanziate risorse per le cosiddette politiche invariate, quali quelle relative ai rinnovi contrattuali e altre spese non presenti nello scenario a legislazione vigente, anche al fine di garantire la continuità dei servizi pubblici». Un inciso fortemente voluto dal ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. Ma il problema, come detto, resta trovare i soldi per i rinnovi.

Statali, aumenti dopo i tagli

Nel Def non sono indicate nuove risorse per il pubblico impiego. Se ne riparlerà a settembre con la Nota di aggiornamento del documento e poi a ottobre con la manovra di bilancio. Il Def si limita a dire che servirà «un rafforzamento della revisione della spesa corrente che, con risparmi crescenti nel tempo, contribuirà alla copertura di tali politiche». Come detto, il rinnovo del contratto viene legato alla capacità del governo di effettuare tagli alla spesa pubblica. Che poi è il destino di tutte le misure che dovranno essere messe in cantiere con la prossima manovra di Bilancio. Per adesso il governo ha a disposizione 3 miliardi da spendere quest’anno, ottenuti grazie alla maggiore crescita economica. Soldi che saranno utilizzati per un nuovo taglio del cuneo fiscale da maggio a dicembre di quest’anno e che si andrà a cumulare alla riduzione di tre punti percentuali dei contributi per i redditi fino a 25 mila euro, e di due punti per quelli fino a 35 mila euro. 
La nuova decontribuzione ovviamente, andrà a beneficio anche dei dipendenti pubblici.

Che, è bene ricordarlo, hanno firmato a metà dello scorso anno il rinnovo del contratto del periodo 2019-2021, ottenendo il pagamento di tutti gli arretrati. Sul tavolo adesso ci sono gli accordi che coprono il 2022, il 2023 e il 2024. Fino ad oggi, nelle ultime due manovre di bilancio, sono stati stanziati solo 500 milioni “strutturali” per il contratto. Lo scorso anno il ministro Zangrillo, è riuscito ad ottenere un aumento “una tantum” di 1,5 miliardi complessivi per tutti i dipendenti pubblici, ma si tratta di uno stanziamento che esaurirà i suoi effetti alla fine di quest’anno.La prossima manovra di Bilancio, dunque, sarà cruciale. La somma necessaria a finanziare i contratti andrà trovata integralmente, o quasi, entro dicembre. Per il prossimo anno il governo può contare su un “tesoretto” di circa 4 miliardi di euro, che però è stato già accantonato per finanziare la riforma fiscale. 

Il passaggio

Giorgia Meloni ha già stabilito che la priorità per il prossimo anno sarà il taglio delle aliquote Irpef. Perché la misura abbia un impatto “visibile”, saranno necessari circa 8 miliardi. E altrettanti ne dovranno essere aggiunti per confermare, anche per il 2024, il taglio dei contributi sociali per i redditi fino a 35 mila euro.E ancora altri 8 serviranno per il rinnovo del contratto degli statali. Solo per queste tre misure, serviranno quasi 24 miliardi. Per ora, come detto, ce ne sono a disposizione quattro: per il 2023 ne servono altri quattro. Qualcos’altro potrebbe aggiungersi se dopo l’estate, la crescita dovesse mostrare nuove sorprese positive. E una mano potrebbe arrivare anche da Eurostat, che dopo il decreto di febbraio che ha eliminato gli sconti in fattura per il Superbonus, potrebbe stabilire che l’Italia può tornare a “spalmare” su più anni la spesa degli incentivi abbassando il deficit e liberando risorse. Ma la vera sfida saranno i tagli di spesa. Il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, ha promesso che ridurrà le oltre 600 spese fiscali che riducono le entrate di oltre 125 miliardi. Fino ad oggi nessuno ci è riuscito, perché dietro ogni sconto si cela un interesse particolare. Stavolta però, ai tagli di spesa è appeso il destino della manovra di Bilancio. 

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