Il governo apre al rinnovo del contratto per gli statali. Ma portare a casa gli aumenti non sarà semplice. Per finanziare la nuova tornata contrattuale, che dovrà tenere conto di un’inflazione Ipca quest’anno al 5,9%, saranno necessari, solo per le amministrazioni centrali, 8 miliardi di euro, che al lordo degli effetti fiscali diventano 12 miliardi. Soldi che, spiega il Documento di economia e finanza, andranno trovati rafforzando i tagli alla spesa pubblica. Le bozze del Def approvato due giorni fa in consiglio dei ministri (il documento ufficiale non è stato ancora pubblicato), nella parte che aggiorna il Programma di stabilità dell’Italia, spiegano che «verranno stanziate risorse per le cosiddette politiche invariate, quali quelle relative ai rinnovi contrattuali e altre spese non presenti nello scenario a legislazione vigente, anche al fine di garantire la continuità dei servizi pubblici». Un inciso fortemente voluto dal ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. Ma il problema, come detto, resta trovare i soldi per i rinnovi.
Statali, aumenti dopo i tagli
Nel Def non sono indicate nuove risorse per il pubblico impiego. Se ne riparlerà a settembre con la Nota di aggiornamento del documento e poi a ottobre con la manovra di bilancio. Il Def si limita a dire che servirà «un rafforzamento della revisione della spesa corrente che, con risparmi crescenti nel tempo, contribuirà alla copertura di tali politiche». Come detto, il rinnovo del contratto viene legato alla capacità del governo di effettuare tagli alla spesa pubblica. Che poi è il destino di tutte le misure che dovranno essere messe in cantiere con la prossima manovra di Bilancio. Per adesso il governo ha a disposizione 3 miliardi da spendere quest’anno, ottenuti grazie alla maggiore crescita economica. Soldi che saranno utilizzati per un nuovo taglio del cuneo fiscale da maggio a dicembre di quest’anno e che si andrà a cumulare alla riduzione di tre punti percentuali dei contributi per i redditi fino a 25 mila euro, e di due punti per quelli fino a 35 mila euro.
La nuova decontribuzione ovviamente, andrà a beneficio anche dei dipendenti pubblici.
Il passaggio
Giorgia Meloni ha già stabilito che la priorità per il prossimo anno sarà il taglio delle aliquote Irpef. Perché la misura abbia un impatto “visibile”, saranno necessari circa 8 miliardi. E altrettanti ne dovranno essere aggiunti per confermare, anche per il 2024, il taglio dei contributi sociali per i redditi fino a 35 mila euro.E ancora altri 8 serviranno per il rinnovo del contratto degli statali. Solo per queste tre misure, serviranno quasi 24 miliardi. Per ora, come detto, ce ne sono a disposizione quattro: per il 2023 ne servono altri quattro. Qualcos’altro potrebbe aggiungersi se dopo l’estate, la crescita dovesse mostrare nuove sorprese positive. E una mano potrebbe arrivare anche da Eurostat, che dopo il decreto di febbraio che ha eliminato gli sconti in fattura per il Superbonus, potrebbe stabilire che l’Italia può tornare a “spalmare” su più anni la spesa degli incentivi abbassando il deficit e liberando risorse. Ma la vera sfida saranno i tagli di spesa. Il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, ha promesso che ridurrà le oltre 600 spese fiscali che riducono le entrate di oltre 125 miliardi. Fino ad oggi nessuno ci è riuscito, perché dietro ogni sconto si cela un interesse particolare. Stavolta però, ai tagli di spesa è appeso il destino della manovra di Bilancio.
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