Statali, assunti in 3.000. E i precari dei Comuni verranno stabilizzati. Ecco il cdm​

Via libera agli ingressi straordinari due terzi riservati alle Forze dell’ordine

Assunti 3mila statali. E i precari dei Comuni verranno stabilizzati
di Andrea Bassi
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Venerdì 7 Aprile 2023, 00:03

Un nuovo piano di assunzioni “straordinarie” nella Pubblica amministrazione. Soprattutto per rafforzare le Forze di polizia, la Guardia di finanza, l’Arma dei carabinieri, i Vigili del fuoco. Ma anche più di mille nuove assunzioni nei ministeri. E poi per Comuni, Province e Regioni, una nuova stabilizzazione dei precari. Il consiglio dei ministri di ieri ha approvato il nuovo decreto sulla Pa. Un provvedimento che, solo qualche giorno fa, era sembrato in bilico per le troppe richieste di assunzione che erano arrivate da tutti i ministeri. Ma alla fine la quadra è stata trovata. I soldi per i nuovi ingressi sono stati presi da un “fondone” per le assunzioni già finanziato dalla manovra per il 2022 e che quest’anno aveva a disposizione 200 milioni per soddisfare le richieste delle amministrazioni dello Stato. Così i ministeri sono riusciti a portare a casa, in tutto, 1.057 nuovi ingressi nei loro organici, la maggior parte dei quali (300) per il ministero dell’interno. Mentre per le Forze della Difesa, il totale delle assunzioni sarà di 1.968 persone: 371 nell’Arma dei Carabinieri, 289 nella Guardia di Finanza, 616 Vigili del Fuoco, 302 nella Polizia e 390 nelle Capitanerie di Porto. «Assunzioni», ha detto Giorgia Meloni, «per rafforzare la sicurezza dei cittadini».

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IL PASSAGGIO

L’altra norma di rilievo riguarda invece i Comuni, le Regioni e le Province.

Soprattutto i primi da tempo lamentano una scopertura dei loro organici che sta creando grandi difficoltà soprattutto con l’attuazione dei progetti legati al Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per loro non arrivano ingressi straordinari e neppure la norma, che avevano chiesto, che gli permettesse di scomputare dal calcolo dei loro spazi per le assunzioni il costo del rinnovo dei contratti, in modo da poter imbarcare più risorse umane attraverso i concorsi. Misura troppo costosa, secondo la Ragioneria generale dello Stato. I Comuni, le Regioni e le Province, tuttavia, avranno la possibilità di stabilizzare i precari che lavorano nei loro uffici. La regola prevede che per essere assunti a tempo indeterminato, bisognerà aver lavorato nei ruoli dell’amministrazione per 36 mesi anche non consecutivi negli ultimi otto anni. In pratica la regola “Madia”, introdotta per la prima volta nel 2014 e più volte usata anche per le amministrazioni centrali. Un’altra norma che aveva incendiato il dibattito alla vigilia del provvedimento, è stata accantonata. Si tratta della possibilità per i pensionati del pubblico impiego di poter continuare a lavorare per le amministrazioni pubbliche anche dopo il raggiungimento dei requisiti per l’uscita dal lavoro. Sarebbe stata una decisione difficile da giustificare in uno Stato dove l’età media dei dipendenti pubblici è di 50 anni ed è sempre più difficile attrarre i giovani. Rimane l’ammorbidimento delle regole solo per quei profili elevati che necessitano di un passaggio parlamentare di verifica per essere autorizzati. Il decreto poi, aumenta la quota dei dirigenti esterni (quelli cosiddetti articolo 19 comma 6) che potranno concorrere con posti riservati nei concorsi per entrare in pianta stabile nelle amministrazioni di appartenenza. La soglia salirà dall’attuale 15% al 30%. Ma sarà dato più spazio nei concorsi per la dirigenza, anche ai funzionari interni alla Pubblica amministrazione e che hanno almeno 5 anni di servizio alle spalle (oltre ai titoli necessari per concorrere e a master o dottorati). Oggi la quota riservata a loro nei concorsi è del 30%, salirà al 40%. Anche la quota di incarichi dirigenziali dall’esterno, necessari per attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, sarà fatta salire fino al massimo il 12% dei dirigenti totali. 

L’INCENTIVO

Arriva poi, una norma fortemente voluta dal ministro dell’Università Anna Maria Bernini. Un aumento del compenso fino al 30% per i ricercatori che vincono finanziamenti di ricerca, come ad esempio i progetti Gant Horizon e Marie Curie. La norma è stata pensata per incentivare i dottori di ricerca a rimanere in Italia e, allo stesso tempo, per attrarne di nuovi dall’estero. Ad oggi i ricercatori vincitori di Gant possono decidere di svolgere il proprio progetto di ricerca altrove, lasciando il proprio istituto di provenienza e portando con sé la dote finanziaria. L’introduzione della norma, insomma, è un incentivo a restare in Italia e a richiamare ricercatori dall’estero. Arriva poi, come annunciato, il commissariamento del Formez Pa, la società in house del Dipartimento della Funzione pubblica. Sarà proprio il capo del Dipartimento, Marcello Fiori, a svolgere il ruolo di commissario straordinario in attesa che venga riformata la governance. 

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