Spread, così ha rotto l'argine il termometro del rischio: i Btp adesso sfiorano i rendimenti della Grecia

Spread: così ha rotto l'argine il termometro del rischio, i Btp adesso sfiorano i rendimenti della Grecia
di Roberta Amoruso
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Venerdì 19 Ottobre 2018, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 15:17
I mercati non aspettano, anticipano sempre. Ecco perchè già da tempo hanno messo in conto il declassamento del rating sul debito italiano. E hanno anche scontato un confronto duro con l'Europa sulla manovra, se non addirittura l'avvio di una procedura di infrazione.

Quasi nessuno, sia chiaro, crede alla forzatura fino all'uscita dall'euro. Ma anche se nei giorni scorsi si è già affacciato lo spettro delle elezioni anticipate, l'opzione della «manipolazione» dei decreti, della denuncia alla Procura di una «manina» e la sceneggiata della crisi di governo non era ancora finita negli algoritmi degli analisti. Ora c'è anche questa. E, dunque, il tempismo perfetto tra la consegna della lettera Ue e i timori che insieme alla bocciatura del rating arrivi anche un nuovo avvertimento, con tanto di outlook negativo e l'apertura del varco verso la bocciatura successiva, ha portato ieri al risultato peggiore: «la rottura degli argini». Perché è questo il segnale molto chiaro arrivato dal mercato, a sentire le parole di un banchiere navigato che fino a ieri aveva mantenuto nonostante tutto un certo ottimismo. Del resto, anche nei giorni difficili dei numeri della manovra, lo spread Btp-Bund ha oscillato intorno a 300, con qualche cauto rientro a quota 290, e senza andare mai oltre 310. E non è poco, questo nella lettura dei mercati. L'«argine» dei 315 punti, però, è un altro affare. È una fermata considerata cruciale dalle banche, che ora non vedono più così lontana quota 350, a dispetto di chi a Palazzo Chigi è ancora convinto che non si sfonderà mai il tetto a 400.

I TIMORI SUL RATING
Ieri la cronaca di una giornata difficile ha raccontato quanto speditamente lo spread ha rotto la soglia di quei 315 punti per poi chiudere a 327. Non si vedeva un tale premio per il rischio-Italia da marzo 2013. Lo spread a due anni ha rotto la soglia di 200 e quello a cinque anni di 300, come a maggio scorso, con il rendimento (3,21%) a un soffio dalla stessa scadenza dei titoli greci (3,48%). I decennali italiani sono così volati in chiusura a un rendimento del 3,67%, mai più visto dal 2014. E tutto questo è accaduto mentre il Tesoro riacquistava 3,8 miliardi di un Btp Italia in scadenza ad aprile 2020, emettendo per un pari ammontare (e più del previsto) Btp con scadenze lunghe, fino a 10 e quasi 30 anni. Anche Piazza Affari, la peggiore in Europa, si è affrettata a prendere atto perdendo l'1,9%. Per le banche è stato un altro massacro: da Bpm (-5,7%) a Mps (-2,5%) da Intesa Sanpaolo (-3,3%) a Unicredit (-3,4%). Oggi tutte le banche italiane, insieme, non raggiungono la capitalizzazione di Hsbc, la maggior banca Ue, distanziata per 33 miliardi.
I prossimi giorni rischiano di essere ancora più duri per l'Italia, tra l'ultimatum Ue e il verdetto di Moody's, fissato per il 26 ottobre, quando probabilmente scioglierà la riserva anche S&P's. Per gli esperti di Natixis c'è una probabilità del 10% che Moody's oltre a decidere di abbassare il rating mantenga anche l'outlook negativo. Ma in questo caso, dice, «lo spread può arrivare a quota 400 già a marzo del 2019».
Anche nel mondo delle imprese crescono i timori. «La relazione del presidente di Assolombarda esprime bene le preoccupazioni delle nostre imprese per le scelte di politica economica del governo. Gli imprenditori chiedono provvedimenti capaci di stimolare uno sviluppo reale dell'economia, in un contesto dove per rimanere competitivi servono chiarezza di visione e rapidità di azione», ha detto Marco Tronchetti Provera, ad di Pirelli, in merito all'intervento del presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi. Questi aveva esordito precisando che «le stime di maggior crescita del Pil del governo non sono credibili e il debito continuerà a salire. Il punto è che il governo del cambiamento non ha prodotto una manovra di vero cambiamento: il dividendo che cercano è evidentemente elettorale e non della crescita».
Roberta Amoruso
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