Spread in calo a quota 122 dopo l'impennata

Spread in calo a quota 122 dopo l'impennata
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Martedì 2 Novembre 2021, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 17:53

Chiusura in netto calo per lo spread tra il Btp decennale e il pari durata tedesco, indicato a 122 punti base dai 132 del closing di ieri. Arretra nettamente anche il rendimento del titolo italiano, che ha segnato un'ultima posizione all'1,09% dall'1,23% del finale di ieri. Ieri il differenziale era salito fino al picco di 136 punti. 

A far balzare il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi non è stata una crisi interna italiana o una manovra indigesta agli investitori, che anzi in questo momento restano positivi sul nostro Paese grazie all'autorevolezza del governo Draghi, ma il crescente disallineamento tra la Banca centrale europea e le aspettative dei mercati.

Lo spread è andato in crescendo nell'ultimo periodo, rispetto ad una media che oscillava sui 102-108 punti ad ottobre. La prima impennata si è registrata la scorsa settimana, quasi una ventina di punti, dopo la riunione della Bce e le parole della presidente della Christine Lagarde. La numero uno dell'istituzione di Francoforte ha insistito che l'inflazione è "temporanea", ma ha anche cercato di stemperare le crescenti attese di rialzo tassi per il prossimo anno, sottolineando che non è in linea con i criteri individuati nella guidance recentemente rivista.

Osservando la Yield cure, però, si capisce che i mercati monetari stanno già prezzando un probabile rialzo dei tassi già entro luglio 2022, mentre solo una settimana fa le previsioni erano per un rialzo entro ottobre 2022. La curva appare sempre più inclinata al rialzo, denotando quindi una fase economica espansiva e/o inflattiva ed incorporando le attese di una politica monetaria più ristrettiva.

È ormai evidente è che la Bce non si trovi più nella comfort zone della politica monetaria. "Negli ultimi dieci anni la BCE ha operato in un contesto di bassa inflazione, dandogli il margine di manovra per attuare misure politiche eccezionali a sostegno dell'attività - osserva Martin Wolburg, Senior Economist di Generali Investments - Questo ambiente favorevole è (almeno temporaneamente) giunto al termine. I mercati non sono rimasti colpiti dalle decisioni della BCE e dalla conferenza stampa e hanno continuato a scontare un rialzo anticipato dei tassi. La pazienza della BCE sull'inflazione è in netto contrasto con altre banche centrali e dovrà sempre più giustificare la sua deviazione".

Il nervosismo del mercati finanziari sta portando lo spread italiano, ma anche quelli di altri Paesi cosiddetti periferici (come Grecia e Spagna) a salire. E questo perché la fase espansiva della politica monetaria - i bassi tassi d'interesse ed il piano PEPP approntato in occasione della pandemia - favorisce la periferia europea ed i Paesi a più alto debito più che proporzionalmente rispetto ad una economia solida come la Germania. "Sarà importante, per i mercati periferici, che in occasione della riunione del 16 dicembre, la Bce sia in grado di annunciare continuità agli acquisti sui bond periferici ricalibrando adeguatamente gli acquisti sotto il programma dell'APP, onde evitare un indesiderato allargamento degli spread", sottolinea Fabio Castaldi, Investment manager di Pictet Asset Management.

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