Le famiglie tornano a spendere, report Istat: cresce la fiducia dei consumatori italiani

Dopo quattro mesi di flessione, cresce anche l’indice delle imprese

Le famiglie tornano a spendere: cresce la fiducia dei consumatori italiani in vista dell'inverno
di Giusy Franzese
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Sabato 26 Novembre 2022, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 09:14

Forse è l’effetto-luna di miele con il nuovo governo a guida Meloni. Forse è la constatazione - a dispetto dei martellanti e ripetuti allert sui razionamenti alle porte - che anche per quest’inverno le case potranno essere riscaldate e non moriremo di freddo. Forse è la certezza che gli aiuti contro il caro-bollette continueranno ancora per altri mesi. Oppure è la verifica sul campo che l’economia italiana per ora non si è fermata, gli ordini continuano ad arrivare, i macchinari non rallentano i ritmi di lavoro. In parte potrebbe anche essere merito dei turisti stranieri che in questi mesi hanno preso d’assalto le strade, i musei delle città d’arte, i ristoranti e gli alloggi, desiderosi di scoprire la “bella Italia”. Probabilmente è un mix di tutti questi motivi, e magari anche di altri non elencati (come le oscillazioni verso il basso del prezzo del gas), che sta riportando un po’ di ottimismo tra gli italiani, consumatori e imprese. Di certo gli indici del clima di fiducia rilevati dall’Istat per il mese di novembre sono tutti in rialzo: quello dei consumatori fa un balzo passando da 90,1 registrato a ottobre a 98,1; quello delle imprese passa da 104,7 a 106,4 riportando la freccetta verso l’alto dopo ben quattro mesi di costante flessione. Un sentiment che contrasta con gli «al lupo al lupo» lanciati da più parti. 

MORALE POSITIVO
La crescita maggiore, come visto, riguarda la fiducia dei consumatori. A livello numerico l’indice resta ancora sotto i cento, ma il miglioramento in un solo mese è di ben otto punti. E soprattutto pervade tutto gli aspetti, anche se con gradazioni differenti: il clima economico e il clima futuro registrano le variazioni più accentuate (rispettivamente da 77,6 a 95,2 e da 88,8 a 102,8); il clima personale e quello corrente aumentano in modo più contenuto (da 94,3 a 99,0 e da 91,0 a 94,9). All’interno della macrocategoria “clima economico del Paese” - sottolineano gli analisti Istat - le aspettative dei consumatori sono positive anche rispetto al mercato del lavoro : i timori di disoccupazione sono diminuiti in modo significativo, passando da 81,2 a 51,1 (il valore più basso dallo scorso febbraio). Anche le attese sulla situazione economica familiare si presentano con più luci che ombre soprattutto per quanto riguarda le possibilità future di aumentare il risparmio. 

Insomma, le preoccupazioni per un’inflazione che fagocita una parte dello stipendio ovviamente non scompaiono, ma i consumatori si stanno convincendo che a poco a poco tutto tornerà a livelli più sopportabili e anche le condizioni personali miglioreranno. Il che sta portando ad atteggiamenti comunque prudenti, ma meno improntati alle rinunce (quando possibile): lo dimostrano i primi dati positivi sull’andamento delle vendite del black friday. Le vendite promozionali di novembre - fa sapere Confesercenti - «sembrerebbero andare nella direzione positiva». La cartina al tornasole sarà a dicembre. «Il Natale è alle porte e l’eventuale conferma la si avrà a breve: turismo e commercio hanno aspettative positive per dicembre» fa sapere Confesercenti. Anche Confcommercio, che considera il dato di novembre «un importante segnale positivo», guarda ora a dicembre, «di gran lunga il mese più importante per i consumi». L’associazione dei commercianti non esclude per dicembre una «sorpresa positiva», anche sul fronte delle imprese. A non avere dubbi che il miglioramento del sentiment sia dovuto al governo Meloni sono i consumatori del Codacons: «Il nuovo governo ha infuso ottimismo e speranze tra consumatori e imprese». «Gli italiani ripongono speranze sulla risoluzione da parte del governo dei loro problemi e di quelli del Paese» concorda l’Unione Nazionale Consumatori. 

LE IMPRESE
Era da quattro mesi che il morale delle imprese peggiorava. Dopo un primo semestre piuttosto stabile, con l’indice della fiducia qualche volta in leggera salita e qualche volta in leggera discesa, da luglio - in concomitanza con la caduta del governo Draghi - l’indice era risultato sempre in costante calo: 110,5 a luglio (da 113,1 di giugno), poi 109,2 ad agosto, poi 105,4 a settembre, poi 104,7 ad ottobre. 

Nuovo governo, nuova aria: a novembre il trend si è invertito con la risalita a 106,4. Salgono di quasi 2 punti le aspettative delle imprese manifatturiere (da 100,7 a 102,5), di 2,8 punti (da 96,0 a 98,8) quelle dei servizi, di oltre tre punti (109,0 a 112,2) quelle del commercio. Scende invece di oltre cinque punti (da 157,5 a 151,9) l’indice di fiducia delle costruzioni, probabilmente a causa dei timori di contraccolpi dovuti al taglio delle agevolazioni del superbonus con il nuovo anno. La recessione in arrivo? Stando alle aspettative, non sembra una parola entrata nel vocabolario delle imprese italiane. Una resilienza più marcata del previsto. Tale da far vacillare le previsioni negative. O meglio di ridimensionarle. L’Ufficio studi di Intesa Sanpaolo, ad esempio, ora prevede «minori rischi sullattività economica nel breve termine (con orizzonte di 3-6 mesi)». La flessione del Pil tra fine 2022 e inizio 2023 - aggiunge - resta probabile, ma «potrebbe essere più lieve di quanto previsto in precedenza».

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