Smart working, per i dipendenti statali verrà prorogato fino ad aprile

Smart working, per i dipendenti statali verrà prorogato fino ad aprile
di Francesco Bisozzi
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Giovedì 28 Gennaio 2021, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 20:23

Ancora tre mesi di smart working fai da te nella Pa, senza accordi individuali e con almeno il 50% degli statali smartabili a casa. La curva dei contagi in risalita e l'assenza dei piani operativi per il lavoro agile, che entro questo mese dovevano disciplinare lo smart working nella Pa dopo un anno di Far West e portare almeno al 60% la quota di smartabili impiegati da remoto, hanno costretto Palazzo Vidoni a prorogare (ancora una volta) le disposizioni di emergenza in materia di lavoro agile introdotte il 19 ottobre scorso. Come anticipato dal Messaggero, il ministero della Pa ha spostato la scadenza di tali disposizioni al 30 aprile.

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VIA D'USCITA
Le amministrazioni dovevano ultimare i piani per il lavoro agile entro il 31 gennaio, ma a parte qualche rara eccezione sono in netto ritardo.

Per giunta per gli enti locali, tra cui oltre 8 mila Comuni, la scadenza del 31 gennaio non vale e nel loro caso i cosiddetti Pola non saranno pronti prima della primavera inoltrata. Così, per evitare che da lunedì prossimo gli uffici pubblici tornassero a riempirsi per effetto del ritorno in massa al lavoro in presenza degli statali attualmente in smart working, il ministero della Funzione Pubblica non ha avuto altra scelta che prolungare il lavoro agile emergenziale. Il problema è che in assenza dei Pola il lavoro agile nella Pa è tagliato con l'accetta e vittima d'improvvisazioni di ogni tipo. I piani operativi servono appunto a definire con criteri uniformi quali sono i dipendenti pubblici che possono lavorare da casa e, cosa ancora più importante, devono stabilire come valutare le performance degli statali impiegati da remoto, introdurre obiettivi temporali ravvicinati nel tempo (anche mensili) per consentire un monitoraggio accurato e continuo della loro attività lavorativa e, dulcis in fundo, garantire il diritto alla disconnessione. Le linee guida per la stesura dei Pola sono state approvate dal ministero a dicembre e perciò non sorprende che la maggior parte delle amministrazioni siano in ritardo su questo fronte. Nei ministeri, nelle agenzie fiscali, negli enti pubblici non economici e in alcune Regioni come l'Emilia-Romagna, dove lo smart working è più semplice da attuare, i Pola sono a buon punto, mentre negli enti locali, in particolare nei Comuni più piccoli (quelli con meno di cinquemila abitanti sono per intenderci il 70% del totale), siamo ancora molto distanti dal traguardo. Per gli enti che non presentano i Pola non sono previste sanzioni e questo non aiuta. In assenza dei piani operativi, lo smart working si applica almeno al 30% dei dipendenti in servizio nell'amministrazione refrattaria, a patto che lo richiedano. Già alla fine di dicembre lo smart working semplificato, che in questi mesi ha creato non pochi disservizi ai cittadini, era stato prorogato da Palazzo Vidoni al 31 gennaio. Come confermato nei giorni scorsi da Bankitalia in un report, nel 2020 lo smart working senza regole ha avuto «conseguenze incerte sulla produttività della Pa».

 

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