Smart working, senza tutela i genitori con figli under 14. La normativa è da riscrivere

Un cavillo blocca le aziende che avevano sottoscritto nei mesi passati accordi individuali sul lavoro agiile

Smart working, senza tutela i genitori con figli under 14. La normativa è da riscrivere
di Francesco Bisozzi
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Domenica 5 Marzo 2023, 22:35 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 10:08

Caos smart working. Non tutti i dipendenti privati con figli under 14 avranno diritto al lavoro agile agevolato al 100%. Nelle imprese che hanno già previsto la possibilità di lavorare da casa per parte della settimana, i genitori con figli piccoli non otterranno più giorni di smart working per effetto del Milleproroghe, pubblicato in Gazzetta Ufficiale alla fine di febbraio. Chi invece presta servizio in un’azienda che non ha ancora un piano per lo smart working potrà chiedere al proprio datore di lavoro un accordo senza correre il rischio di un rifiuto. Per questo è attesa da parte del ministero del Lavoro una circolare che dovrebbe fare chiarezza, anche se l’intenzione è di limitare la tutela solo ad alcune specifiche situazioni. 

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Il Milleproroghe ha reintrodotto fino al 30 giugno il lavoro agile semplificato per i dipendenti fragili sia del pubblico sia del privato: in questo secondo caso, per i dipendenti con figli under 14, fanno notare aziende e sindacati, non è però stato definito con precisione l’ambito di applicazione della norma.

Per i genitori di figli under 14 il diritto allo smart working semplificato era scaduto a fine di dicembre. Per contro, era stata estesa al 31 marzo la possibilità per i lavoratori fragili: nel loro caso il ricorso al lavoro agile è riconosciuto anche in caso di incompatibilità delle mansioni con il lavoro da remoto.

Per entrambe queste categorie di dipendenti, adesso la tutela è stata prorogata a fine di giugno. Ma, come detto, con delle eccezioni per i dipendenti-genitori. Anzitutto il “lasciapassare” è riservato ai soli lavoratori del privato: per garantire lo stesso trattamento anche agli statali il governo avrebbe dovuto trovare coperture adeguate che però non sono state trovate. Esclusi dallo smart working agevolato anche i dipendenti con un genitore non lavoratore nel nucleo familiare o beneficiario di strumenti di sostegno al reddito. Altro paletto non di poco conto: a differenza di quanto previsto per i fragili, i genitori di figli under 14 possono avere accesso al lavoro agile semplificato a condizione che svolgano una prestazione che può essere fornita da remoto. Infine, ci sono incertezze sul perimetro di applicazione della norma e il rischio concreto che nelle imprese che hanno adottato piani per il lavoro agile continui a dettare legge la disciplina interna all’azienda.

 

TROPPE DIVERSITÀ

Insomma, chi sperava nel diritto allo smart working integrale rimarrà deluso. Anche perché sono diverse le realtà nel privato, soprattutto nelle società di grandi dimensioni, che in questi mesi hanno regolamentato il lavoro agile al proprio interno e che dunque sarebbero impermeabili alle norme del Milleproroghe. Tim, giusto per fare un esempio, ha stretto con i sindacati un accordo che da febbraio prevede 3 giorni di lavoro da remoto alla settimana per circa 30mila dipendenti. In Italia il 14,9% degli occupati svolge parte dell’attività da remoto, ha rilevato l’Inapp, l’istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche. Nelle imprese fino a 5 dipendenti l’84% dei lavoratori svolge però mansioni che non possono essere eseguite a distanza, mentre più aumenta la dimensione dell’azienda più si riduce la quota di incompatibilità, al 56,4% per le medie imprese e al 34,2% per quelle con oltre 250 addetti. 

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