A fissare il perimetro nella Pa, ci ha pensato nei giorni scorsi il Ministro Renato Brunetta: contratto – che dovrebbe tagliare il traguardo tra un mese) finalizzato proprio a regolare l'accesso e la gestione dello smart working nella pubblica amministrazione E pacchetto di misure parallelo a quello del lavoro in presenza.
Nel privato, intanto, molte aziende si sono già mosse per una soluzione che nella maggior parte dei casi sembrano aver optato per quello che è già stato ribattezzato "lavoro ibrido", un mix cioè tra lavoro in presenza e da remoto.
Dalla protezione dei dati al diritto alla disconnessione passando per la sicurezza dei lavoratori, sono comunque tanti i grandi "capitoli" sul tavolo chiamato a mettere nero su bianco l'accordo tra le parti da "trasferire" nei contratti.
Stando all'ultima bozza, intanto, il lavoro agile non potrà essere svolto dall'estero a meno che la sede di lavoro sia fuori dai confini nazionali. Da definire le giornate in smart working e gli orari delle tre fasce di lavoro da remoto (operatività, contattabilità e inoperabilità).
Alcuni studi, intanto, dimostrano come il lavoro agile abbia ricadute positive sia in termini di produttività che sull'inquinamento (in particolare, taglio delle emissioni per la riduzione degli spostamenti), e che se condotto correttamente contribuuisce a mantenere maggiore equilibrio tra vita personale e lavoro. Solo lati positivi? Ovviamente no. Chiedere per dettagli, a proprietari di bar e ristoranti che hanno risentito – non poco – dello smart working perdendo clienti stabili.
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