La misura su cui sono stati avviati i confronti con le Regioni dovrebbe entrare in vigore a luglio. Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Umbria sono le prime pronte ad accedere ma anche Veneto e Lazio stanno affrontando serie difficoltà. Il governatore di quest'ultima, Nicola Zingaretti, ha dichiarato ieri lo stato di calamità. Nel frattempo cresce lo stop all'uso dell'acqua nei comuni italiani: in Piemonte 250 municipi hanno emanato ordinanze per limitarlo. L'ipotesi in campo è quella di un provvedimento del Consiglio dei Ministri che decreti lo stato d'emergenza, con la creazione una cabina di regia con i governatori delle regioni interessate.
Secondo quanto riportato dalla Nazione, alcuni dei primi provvedimenti potrebbero arrivare già nel decreto aiuti-bis che sarà pronto entro la prossima settimana. I fronti sono due: quello dell'irrigazione e dell'idropotabile – cioè l'acqua per l'agricoltura e quella che arriva nei rubinetti delle abitazioni – e il via a una serie di iniziative strutturali che risolvano il problema dell'approvvigionamento. Si fa strada quindi il razionamento dell'acqua con uno stop nelle ore notturne, oltre alla possibilità di fermare fontane, piscine e tutte le risorse idriche non strettamente necessarie. Si potrebbe così arrivare anche allo stop totale all'industria idroelettrica: al momento risultano già chiusi sette impianti.
Nel frattempo, la Conferenza delle Regioni ha incontrato il capo della protezione civile Fabrizio Curcio, per definire i dettagli operativi. "Stiamo ragionando sui parametri tecnici per andare incontro alle richieste – ha dichiarato Curcio al termine dell'incontro – ricordiamoci che lo stato d'emergenza serve a fare delle cose. Si sta lavorando per definire quali sono le attività che seguono allo stato di emergenza, che non è un'idea, ma consiste in una serie di azioni che vanno fatte. Ci stiamo lavorando".
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