Savona, presidente della Consob: «Gli italiani non sono cicale ma formiche che mantengono altri»

Savona, presidente della Consob: «Gli italiani non sono cicale ma formiche che mantengono altri»
di Rosario Dimito
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Mercoledì 17 Giugno 2020, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 05:18

Emissioni di Buoni del Tesoro irredimibili, cioè obbligazioni di Stato perpetue, fiscalmente neutre e per importi significativi: ecco l'obiettivo che il governo si deve dare per fronteggiare la montagna di debito che dovrà contrarre anche con il ricorso ai prestiti Ue, onde evitare il cortocircuito dell'economia nazionale. Un'idea non nuova, già lanciata sul Messaggero da lungimiranti economisti, ma che proposti dal presidente della Consob, Paolo Savona, assume ben altro spessore. Nella sua seconda relazione annuale al mondo della finanza - in streaming ovviamente - Savona ha insistito sull'argomento nell'ambito del confronto tra le dinamiche internazionali e quelle interne. Il consuntivo non poteva prescindere dalle conseguenze della pandemia e dalla necessità di passare subito dalle parole ai fatti per rilanciare l'economia del Paese.

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Del resto, il presidente Sergio Mattarella nel suo messaggio augurale aveva poco prima sottolineato che «la Borsa può svolgere un ruolo significativo nella ripartenza del Paese, nel quadro europeo di completamento del mercato dei capitali, favorendola crescita patrimoniale e dimensionale imprese». Perciò occorre «agevolare la formazione di capitale di rischio in sostituzione dell'indebitamento», ha precisato Savona. «La soluzione di far beneficiare il capitale di rischio della garanzia statale, entro limiti e condizioni predeterminati, ma attuata in tempi brevi e in forme chiare e semplici, eviterebbe un ritorno non meditato dello Stato nelle imprese e consentirebbe ai piccoli risparmiatori di godere di garanzie capaci di azzerare il rischio delle proprie scelte per un periodo predeterminato», ha chiosato Savona, secondo il quale l'esperimento potrebbe essere immediatamente promosso a partire dalle oltre 22 mila medie imprese, dando priorità alle quasi 11 mila imprese esportatrici e a quelle che intendono diventarlo: «Garantendo un ammontare medio unitario di 1 milione di euro, una volta raggiunto l'obiettivo, l'onere oscillerebbe da un minimo di 11 miliardi a un massimo di 22».
EQUILIBRIO DI POTERI
L'intonazione di fondo di Savona resta comunque quella di potenziare la tutela del risparmio, riequilibrando i poteri tra Consob e Bankitalia: un invito che il presidente della Commissione per il controllo delle società e la Borsa già aveva rivolto lo scorso anno alla politica.

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Detto ciò, Savona ribadisce anche la necessità di dover disciplinare a livello internazionale la rivoluzione che l'innovazione tecnologica sta determinando: la digitalizzazione dei pagamenti e lo sviluppo delle criptovalute potrebbero indirizzare i flussi finanziari dagli strumenti tradizionali e regolati della gestione del risparmio verso canali difficilmente gestibili con le leggi attuali. Ciò potrebbe rendere concreto il rischio che si crei a livello globale un «mercato del risparmio alterato». Nella fase post pandemica bisognerà invece riportare il risparmio popolare verso l'economia reale con interventi normativi che facilitino il processo, soprattutto nel caso dell'investimento in titoli di Stato: se ciò non accadrà sarà inevitabile aumentare le tasse.

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Il presidente Consob resta comunque convinto che, a differenza di luoghi comuni, l'Italia non sia un paese di cicale ma di «formiche - con una ricchezza immobiliare, finanziaria e monetaria disponibile di 4.445 miliardi, pari a 8,1 volte il loro reddito disponibile - che lavorano per sostenere molte cicale estere, anche quelle di paesi con un ben differente rilievo economico, come Canada, Usa, Regno Unito, Belgio, Francia e gran parte dei paesi sudamericani». Savona si è infine soffermato anche sulle decisioni assunte dalla Consob durante l'insorgere della pandemia, in particolare sul divieto delle vendite allo scoperto, rivendicandone la correttezza in sintonia con altre autorità europee. Da segnalare, infine, l'apprezzamento esplicito dell'idea lanciata dal governatore Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali, di voler istituire a Milano una base per l'innovazione del Fintech.
 


 

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