Silicon Valley Bank, Sabatini (Abi): «È fallita perché in Usa regole inadeguate»

Il direttore generale: «Le banche italiane sono solide perché controllate dalle norme rigorose di “Basilea”»

Silicon Valley Bank, Sabatini (Abi): «È fallita perché in Usa regole inadeguate»
di Rosario Dimito
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Lunedì 13 Marzo 2023, 23:49 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 12:31

Non ci sarà effetto contagio sulle banche italiane né su quelle europee per il crac della banca digitale Silicon Valley bank,  una banca di nicchia, con un modello di finanziamento delle startup che poggia sul venture capital, non sui prestiti bancari. SVB  investiva la liquidità sui titoli di stato Usa: a fine 2022 aveva in pancia 100 miliardi di dollari di bond governativi. Tutto è filato liscio, fino a quando la Federal Reserve (Fed) – la banca centrale americana – non ha dato il via ai rialzi dei tassi di interesse. Rialzo che ha messo al tappeto le startup, che avevano depositato ingenti risorse che poi hanno ritirato velocemente.

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Per continuare a crescere, le startup hanno quindi iniziato a bruciare cassa. Questa spirale perversa è stata alimentata dalla mancanza di controlli sulla liquidità, per i “buchi” alla normativa americana rispetto a quella, molto rigorosa, applicata agli istituti italiani ed europei. Ed è questo il motivo per cui le banche italiane sono solide. La speculazione ha avuto buon gioco perchè approfitta di queste situazioni incerte. Ma questo meccanismo speculativo non trova terreno fertile per proseguire, come spiega a Il Messaggero.it, Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi.


Dottor Sabatini, c’è pericolo di contagio sui mercati per il fallimento della Silicon Valley bank? Lunedì 13 le borse europee sono andate a picco.
«No, La vicenda del fallimento della banca USA Silicon Valley Bank (SV Bank) è ancora una volta la dimostrazione che l’elemento critico per assicurare la sopravvivenza di una banca non è tanto il capitale quanto la liquidità».


Non era possibile prevederlo, allora?
«Per certi versi è sorprendente che dopo la grande crisi finanziaria del 2008 e dopo i massicci interventi regolamentari innescati da quella, si possano ancora verificare fenomeni di “fuga dei depositi” (‘bank run”) in sistemi finanziari avanzati come quello statunitense».


Come è potuto accadere questo default all’improvviso?
«La Silicon Valley Bank aveva un modello di business focalizzato in un’ampia gamma di servizi alle start-up innovative.

Nel 2021, l’anno di picco degli investimenti in questo settore, i fondi raccolti dalle start-up si sono trasformati in depositi presso la SV Bank, che sono cresciuti da 108 miliardi di dollari a 189 miliardi, determinando un eccesso di liquidità e la conseguente necessità di ricercare una adeguata remunerazione per tali masse liquide».


E quindi?
«Pur investendo in titoli emessi o garantiti dallo stato, la SV Bank si è spostata su investimenti con scadenze lunghe e a tasso fisso, per cercare di migliorare il rendimento in una situazione di tassi molto bassi, provocando di fatto un disallineamento tra scadenze delle passività (depositi a vista) e scadenze degli attivi (con scadenze pluriennali). Il repentino aumento dei tassi di interesse connesso alla velocità con cui è ripartita l’inflazione negli USA ha cominciato a causare perdite sul portafoglio di titoli, così come le politiche monetarie restrittive hanno aumentato il fabbisogno di cassa delle start up che hanno cominciato anche a ridurre i depositi».


E per fare cassa, SVB ha fatto passi azzardati? 
«La necessità di far fronte al rimborso dei depositi ha portato la Banca, per fare liquidità a fronte dei rimborsi, a cedere parte del portafoglio titoli venendo così a registrare le perdite. Sebbene queste fossero di entità relativamente modesta anche rispetto agli elevati livelli di capitalizzazione (il coefficiente CET1 al 31 dicembre 22 era del 13,6%), la banca decideva di lanciare un amento di capitale. L’operazione però è stata recepita dal mercato come un segnale di difficoltà dell’istituto aumentando le preoccupazioni circa la sua stabilità e solvibilità facendo così accelerare il ritmo di ritiro dei depositi reso anche più immediato dalla digitalizzazione dei servizi bancari».


Non c’è un regolatore che possa monitorare la situazione, come fa Bce con le banche europee?
«La SV Bank, pur essendo soggetta al quadro delle regole di Basilea per quanto riguarda i requisiti patrimoniali, tuttavia, godeva – nonostante le dimensioni – di una esenzione rispetto ai requisiti sui coefficienti di liquidità, pure definiti dalle regole di Basilea. In particolare, rientrando nella categoria di banche con un totale attivo compreso tra i 100 e i 250 miliardi di dollari era esonerata dal rispettare i requisiti in termini di Liquidity coverage ratio (LCR) e di Net Stable Funding Ratio (NFSR)».


Cosa sono questi due indici?
«Il primo è un indice costruito per verificare che la banca abbia un cuscinetto di attività ad alta liquidabilità per far fronte ad una situazione di stress di liquidità per almeno 30 giorni ed è misurato dal rapporto tra il valore dello stock di titoli di alta qualità e liquidità e il valore dei deflussi di cassa netti stimabili in un orizzonte di 30 giorni, il valore di tale rapporto deve essere almeno pari a 100 (le banche italiane hanno un valore di tale indice intorno a 160%, dati EBA). Il secondo mira ad assicurare un equilibrio tra le fonti di finanziamento e gli attivi creando un incentivo ad assicurare una stabilità delle fonti di finanziamento rispetto agli impieghi: anche in questo caso l’incide è misurato da un rapporto il totale delle fonti stabili di finanziamento (quelle che hanno una durata superiore all’anno) e i fondi necessari per coprire i fabbisogni di liquidità della banca data la struttura delle scadenze degli impieghi nel portafoglio della banca. Anche in questo caso il rapporto deve avere un valore minimo pari a 100 (quello delle banche italiane, sempre dai dati EBA è vicino al 140%)».


Pare di capire che la regolamentazione sia sbagliata?
«Se la SV Bank fosse stata soggetta a questi requisiti le Autorità di vigilanza americane avrebbero avuto degli indicatori che avrebbero evidenziato per tempo i rischi che si stavano accumulando nel bilancio della SVB».


Le regola di Basilea in Italia e Europa non concedono deroghe? 
«In Europa le Autorità di vigilanza non hanno previsto esenzioni dall’applicazione dei requisiti di liquidità».

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