Russia, Bonomi: «Ora dobbiamo occuparci delle nostre aziende laggiù»

«Si è perso tempo sul Patto per l’Italia, bisogna mettersi seriamente al lavoro»

Russia, Bonomi: «Ora dobbiamo occuparci delle nostre aziende laggiù»
di Michele Di Branco
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Sabato 9 Aprile 2022, 00:28 - Ultimo aggiornamento: 08:52

Le sanzioni rappresentano una scelta condivisibile. Ma ci sono 447 imprese impegnate in Russia «di cui nessuno si sta occupando». Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, lancia l’allarme sulle aziende italiane danneggiate dalla crisi delle relazioni commerciali innescate dal conflitto ucraino. 

LA SCELTA
«Le sanzioni ovviamente sono qualcosa che è stata messa in campo come scelta politica e noi siamo con il nostro governo perché quello che sta succedendo in Ucraina è una cosa che colpisce tutti noi, dal punto vista umano in primis», ha detto il presidente degli industriali italiani nel corso della convention di Forza Italia.

Il numero uno di Viale dell’Astronomia ha tuttavia osservato che, seppur limitati, i danni da 700 milioni sono concentrati in alcuni settori «e quindi quelle aziende di quei settori stanno particolarmente soffrendo». Nei guai, appunto ci sono 447 imprese, con oltre 11 miliardi di investimenti e 7,4 di fatturato. 

Nel corso del suo intervento, Bonomi si è detto felice per l’annuncio di Draghi sul grande patto per l’Italia. «Era uno dei temi che avevo posto in agenda a inizio mandato per risolvere problemi che già si intravedevano», ha ricordato il presidente di Confindustria rammaricandosi per il tempo perso. «Potevano farlo prima, ma va bene – ha detto Bonomi – ed ora mettiamoci seriamente al lavoro con l’idea che ognuno deve lasciare qualcosa su quel tavolo perché con un tavolo di rivendicazioni commettiamo un grande errore per l’Italia». 

Il Def appare come il primo banco di prova. «È ovvio – ha chiarito Bonomi rivolgendosi alla platea di Forza Italia – che vediamo in maniera molto positiva gli interventi che sono stati messi in essere dal governo, ma sono interventi congiunturali. Quello che noi chiediamo sono dei forti interventi strutturali e se c’è, come dice il ministro Franco, un vincolo di bilancio e quindi zero scostamenti, credo che ci sono 900 miliardi annui di spesa pubblica che possono essere sicuramente riconfigurati». 

Il leader degli industriali si è lamentato per l’indifferenza della politica nei confronti delle difficoltà del mondo imprenditoriale. «Perché la politica italiana, tutta la politica italiana non avverte più la necessità di ascoltare le imprese? Perché la politica italiana è insensibile alle esigenze di chi traina il Paese» si è sfogato Bonomi. «Lo dicono i numeri – ha incalzato il presidente di Confindustria – che non mentono ma visto che il rimbalzo del 2022, non la crescita, ma il rimbalzo dello scorso anno lo hanno fatto le imprese, perché non la si ascolta?».
Entrando più nello specifico delle scelte di politica economica, Bonomi ha chiesto un taglio forte della tassazione delle imprese, forte e virtuoso. «Avevamo proposto – questa la sua riflessione – una Ires con aliquota base del 15% per chi tiene gli utili in azienda e invece se prelevi gli utili devi pagare tasse a salire fino al 23-24%. E anche su questa proposta molto responsabile non abbiamo avuto risposte. Per noi il fisco deve essere un elemento di competività ma anche su questo le risposte sono state negative. Il taglio Irpef – si è rammaricato Bonomi – ha premiato i redditi medi e non chi sta soffrendo di più: giovani e donne». 

L’ENERGIA
Alla politica, Bonomi ha anche chiesto di avviare una riflessione soprattutto sulla crisi energetica: «Serve un tetto al prezzo del gas e se non lo fa la Ue lo deve fare l’Italia. E non è vero che se mettiamo un tetto al prezzo nessuno ci venderà più gas. Mi sembra però che in Europa non ci si renda conto di quello che succede. I tecnocrati di Bruxelles vivono in un mondo tutto loro». «In 40 giorni è cambiato il mondo, bisogno avere il coraggio di intervenire per cambiare le cose», ha rilevato. «Gli obiettivi che c’eravamo dati 40 giorni fa sono combiati. Le necessità del paese sono cambiate: bisogna avere il coraggio di intervenire». «Se oggi siamo in queste condizioni non è a causa di questo governo ma a causa di decenni di mancate politiche industriali, questo è l’errore del Paese, un Paese che considera l’industria come un elemento che serve solo a fare prelievo fiscale», ha sostenuto ancora Bonomi. 
 

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