Roma viaggerà a idrogeno: dai rifiuti l’energia green. L’impianto può “convertire” 200mila tonnellate di spazzatura l’anno

Finanziamento europeo a Maire Tec da 194 milioni per l’Hydrogen Valley.

Roma viaggerà a idrogeno: dai rifiuti l’energia green. L’impianto può “convertire” 200mila tonnellate di spazzatura l’anno
di Francesco Bisozzi
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Venerdì 23 Settembre 2022, 00:22

Meno rifiuti, più idrogeno. Roma accelera sulla transizione ecologica: entro il 2027, alle porte della città, in direzione Fiumicino, su una superficie di circa 8 ettari, sorgerà un impianto realizzato da NextChem, controllata di Maire Tecnimont, per la produzione di idrogeno a basse emissioni, in grado di convertire 200mila tonnellate l’anno di rifiuti e di produrre da queste fino a 20mila tonnellate l’anno di idrogeno pulito. Una quantità sufficiente a far circolare per un anno tutti gli autobus in servizio nella Capitale, per intenderci. NextChem, nell’ambito del progetto europeo Ipcei Hy2Use, ha appena ottenuto infatti un contributo a fondo perduto di 194 milioni di euro per lo sviluppo a Roma dell’impianto waste-to-hydrogen, che costituirà la prima Hydrogen Valley d’Italia, ovvero un incubatore tecnologico su scala industriale per lo sviluppo della filiera nazionale dell’idrogeno.

Le emissioni di CO2 dell’impianto di NextChem saranno la metà rispetto a quelle normalmente generate da un inceneritore.

Così Alessandro Bernini, amministratore delegato del gruppo Maire Tecnimont e di NextChem: «Siamo orgogliosi del traguardo raggiunto e del riconoscimento delle competenze industriali e tecnologiche del nostro Paese da parte dell’Ue per sviluppare un’economia dell’idrogeno a bassa impronta carbonica e a costo ridotto. Questo progetto, unico al mondo, rappresenta una pietra miliare nello sviluppo delle tecnologie che combinano economia circolare e chimica verde, riconoscendoci pionieri nella decarbonizzazione dell’industria hard-to-abate, con un modello che potrà essere replicato in altri Paese».

Il passaggio

Il contributo verrà erogato durante il periodo di costruzione dell’impianto. «Le prossime fasi riguardano l’avvio dell’attività progettuale e di tutta la permessistica necessaria, in modo da garantire l’entrata in funzione dell’opera nella prima metà del 2027», ha precisato Maire Tecnimont in una nota. Nella fase iniziale si prevede la produzione di 1.500 tonnellate all’anno di idrogeno e 55.000 tonnellate all’anno di etanolo. Dopodiché la produzione di idrogeno crescerà in funzione dell’evoluzione della domanda, fino a 20mila tonnellate annue, riducendo proporzionalmente i volumi di etanolo. La tecnologia proprietaria di NextChem, sviluppata dalla propria controllata MyRechemical, permetterà più nel dettaglio di utilizzare come materia prima 200mila tonnellate all’anno di rifiuti solidi non riciclabili, dando così un contributo anche alla chiusura del ciclo dei rifiuti romani attraverso un processo di conversione con una riduzione fino al 90% delle emissioni di CO2. Il progetto europeo include inoltre un contributo di circa 4 milioni di euro destinati ad attività di ricerca per ulteriori sviluppi della tecnologia waste-to-hydrogen, avvalendosi di partner scientifici tra cui Enea, la Fondazione Bruno Kessler e La Sapienza di Roma. Ci sono tuttavia diversi tipi di idrogeno su cui è possibile puntare. L’idrogeno blu, prodotto attraverso tecnologie tradizionali ma con un processo di cattura dell’anidride carbonica, che riduce le emissioni climalteranti nell’atmosfera. L’idrogeno blu elettrico, che porta a un livello più avanzato il blu, introducendo l’elettrificazione del processo con utilizzo di energia rinnovabile come mezzo alternativo per il processo termico dei forni. Poi l’idrogeno verde, prodotto da elettrolisi partendo da fonti di energia rinnovabile. Infine il cosiddetto idrogeno circolare, quello che verrà prodotto a Roma, il risultato della conversione chimica di rifiuti plastici e secchi, che ne recupera il contenuto di carbonio e idrogeno.

L’approvazione

Mercoledì scorso la Commissione europea ha approvato il secondo «Important projects of common european interest» (Ipcei) per l’idrogeno, Hy2Use, dopo Hy2Tech, che aveva ricevuto semaforo verde a luglio. Hy2Use riguarda 13 Stati tra i quali l’Italia e ha in pancia finanziamenti pubblici per 5,2 miliardi di euro ai quali si aggiungeranno 7 miliardi di investimenti privati. Il precedente programma di Hy2Tech aveva un valore di 5,4 miliardi. Le aziende coinvolte con 35 progetti da completarsi entro il 2036 (molti però diventeranno operativi già nel biennio 2026-2028) sono in tutto 29. Il progetto Hy2Use porterà alla realizzazione di elettrolizzatori per una capacità totale di 3,5 Gigawatt e una produzione di 340.000 tonnellate di idrogeno rinnovabile all’anno. Per l’Italia sono tre i progetti da tenere sotto controllo, oltre a quello che vede protagonista Maire Tecnimont tramite la controllata NextChem. In campo ci sono anche Sardhy Green Hydrogen (la newco costituita da Saras ed Enel Green Power), South Italy Green Hydrogen e Rina-Csm.

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