Patuelli: «Sgravi fiscali ai risparmiatori che investono nelle imprese»

Patuelli: «Sgravi fiscali ai risparmiatori che investono nelle imprese»
di Rosario Dimito
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Domenica 18 Luglio 2021, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 10:32

Presidente Antonio Patuelli, il governo spinge i risparmiatori a investire almeno metà dei quasi 2.000 miliardi parcheggiati nelle banche non solo in Btp o Bot, ma anche in bond convertibili e in azioni quotate. Non pensa possa essere un azzardo?

«È una nostra proposta: occorre che non siano fiscalmente più confusi gli speculatori con i risparmiatori “cassettisti” che investono a medio e lungo termine. I risparmi depositati nei conti correnti sono in larga parte parcheggiati in attesa di essere investiti. L’Italia sta ripartendo innanzitutto con i grandi finanziamenti europei, indispensabili ma non sufficienti. Occorre quindi che la Repubblica Italiana, che mantiene la sovranità fiscale, incoraggi i risparmiatori ad investire non solo in titoli di Stato, ma anche nell’economia con bond convertibili e azioni di società quotate e non. L’incentivo fiscale va calibrato anche in proporzione alla durata degli investimenti».

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La ripresa chiama le banche a un ruolo più dinamico. Quale può essere? Soprattutto, sono tutte sono in grado?

«Le banche sono in primissima fila sia per affrontare le conseguenze finanziarie del Covid sia per sostenere la più robusta ripresa.

Tutte operano a legislazione vigente anche da prima della pandemia e sono in concorrenza fra loro anche in dinamismo. In tal modo le imprese possono scegliere la banca che preferiscono anche per efficienza e dinamismo».

L’Italia con il suo più 5% di Pil sembra diventata il paese più virtuoso della media Ue. Come è stato possibile? E può mantenere questo primato?

«Correggendo, con le riforme concordate nel PNRR, diversi limiti e vecchi difetti tipici del nostro Paese. L’Italia, dopo i terribili disastri della Seconda Guerra Mondiale, ha stupito il mondo costruendo rapidamente un vero miracolo economico. Era un’Italia austera, con una grande voglia di ripresa e una spinta anche morale per costruire davvero un futuro migliore. Ora, dopo la terribile pandemia, di cui non bisogna sottovalutare i rischi di “colpi di coda” e di nuove emergenze, vedo una nuova voglia di vita, uno spirito più positivo e propositivo, con più ampi orizzonti e il desiderio di rilanciare le imprese, gli obiettivi delle persone e delle famiglie».

Non è troppo ottimista?

«Non credo. C’è davvero uno spirito più positivo e proattivo dopo la pandemia che va colto e sostenuto in ogni forma. L’Italia, proprio dopo i più terribili momenti di difficoltà, ha provato nuove energie, come dopo Caporetto e la difesa del Piave. Per un anno e mezzo la pandemia ci ha costretto sul “Piave della difesa della salute e della vita”, ora si può e si deve battere definitivamente la pandemia e consolidare il nuovo slancio per lo sviluppo e soprattutto l’occupazione».

Attualmente è di 200 miliardi il montante di moratorie e prestiti garantiti: lei vorrebbe che si aumentasse ulteriormente?

«Non chiedo assolutamente di aumentare le moratorie, ma confido che la ripresa economica in atto possa permettere a un numero sempre maggiore di imprese di non averne più bisogno. I prestiti garantiti si possono stipulare fino a fine anno, anche per periodi più prolungati di quelli inizialmente previsti. Occorre apprezzare quanto lo Stato sta facendo fin dall’inizio della pandemia con la piena collaborazione delle banche e di tutti coloro che vi lavorano. In autunno si potrà valutare se la pandemia è effettivamente debellata o se sarà ripartita. In ogni caso, moratorie e prestiti garantiti non debbono interrompersi se la pandemia riprenderà vigore».

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Il ministro Franco ha rilevato che gli istituti debbono aumentare la vigilanza sul merito di credito dei clienti: ma se cresce la severità, non si rischia di richiudere il rubinetto?

«Le banche hanno lavorato e operano anche con il Covid ad invarianza di norme italiane ed europee per quanto riguarda l’analisi del merito di credito. Il monito del ministro Franco è utile sia alle banche sia a tutti coloro che chiedono prestiti e che debbono ricordare che le banche debbono inevitabilmente valutare e giudicare il merito di credito».

Il governatore Visco e il capo della Vigilanza Ue Enria ammoniscono: gli Npl rischiano di aumentare. Lei chiede di allentare le regole come il calendar provisioning, la Bce ribatte che non è possibile. Allora?

«Ben conosciamo, purtroppo, i rischi di aumento dei crediti deteriorati in conseguenza della pandemia. I compiti delle banche sono particolarmente delicati e complessi: debbono sostenere le imprese fin quando esse hanno possibilità di riprendersi e debbono essere capaci di valutare quando le imprese non hanno più prospettive. In tal caso devono applicare le norme vigenti e procedere anche agli indispensabili accantonamenti. Le banche debbono attenersi fedelmente alle regole e agli indirizzi delle autorità europee e nazionali».

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