Rinnovabili, Germania davanti ad una scelta sulla politica dei sussidi

Rinnovabili, Germania davanti ad una scelta sulla politica dei sussidi
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Mercoledì 23 Settembre 2020, 09:30
(Teleborsa) - La Germania è la nazione europea con il maggior numero di centrali energetiche eoliche e fotovoltaiche. Gli investimenti in questa direzione sono cominciati negli anni 90 grazie ad una politica di sussidi molto attraente, mirati soprattutto alle piccole e medie imprese. Sono proprio queste imprese che in questi giorni stanno valutando se continuare la propria attività, a causa del fatto che le agevolazioni stanno per terminare.

Nella peggiore delle ipotesi, la Germania rischia di perdere l'equivalente dell'energia generata da 4 centrali nucleari nel solo 2021, ed ancora non ci sono piani sicuri per rimpiazzarla.

Berlino sta dunque lanciando una versione aggiornata della sua legge per le energie rinnovabili, che il governo si prepara a discutere oggi, 23 settembre.

La politica di sussidi varata nel 2000 consentiva di vendere l'energia prodotta con fonti rinnovabili a 50 centesimi per kw/h, mentre il prezzo dell'energia all'ingrosso varia tra i 2 e i 4 centesimi di euro. La fine dei sussidi renderebbe le attività dei piccoli imprenditori non sostenibili, portandole a generare un utile minimo, che potrebbe facilmente trasformarsi in perdita.

Nel 2021, circa 6.000 turbine eoliche con una capacità di circa 4,5 gigawatt (GW), sufficienti per alimentare 2,1 milioni di famiglie, perderanno lo status di sussidio. Inoltre, 18.000 impianti solari, che producono 75 megawatt, ricevono sussidi.

Wolfgang Lemb, membro del consiglio responsabile per l'eolico e il solare presso l'IG Metall, il sindacato più grande e potente della Germania, ha dichiarato:"Devono esserci regimi più flessibili per il repowering e idee su come continuare a far funzionare i vecchi impianti in modo economico".

Attualmente a Berlino si stanno vagliando numerose ipotesi, tra cui una revisione del sistema di vendita dell'energia su un modello "peer to peer", ovvero la vendita diretta al consumatore dell'energia in eccesso, come già sperimentato con successo in Svezia e Norvegia. Soluzione potenzialmente efficace, ma non risolutiva.

(Foto: Cristof Echard - © Unione Europea)
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