Rincari estivi in tutta Italia rispetto al luglio 2020. A evidenziarlo è l'Unione nazionale consumatori che in uno studio per l'Adnkrnos ha evidenziato dove ci sono stati i maggiori aumenti dei prezzi nel luglio di quest'anno, nel settore di ristoranti e hotel. Considerando le regioni, secodo la classifica 'ristorazione e bar' al primo posto si trova il Sud con la Puglia, che ha fatto registrare un +3,6%, e la Basilicata con +2,9% poi il Trentino Alto Adige, con +2,6%. Minimi rincari in questa classifica, invece, per Molise e Valle d'Aosta, +1,1% per ambedue, e Lazio con +1,2%. Guardando invece agli hotel nelle città si può esservare, agli estremi, Siena con +18,1% e Viterbo in netto calo con -10,4%.
Sul livello nazionale, salgono i prezzi anche per villaggi vacanze, campeggi e ostelli della gioventù con una maggiorazione mensile dei prezzi del 15,4% rispetto all'estate scorsa.
La classifica delle città nel settore ristorazione
A vincere la non gratificante classifica è Rovigo, dove i ristoranti rincarano rispetto a un anno prima del 7,3%.
I prezzi di hotel e alloggi
Aumentano i prezzi degli alloggi nelle città italiane a luglio di quest'anno e, a fronte di un'inflazione media nazionale annua pari a +4,1%, emergono disparità territoriali enormi, tra la città con il rincaro più alto, quale è Siena, con +18,1% e Viterbo in netto calo con -10,4%, differenze che tra il top e la coda della classifica si misurano in 28,5 punti percentuali.
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«Queste differenze spropositate dipendono non solo dal diverso modo di reagire alla crisi e contenere le perdite, restando competitivi o innalzando i listini, ma soprattutto da quanto la ripresa del turismo è stata maggiore rispetto a un anno fa e se si è colmato il gap con i valori pre-crisi». spiega Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, associazione che ha condotto lo studio. «Si tratta di speculazioni belle e buone. Si è approfittato della ritrovata voglia di vacanze degli italiani per far impennare i prezzi, letteralmente decollati rispetto a un mese già vacanziero come giugno. - denuncia Dona - In particolare, guardando ai dati nazionali, sono i villaggi vacanze, campeggi e ostelli della gioventù ad aver più abusato del desiderio di relax e svago degli italiani, con una maggiorazione mensile dei prezzi del 15,4%, contro un +6% delle pensioni e un più calmierato +1% di alberghi e motel, che comunque segnano un incremento del 4% rispetto a luglio 2020» prosegue Dona.
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La riduzione dei turisti
«Alcune località, ad esempio, - prosegue Dona - hanno maggiormente risentito della riduzione dei turisti stranieri. Eclatante il dato di Venezia, città turistica per eccellenza, che segna ancora una diminuzione dei prezzi rispetto all'estate scorsa, -0,5%. Anche Napoli e Milano sono in deflazione, rispettivamente -0,2% e -0,1%. Firenze, invece, è nella parte alta della classifica, in 13° posizione con +8%, così come Roma, in 26° con +5,6%».
«Ben 5 città sono invece in deflazione, hanno quindi abbassato i prezzi da giugno a luglio 2021, chiaramente per rispondere alla minore domanda registrata a giugno rispetto a quanto si attendevano. Un segno evidente della crisi. Non per niente a vincere questa classifica è Venezia» conclude Dona. «Per i consumatori avere prezzi più bassi è sempre positivo, - aggiunge il presidente di Unc - perché si preserva il loro potere d'acquisto e si arriva più facilmente a fine mese». «Le cause della deflazione, però, da non confondere con gli effetti, possono essere negative, come in questo caso, perché dipendono dalla minore domanda turistica e dall'emergenza Covid, aggravando il problema della ripresa economica del Paese» conclude Dona.
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