Si dice che l'attuale sistema sia basato su estimi che rappresentano valori teorici dei canoni ormai desueti e superati. Qual è la situazione nelle principali città italiane?
"La situazione è ovviamente molto diversa da città a città. Ma qualsiasi discorso sulle risultanze catastali – legate al valore o al reddito che
siano – non può prescindere dall'utilizzo che di quei dati vuol farsi. E poiché l'utilizzo è prettamente fiscale, la cosa da dire forte e chiara è
che la priorità non è riformare il catasto, né rivedere gli estimi, bensì diminuire, e di molto, la tassazione sugli immobili, specie quella di tipo patrimoniale, rappresentata dall'Imu (e, di fatto, anche dalla Tari). In ogni caso, le rendite catastali, a differenza di quanto viene continuamente sostenuto, non sono affatto ferme, bensì continuamente modificate, da un lato attraverso operazioni di riclassamento che hanno interessato diverse città, dall'altro per singoli immobili in seguito a interventi di ristrutturazione".
Al di là di casi specifici – quali gli immobili attualmente non censiti o che non rispettano la reale destinazione d'uso; i terreni edificabili accatastati come agricoli; gli immobili abusivi – l'eventuale riforma , dal 2026 in poi, comporterà un incremento generalizzato delle tasse sugli immobili? Se sì chi verrà colpito maggiormente? E chi ne beneficerà?
"Che cosa accadrà esattamente non lo può dire nessuno, per il semplice motivo che il Governo ha redatto una norma estremamente vaga e generica, che, qualora approvata, lascerebbe all'Agenzia delle entrate, visto che il meccanismo è quello della delega, mano libera per intervenire in qualsiasi direzione. Il dato positivo è che l'intero Centrodestra ha formalmente proposto – attraverso emendamenti sottoscritti congiuntamente dai leader di tutti i gruppi parlamentari interessati – di stralciare la revisione del catasto dalla riforma fiscale. Non può sfuggire il grande significato politico di questo elemento, che conferma l'intenzione di un'amplissima area politica di pretendere il rispetto della volontà espressa dal Parlamento il 30 giugno dello scorso anno, quando escluse il catasto dal documento di indirizzo al Governo per la riforma del fisco".
A suo avviso è necessario, entro i prossimi 5 anni, un intervento sul catasto? Nel caso quale strada, a suo avviso, sarebbe meglio seguire?
"Ripeto: la priorità è ridurre la tassazione sugli immobili, a partire da quella costituita dall'Imu, che con i suoi 22 miliardi di euro l'anno
rappresenta un vero e proprio macigno su risparmi e investimenti di famiglie e imprese".
© RIPRODUZIONE RISERVATA