Reddito di cittadinanza, si cambia: stop ai centri impiego (e Navigator in panchina), arrivano le agenzie private

Reddito di cittadinanza, sul lavoro si cambia: stop ai centri per l’impiego arrivano le agenzie private
di Francesco Bisozzi
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Giovedì 2 Settembre 2021, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 23:04

Cattive notizie per i circa 700mila percettori del reddito di cittadinanza che si rifiutano di lavorare. Per smuoverli il governo si appresta a fare entrare in campo le agenzie di reclutamento private. L’ipotesi di mettere in panchina i centri per l’impiego, a corto di personale e incapaci di trovare lavoro agli utenti, sta prendendo sempre più corpo nel cantiere del nuovo reddito di cittadinanza.

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Spiega la sottosegretaria al lavoro Tiziana Nisini: «C’è bisogno di creare quanto prima una sinergia tra pubblico e privato che ancora manca.

Al momento il reddito di cittadinanza è strutturato affinché le offerte di lavoro provengano dai centri per l’impiego, ma quando si scorrono i dati si scopre che questi ultimi statisticamente offrono il 4% delle opportunità lavorative l’anno.

Esiste, quindi, un 96% di opportunità lavorative gestite dal mondo privato attraverso le agenzie per il lavoro al quale bisogna attingere». Insomma ci penseranno le agenzie private a trovare lavoro ai beneficiari del sussidio. Non solo. Tutte le offerte saranno tracciate, a differenza di come avviene adesso, e così chi si rifiuterà di lavorare non potrà più farla franca (dopo tre rifiuti si perde il diritto al contributo). «Al momento, per come è strutturato il sistema, un lavoratore può voltare le spalle anche a 100 offerte di lavoro senza che nessuno se ne accorga. Lavoriamo perciò a una banca dati nazionale per avere un quadro completo delle domande e delle offerte di lavoro», continua la sottosegretaria al lavoro in quota Lega.

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Tornando ai centri per l’impiego, il problema è che ancora aspettano che entrino in servizio gli oltre 11 mila operatori promessi dal governo gialloverde: le Regioni, responsabili delle assunzioni, si sono mosse in ritardo, causa Covid, e così all’appello ne mancherebbero oggi circa 10 mila. Non sorprende perciò che i centri per l’impiego non siano riusciti a dare la svolta sperata. Per riflesso, circa 750 mila percettori del reddito di cittadinanza ritenuti attivabili non hanno ancora sottoscritto i patti per il lavoro e iniziato a cercare un impiego, questo dicevano i dati diffusi dall’Anpal a luglio. Su di loro si è acceso un faro quest’estate dopo che è scoppiato l’allarme per l’assenza di lavoratori stagionali: gli imprenditori del turismo e della ristorazione hanno puntato il dito proprio contro il sussidio, accusandolo di disincentivare i percettori ad accettare i lavori a disposizione.


LA MODIFICA
Tant’è che tra le modifiche all’aiuto al vaglio del ministero non ci sono solo quelle che riguardano il maggiore coinvolgimento delle agenzie per il lavoro private o l’allestimento di una banca dati che tenga traccia di tutte le offerte di lavoro. Si valuta anche la possibilità di accorciare da tre a due mesi la durata dei contratti che non possono essere rifiutati. Per il ministero del Lavoro è altrettanto prioritario introdurre una nuova condizionalità legata alla formazione: chi ha solo la quinta elementare dovrò seguire un percorso di studio o gli verrà chiesto di rinunciare all’assegno. Attualmente la platea dei percettori del reddito di cittadinanza è composta in larga parte da persone non sufficientemente formate. Circa il 70% dei beneficiari ha al massimo un titolo di istruzione secondaria inferiore. Coloro che accedono al beneficio e sono in possesso di un titolo di istruzione terziaria costituiscono meno del 3% dell’utenza. Il comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza, presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno, ha invece fatto notare che è necessario correggere i parametri in base ai quali vengono stabiliti gli importi da assegnare, perché le famiglie risultano svantaggiate rispetto ai single. Pure il limite dei dieci anni di residenza per i richiedenti extracomunitari potrebbe essere rivisto al ribasso. Poi c’è da affrontare il capitolo relativo agli scarsi controlli. Sempre la sottosegretaria al Lavoro Tiziana Nisini snocciola i numeri che ne fotografano l’inefficacia: «Nel 2020 sono stati circa 6.000 i truffatori del reddito, che hanno percepito oltre 50 milioni di euro, tra loro intestatari di ville, auto di lusso e mafiosi con condanne definitive. Non basta ripensare il sistema dell’accesso al contributo: la documentazione fornita al momento della richiesta dovrà dare in futuro maggiori garanzie». I dati aggiornati dell’Inps sui beneficiari del reddito di cittadinanza e gli importi erogati indicano che il sussidio quest’anno è già costato 5 miliardi e di questo passo l’asticella dovrebbe sfiorare la soglia dei 9 miliardi entro dicembre. A luglio hanno ricevuto l’aiuto (che in media è risultato pari a 579 euro) 1,2 milioni di famiglie. 
Francesco Bisozzi
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