Reddito, parte dopo 10 mesi il lavoro gratuito. Inviati ai Comuni i primi 8 mila volontari

Reddito, parte dopo 10 mesi il lavoro gratuito Inviati ai Comuni i primi 8 mila volontari
di Francesco Bisozzi
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Lunedì 13 Gennaio 2020, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 08:33

Faranno i guardiani nei musei oppure aiuteranno a gestire il traffico davanti all'uscita delle scuole elementari, ma senza ricevere un compenso. A dieci mesi dal debutto della misura cardine del programma dei Cinquestelle, parte ufficialmente la «fase tre» del reddito di cittadinanza. Il decreto del ministero del Lavoro entrato in vigore l'8 gennaio impone a circa 900 mila beneficiari del sussidio pentastellato che al momento non risultano in grado di trovare un lavoro di siglare i Patti per l'inclusione sociale, così da offrire la propria disponibilità per la partecipazione a progetti di pubblica utilità. I primi a essere ingaggiati saranno i 7.713 beneficiari del bonus che gli operatori dei centri per l'impiego hanno rispedito a dicembre nei Comuni per svolgere i cosiddetti Puc, progetti utili alla collettività, perché sprovvisti dei requisiti per firmare i Patti per il lavoro.

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Nel complesso il bonus grillino ha raggiunto 2,3 milioni di persone, tra cui 600 mila minori esentati da ogni obbligo. Tolti i circa 790 mila beneficiari del reddito di cittadinanza che i navigator ritengono arruolabili, l'esercito di volontari a disposizione dei Comuni ammonta perciò oggi come oggi a circa 900 mila elementi. Oltre a fare le guardia nei musei e ad aiutare i vigili a presidiare l'uscita dalle scuole, si occuperanno della manutenzione delle giostre pubbliche, taglieranno i prati dei giardini comunali, lavoreranno nelle biblioteche, parteciperanno a manifestazioni ed eventi culturali, supporteranno anziani e disabili e contribuiranno all'allestimento di doposcuola e laboratori professionali. Nel complesso, i beneficiari del reddito di cittadinanza che non possono essere inseriti nel mondo professionale e che perciò sono chiamati a firmare i Patti per l'inclusione sociale dovranno dedicare almeno otto ore settimanali ai progetti utili alla collettività nel loro Comune di residenza, senza essere retribuiti. I sussidiati non possono essere coinvolti tuttavia in lavori o opere pubbliche né possono svolgere mansioni in sostituzione di personale dipendente dell'ente pubblico. Gli ambiti di utilizzo sono sei: culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e relativo alla tutela dei beni comuni.

Come anticipato, i primi a essere ingaggiati dai Comuni saranno i quasi 8 mila sussidiati bocciati a dicembre dagli operatori dei centri per l'impiego perché al momento sprovvisti delle competenze per lavorare. In Emilia Romagna ce ne sono 2.188, in Sicilia 2.461, in Campania 1.333, nel Lazio 187. La mancata adesione al Patto per l'inclusione sociale da parte di uno dei componenti del nucleo familiare comporta la perdita del reddito di cittadinanza. Poi ci sono i patti per il lavoro, i contratti che prevedono l'inserimento o il reinserimento in ambito professionale dei beneficiari del reddito di cittadinanza che risultano occupabili. Parliamo di un platea di sussidiati composta da 800 mila elementi, su un totale di oltre 2,3 milioni di aventi diritto al bonus voluto dai Cinquestelle. In tutto i beneficiari del sostegno ritenuti al momento in grado di lavorare sono per l'esattezza 791 mila. A dicembre ha riferito l'Anpal che erano stati convocati nei centri per l'impiego oltre 422 mila sussidiati arruolabili, ma che in 91 mila avevano disertato l'appuntamento.

Coloro tra questi che in questi giorni non hanno risposto alla seconda chiamata si vedranno disattivare la tessera a breve, come previsto dalla legge. Per quanto riguarda invece i beneficiari già rientrati nel mercato del lavoro, meno di ventimila, il 67,9 per cento ha un'età inferiore ai 45 anni, il 67,2 per cento ha trovato un'occupazione a tempo determinato, il 18 per cento a tempo indeterminato e il 3,8 per cento in apprendistato. Le domande per il reddito e la pensione di cittadinanza che sono state accolte hanno superato a dicembre il milione, stando agli ultimi dati aggiornati in possesso dell'Inps. Ma in questi mesi più di 50 mila famiglie (51.681) hanno perso il diritto al beneficio a fronte principalmente di variazioni reddituali.
 

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