Reddito di cittadinanza, pizzicati solo 700 furbetti: un buco da 4,5 milioni di euro

Reddito di cittadinanza, pizzicati solo 700 furbetti: un buco da 4,5 milioni di euro
di Michele Di Branco
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Venerdì 20 Novembre 2020, 08:41 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 20:53

Solo nel 2019 la Guardia di Finanza ha denunciato 709 casi di indebito incasso del Reddito di cittadinanza. Per un danno erariale di 4,5 milioni di euro. Ma questa, secondo gli esperti, sarebbe solo la punta dell'iceberg. «La verità si sfoga una fonte investigativa è che la norma è scritta male: sarebbe sufficiente inserire l'obbligo di presentare il certificato dei carichi penali pendenti».

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Il reddito di Cittadinanza finito nelle tasche di una famiglia legata al killer del giudice Rosario Livatino è solo l'ultimo anello di una catena di storture che gridano vendetta. Il sussidio (attualmente percepito da circa 1,3 milioni di famiglie per un esborso annuo di 9 miliardi di euro) viene concesso, come per la maggior parte delle prestazioni, sulla base di una semplificazione che consente di attestare alcune fattispecie tramite autocertificazione. «E questo prosegue la nostra fonte permette a chiunque di poter dichiarare di non avere avuto sentenze passate in giudicato per reati di mafia, terrorismo e altre gravi fattispecie».

Due anni fa il governo (che ancora sulla base di una autocertificazione concede il Reddito ha chi si trova in condizione di difficoltà economico-reddituale) ha infatti previsto che la sottoposizione a misure cautelari personali o la condanna per gravi delitti, di chi fa richiesta del beneficio e del suo nucleo familiare, sia causa di esclusione dal beneficio. Tuttavia, appunto, non c'è alcun controllo alla fonte. Solo dopo, utilizzando controlli incrociati Inps-Guardia di Finanza sulle banche dati. Con il risultato, nella migliore delle ipotesi, che migliaia di assegni sono finiti in mano a furbetti a caccia di assistenza indebita. O di delinquenti col timbro, nella peggiore.

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A SETTEMBRE LA STRETTA
Nel 2019, la Guardia di Finanza ha denunciato 709 casi, per un danno erariale di 4,5 milioni di euro. E l'Inps, nell'ultimo biennio, ha revocato 17 mila pratiche. Tuttavia il problema è che quello che viene denunciato appare come la punta dell'Iceberg di un fenomeno molto più grave. Che va molto al di là di coloro i quali, caso classico, dichiarano una residenza falsa o si separano, svincolandosi dal nucleo familiare, al fine di prendere un importo di Reddito di Cittadinanza più elevato o addirittura per poter percepire il sussidio in maniera del tutto abusiva. Il salto di qualità consiste nel fatto che parecchio denaro finisce in mano a criminali. E la cronaca è densa di casi. In piena estate, una inchiesta denominata Jobless Money condotta dai carabinieri della compagnia di Gioia Tauro, ha fatto emergere una quarantina di anomalie sui soggetti percettori, in gran parte elementi di spicco della ndrangheta.

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Tra questi figuravano soggetti già condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso, di cui due, addirittura, sottoposti alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Ma anche donne che, intenzionalmente, avevano omesso di segnalare agli enti competenti all'erogazione del reddito di cittadinanza, la presenza all'interno del proprio nucleo familiare di soggetti detenuti all'ergastolo, sotto il regime del 41 bis. Tuttavia, a quanto pare, il Reddito è riuscito addirittura a entrare in carcere, a Cagliari, dove detenuti in cella per scontare pene legate a traffico di droga, omicidio, rapina, violenza sessuale e associazione per delinquere di stampo mafioso incassavano il sussidio. Numeri alla mano, sono 300 i Redditi cancellati per condanna per i reati previsti dalla legge o per stato detentivo non dichiarato. Inoltre, l'Inps ha gestito 1.200 sospensioni del beneficio per misure cautelari a carico di un componente del nucleo familiare. Fenomeni marginali spiegano dal ministero del Lavoro. A settembre, comunque, il governo ha annunciato una stretta. Ad esempio dando più poteri ai Comuni, che oggi devono effettuare le verifiche relative alle informazioni Isee sul 5% dei percettori, mentre in futuro l'asticella potrebbe salire al 20%.

 

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