Reddito di cittadinanza, si cambia: stretta sui furbetti che rifiutano il lavoro

Reddito di cittadinanza, si cambia: stretta sui furbetti che rifiutano il lavoro
di Francesco Bisozzi
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Lunedì 28 Settembre 2020, 22:05 - Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 15:54

ROMA Più poteri ai Comuni per scovare i furbetti del reddito di cittadinanza. Controlli mirati nei confronti dei percettori del sussidio che non accettano il lavoro. Una piattaforma digitale unica per monitorare a livello centrale l’attività svolta nelle varie regioni da navigator e operatori dei centri per l’impiego, così da capire dove hanno origine i rallentamenti. Ma non solo.

In arrivo anche più sgravi (e meno vincoli) per le imprese che assumono i percettori del sussidio. Si è aperto il cantiere per rifare il look all’intervento bandiera dei Cinquestelle dopo la stroncatura del premier Giuseppe Conte che ora teme l’effetto boomerang. Costato finora oltre 9 miliardi di euro, il reddito di cittadinanza doveva combattere la disoccupazione oltre che contrastare la povertà, ma a un anno e mezzo dalla sua entrata in vigore la misura cammina su una gamba sola.

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Solo duecentomila persone hanno trovato un lavoro di qualche tipo, per la maggior parte a tempo determinato, su un milione di attivabili. Preoccupa pure il numero crescente di percettori scoperti a lavorare in nero. Insomma, se da un lato nel governo sono tutti d’accordo sul fatto che non è possibile in questa fase così delicata smantellare il reddito di cittadinanza tout court, lasciando senza un sostegno centinaia di migliaia di famiglie già provate dal Covid-19, dall’altro Palazzo Chigi ha chiesto una svolta a stretto giro, ovvero prima che il sussidio da opportunità si trasformi definitivamente in inutile zavorra, da misura acchiappavoti a flop ammazza consenso. 

LA LOTTA AI FURBETTI
Per prima cosa il governo punta a eseguire controlli su un numero più ampio di beneficiari in modo da ottenere risultati migliori nella lotta ai furbetti. Come? Per esempio dando più poteri ai Comuni, che oggi devono effettuare le verifiche relative alle informazioni contenute nell’Isee su almeno il 5 per cento dei percettori residenti, mentre in futuro l’asticella potrebbe salire al 20-30 per cento. Il ministero dell’Innovazione invece lavorerà a una piattaforma per tenere sotto controllo il lavoro svolto da navigator e operatori dei centri per l’impiego delle varie regioni.



Così da provare a ridurre in questo modo i ritardi nelle convocazioni degli occupabili e nella sottoscrizione dei famosi patti per il lavoro. La piattaforma potrebbe addirittura diventare una app in un secondo momento, che sfrutti i dati raccolti per incrociare meglio domanda e offerta di lavoro al fine di rendere più efficace l’aiuto. Ma verranno anche inaspriti i controlli contro chi non accetta il lavoro: si accenderà subito un faro su chi non risponderà alle convocazioni dei navigator e diserterà le iniziative promosse dagli operatori dei centri per l’impiego.
 

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I beneficiari del reddito di cittadinanza che hanno sottoscritto i patti per il lavoro, tappa fondamentale per iniziare a cercare un’occupazione, sono nel complesso circa 400 mila, mentre in 500 mila devono completare la procedura di presa in carico o ancora devono essere convocati nei cpi. Appena il 30 per cento dei soggetti ai patti per il lavoro è stato preso in carico nelle regioni del nord-ovest, il 44 per cento in quelle del nord-est, il 39 per cento al centro, il 43 per cento al Sud e il 51 per cento nelle isole. Pure chi non spende per intero il reddito potrà essere considerato un percettore sospetto: oltre a subire la decurtazione del 20 per cento di una mensilità, sconterà controlli più approfonditi. Il governo però pensa anche a come mettere il turbo alle assunzioni dei beneficiari del sostegno.

I datori di lavoro che assumono a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato un sussidiato possono chiedere l’agevolazione prevista dal decretone, pari alla differenza tra 18 mensilità del reddito di cittadinanza e quelle già godute dal percettore prima dell’assunzione, ma gli incentivi potrebbero presto essere estesi pure ai contratti di lavoro intermittente a tempo indeterminato. Anche alcuni vincoli che regolano l’erogazione del bonus agli imprenditori, tra cui quello che stabilisce che l’azienda che assume deve realizzare un incremento occupazionale netto del numero di dipendenti impiegati a tempo indeterminato, verranno con ogni probabilità rivisti e allentati.

LA PLATEA CRESCE
Intanto la platea dei percettori, complice la crisi innescata dal virus, cresce rapidamente, siamo a 1,3 milioni di famiglie raggiunte se si considera pure la pensione di cittadinanza, 3 milioni di beneficiari totali, per una spesa che nel 2020 rasenterà i 7 miliardi. Se il numero dei sussidiati continuerà a salire a questa velocità e non si riuscirà ad aumentare per tempo la quota degli attivabili che vengono assunti allora presto il peso degli assistiti supererà le attese, i conti non torneranno e il costo del reddito di cittadinanza andrà fuori controllo. Il tempo stringe. La nuova versione del reddito di cittadinanza, stando alle richieste avanzate dal premier, deve essere operativa entro la prossima primavera.

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