Recovery Plan, i ministeri vogliono 30 miliardi di troppo: 20 giorni per ridimensionare le richieste

Recovery Plan, i ministeri vogliono 30 miliardi di troppo: 20 giorni per ridimensionare le richieste
di Francesco Bisozzi e Luca Cifoni
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Sabato 10 Aprile 2021, 08:12 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 20:52

Il numero lo ha fatto direttamente il Ragioniere generale dello Stato, uscendo per una volta dalla sua tradizionale riservatezza: le richieste dei ministeri in vista del Recovery Plan, ha detto Biagio Mazzotta, superano di 30 miliardi le risorse disponibili. Per eliminare o ridimensionare i programmi in eccesso ci sono venti giorni o anche qualcosa di meno, visto che il presidente del Consiglio ha intenzione di portare a Bruxelles il documento finale con uno o due giorni di anticipo rispetto alla scadenza fissata a fine mese. L'ultimo passaggio in Parlamento è previsto per il 26-27 e a quel punto il testo sarà già completato e messo in bella copia, con tanto di cronoprogrammi e schede di dettaglio. Il ministro dell'Economia aveva già fatto sapere che una parte delle voci scartate potranno essere comunque finanziate in altro modo: quindi con fondi europei ordinari, con nuovi stanziamenti del bilancio dello Stato, ma anche attraverso il recupero di voci già destinate in precedenza ad esempio alle Infrastrutture, che possono essere dirottate su obiettivi differenti.

Voci trasversali


Va detto che la suddivisione della spesa totale tra i vari ministeri può non essere univoca, visto che alcuni voci sono trasversali ai progetti: se si parla di digitalizzazione della pubblica amministrazione ad esempio ci sono progetti che coinvolgono sia il dicastero guidato da Brunetta che quello di Colao.

Il principale criterio che guiderà la selezione delle voci sarà quello dell'aderenza ai vincoli - piuttosto rigidi - dell'operazione Next Generation Eu. L'obiettivo è evitare che parti del Piano nazionale di ripresa e resilienza vengano bocciate da Bruxelles, con conseguente rischio di perdere le relative risorse. D'altra parte come evidenziato da vari ministri i contatti informali con la commissione sono praticamente quotidiani e dunque i vari capitoli vengono aggiustati in corso d'opera, per poter risultare immediatamente operativi.

La durata temporale dei progetti è uno dei fattori a cui si guarda con attenzione: l'Unione europea richiede che siano completati, ovvero concretamente fruibili, entro il 2026 e dunque quelli che rischiano di andare oltre sono oggetto di revisione. Il Next Generation Eu poi ha come linee guida la transizione ecologica e quella digitale, con percentuali rigide rispetto al totale di sovvenzioni e prestiti (rispettivamente 37 e 20 per cento). Così la necessità che i progetti abbiano comunque al loro interno una caratterizzazione verde limita lo spazio per le infrastrutture tradizionali come ad esempio le strade, a meno che ad esempio non abbiano una componente smart in grado di soddisfare il requisito digitale. Oppure, come ha annunciato ieri il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, Enrico Giovannini «strade delle aree interne da connettere meglio con i corridoi più avanzati come l'Alta velocità ferroviaria».


Il ruolo delle riforme


La commissione ha poi detto chiaramente che saranno favoriti gli investimenti accompagnati da adeguate riforme: questo vincolo gioca contro l'inserimento di voci di spesa corrente, o di progetti che in realtà vanno a proseguire impegni finanziari già tradizionalmente presenti nel bilancio dello Stato. Come detto, una parte di queste spese potrà essere salvata e finanziari con altre modalità. D'altra parte è stato lo stesso Mazzotta a osservare che «il potenziamento delle infrastrutture dovrà essere collegato al potenziamento dei servizi che vuol dire anche più personale».

Altri aggiustamenti in corso in queste ore, per quanto riguarda il fronte infrastrutture, sono stati illustrati dallo stesso Giovannini intervenuto ieri a Radio 24. Riguardano ad esempio «un investimento sull'efficientamento energetico delle flotte navali». In particolare mezzo miliardo sarà destinato al rinnovo della flotta italiana di navi traghetto, scelta salutata con favore da Assarmatori. Il ministro ha poi parlato anche di «rafforzamento dell'impegno per il miglioramento della qualità dell'abitare e per le Zone economiche speciali, le Zes».

 

 

Transizione ecologica: 80 miliardi

Anche i satelliti e i droni contro il dissesto geologico

Decarbonizzazione e monitoraggio delle criticità del territorio assorbiranno gli 80 miliardi di euro in arrivo dall’Europa per la transizione ecologica guidata dal ministro Roberto Cingolani. In campo energetico, i fondi riguarderanno oltre alle rinnovabili anche il gas naturale: le centrali a gas infatti consentiranno di mantenere in equilibrio la rete elettrica nella fasi di completamento della transizione. In arrivo poi più sistemi di accumulo per immagazzinare l’energia prodotta dalle rinnovabili che non viene usata. Contro il dissesto idrogeologico si utilizzerà invece l’arma della prevenzione investendo in nuove tecnologie come satelliti, droni e sensori a terra per un monitoraggio intelligente del territorio.

Infrastrutture e mobilità: 50 miliardi

Alta velocità ferroviaria, porti e aeroporti digitali

Le risorse che si riferiscono al ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili ammonteranno a circa 50 miliardi, di cui il 50% per interventi al Sud. Si porterà l’alta velocità sulla Salerno-Reggio Calabria: alcuni lotti saranno infatti fruibili prima del 2026 e dunque possono essere raggiunti dai finanziamenti europei. Nel complesso, alle opere ferroviarie per l’alta velocità e alla mobilità veloce andranno 26,7 miliardi. Per trasporti locali sostenibili, ciclovie e rinnovo del parco rotabile il ministero intende spendere 7,5 miliardi. Rimangono circa venti miliardi di euro a disposizione, da utilizzare per porti verdi, aeroporti digitali, messa in sicurezza e monitoraggio di ponti e viadotti, rigenerazione urbana e housing sociale.

Innovazione tecnologica: 38 miliardi

Banda larga e spinta al 5G, "casa digitale" dei cittadini

Trentotto miliardi per i progetti di innovazione tecnologica, coordinati dal dicastero di Vittorio Colao. Il primo obiettivo è quello di velocizzare la copertura a banda ultra larga di tutto il territorio, da completare per il 2026. Per portare la rete nelle cosiddette aree bianche si ricorrerà anche al Fixed wireless access, soluzione fibra-radio. Centrali gli investimenti nello sviluppo delle reti 5G, anche nell’ottica di digitalizzare la Pa, dove il cloud è destinato a diventare protagonista. Si punta sulla creazione di cloud che diventeranno il cuore della Piattaforma digitale nazionale dati, permettendo l’interoperabilità fra le amministrazioni pubbliche. Si svilupperà poi un nuovo sistema di comunicazione tra Pa e cittadini con il domicilio digitale.

Pubblica Amministrazione: 1,5 miliardi

Portale del reclutamento per concorsi più veloci

Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta potrà contare su una dote di 1,5 miliardi di euro per modernizzare la Pa. Il grosso delle risorse verrà utilizzato per rafforzare e valorizzare il capitale umano e per la semplificazione delle procedure a la digitalizzazione dei processi. Con i finanziamenti europei Palazzo Vidoni realizzerà il portale del reclutamento, piattaforma che sarà messa a disposizione delle amministrazioni locali per gestire in maniera semplice e rapida i concorsi, al quale potranno accedere anche i dipendenti pubblici e i potenziali candidati esterni. Lato formazione: si procederà al potenziamento della Scuola nazionale dell’amministrazione, anche attraverso partnership strategiche con altre università. 

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