S&P, Recovery potrebbe aggiungere un 1,3%-3,9% al Pil dell'Eurozona in 5 anni

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Giovedì 24 Giugno 2021, 13:45 - Ultimo aggiornamento: 15:38

S&P Global Ratings ha rivisto al rialzo la propria previsione di crescita dell'Eurozona, al 4,4% quest'anno e al 4,5% nel 2022, grazie a una più ampia implementazione degli stimoli fiscali nell'ambito del piano Next Generation Eu e a una più debole contrazione del Pil nel primo trimestre. Secondo l'agenzia di rating, il Pil italiano aumenterà del 4,9% sia quest'anno che il prossimo, per poi passare al +1,8 nel 2023 e al +0,9% nel 2024. La ripresa della zona euro si sta comunque spostando verso i servizi, dopo aver iniziato con l'industria, a mano a mano che la maggior parte delle restrizioni all'attività economica vengono rimosse e le famiglie ridimensionano il risparmio.

S&P ora prevede che l'occupazione nell'eurozona torni ai livelli pre-Covid entro la seconda metà del 2022. Questa indicazione è un anno e mezzo prima delle previsioni precedenti. In confronto, l'economia della zona euro ha impiegato quasi otto anni dopo la crisi finanziaria globale del 2008 per recuperare il livello di occupazione pre-crisi. Anche se il rallentamento del mercato del lavoro svanirà entro la fine del 2022, si stima che le pressioni salariali impiegheranno un po' più di tempo a svilupparsi e ad alimentare l'inflazione. Diversamente dagli Stati Uniti, è probabile che i datori di lavoro europei facciano meno fatica a coprire i posti vacanti perché hanno mantenuto i propri dipendenti attraverso programmi di lavoro a orario ridotto (come la cassa integrazione). "Ciò significa anche che le aziende vorranno ripristinare i propri margini di profitto prima di aumentare gli stipendi, per compensare i costi dei piani di congedo durante i blocchi - sottolinea S&P - Di conseguenza, non vediamo l'inflazione di fondo raggiungere l'1,6% prima della fine del 2024".

Facendo ipotesi con basso e alto impatto, l'agenzia di rating stima che il Recovery Plan potrebbe aggiungere tra l'1,3% e il 3,9% del Pil al Pil della zona euro nei prossimi cinque anni. Inoltre, Paesi come Grecia, Portogallo, Italia e Spagna sono destinati a beneficiare maggiormente del Next Generation Eu, riducendo il divario economico nella zona euro.

L'analisi prende in considerazione anche la politica monetaria della Banca centrale europea. Secondo S&P, la grande ripartenza estiva del Vecchio Continente potrebbe aprire la strada alla Bce per iniziare a ridurre il ritmo dei suoi acquisti netti nell'ambito del Pepp a settembre. "Per lo meno, la Bce probabilmente inizierà a parlare di ridurre il ritmo dell'allentamento quantitativo, soprattutto se la campagna vaccinale segnerà la fine della pandemia", viene sottolineato.

"Tuttavia, prevediamo ancora che la Bce continui gli acquisti netti fino al 2023 e si astenga dall'aumentare i tassi prima della fine del 2024 - si legge nel report dell'agenzia di rating - In quel momento l'output gap dovrebbe chiudersi e le pressioni inflazionistiche si avvicineranno al 2%.

Mantenere bassi i tassi per così tanto tempo garantirà anche che lo stimolo fiscale dell'Ue sarà sfruttato al massimo, poiché ciò manterrà bassi i costi di investimento per le aziende e i governi".

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