Recovery Fund, per il Sud opere da 193 miliardi. E contributi giù del 30%

Recovery Fund, per il Sud opere da 193 miliardi. E contributi giù del 30%
di Diodato Pirone
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Giovedì 6 Agosto 2020, 09:52 - Ultimo aggiornamento: 10:06

ROMA «Occorre provare ad uscire dalla crisi con più sviluppo e più equità. Per questo l'Italia metterà in campo strumenti eccezionali perché è utile anche al Centro-Nord un Sud che cresce ed attivi la domanda di beni e servizi». Parole del ministro per il Sud e la coesione sociale Giuseppe Provenzano, che ieri intervenendo alla Camera ha fornito una ricca serie di indicazioni (e dunque si tratta di richieste e progetti, non ancora di decisioni) su quanto sta bollendo in pentola sul fronte dell'impiego della montagna di soldi in arrivo da Bruxelles.

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Il primo dato che spicca è quantitativo. In sintesi Provenzano ha detto che ai 123 miliardi già stanziati dal Piano Sud 2030, per il Mezzogiorno si aggiungeranno un terzo delle nuove risorse concordate con i partner europei. Poiché Bruxelles verserà all'Italia circa 200 miliardi i conti sono presto fatti: il Sud nei prossimi anni avrà a disposizione la bellezza di 193 miliardi di euro, 123 già stanziati e 70 di nuove risorse europee.
Provenzano in Parlamento ha delineato le principali richieste sue e le linee guida che il governo sta mettendo a fuoco. Uno dei punti chiave della manovra per il Sud è -com'è noto - la cosiddetta fiscalità di vantaggio. In sostanza si tratterebbe di rendere il costo del lavoro ancora più vantaggioso nel Mezzogiorno spostando a carico dello Stato il 30% dei contributi Inps oggi pagate delle aziende e una percentuale ancora maggiore in caso di assunzione di donne (l'occupazione femminile al Sud è drammaticamente bassa)..
«I fabbisogni di investimenti per il meridione - ha ricordato Provenzano - sono già indicati nel Piano Sud 2030, che oggi può essere rafforzato su capitale umano, asili, scuole a tempo pieno, sanità territoriale, digitalizzazione ed economia verde dove il Sud ha grandi vantaggi competitivi».

IL QUADRO ATTUALE
Forse vale la pena ricordare le principale risorse inserite nella programmazione 2021/2027: 31 miliardi per i Fondi Strutturali e di Investimento europei (Sie); 23,4 miliardi di cofinanziamento nazionale; 5 miliardi di cofinanziamento territoriale; 64 miliardi del Fondo di Sviluppo e Coesione e di sue risorse aggiuntive. Arrotondando si arriva a 123 miliardi.
Come si pensa di spenderli in concreto? Il ministro ieri ha chiesto a tutti i suoi colleghi di rispettare la norma di legge che li obbliga a investire nel Mezzogiorno almeno per il 34% delle risorse a disposizione (comprese quelle nuove che pioveranno da Bruxelles). Non ha nascosto però che sul fronte delle infrastrutture si aspetta di più.
 


Oltre alla fiscalità di vantaggio Provenzano ha lasciato capire di voler confermare le linee guida già delineate. Questo significa, per esempio, che dovrebbero arrivare molte risorse per gli asili nido e per le scuole a tempo pieno che nel Sud sono quasi rarità assolute e per alzare il livello dell'assistenza sanitaria. Le altre linee guida di sviluppo prevedono molte innovazioni come ad esempio l'ulteriore sviluppo di aree tecnologiche (indicate come Ecosistemi di innovazione) dove Università, aziende e Cassa Depositi e Prestiti dovrebbero coordinare i loro programmi per rendere più competitive strutture già oggi all'avanguardia come il polo elettronico di Catania o quello aeronautico di Grottaglie o quello dell'intelligenza artificiale di Cosenza.
Fra le novità anche una forte attenzione all'agricoltura, un po' sul modello israeliano, con la nascita di una infrastruttura digitale che dovrebbe fornire dati preziosi alle aziende agricole. L'uso diffuso della tecnologia permette a Israele, paese poverissimo d'acqua, d'essere uno dei principali fornitori di costosi fiori del mercato internazionale di Amsterdam. Aumentare il valore aggiunto della produzione agricola del Sud d'Italia non aiuterebbe solo gli agricoltori e la logistica legata al settore ma sarebbe una vera svolta epocale nazionale.
 

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