Sei “commissari” per il Recovery: il governo cala l’asso

Sei commissari per il Recovery: il governo cala l asso
di Andrea Bassi e Alberto Gentili
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Mercoledì 30 Settembre 2020, 00:42 - Ultimo aggiornamento: 18:30

Giuseppe Conte sa bene che sull’utilizzo dei 209 miliardi del Recovery Fund rischia la pelle, perché «sono la partita più importante giocata dal Paese negli ultimi decenni per costruire il domani». Così, per tentare di non perderla, il premier all’Assemblea di Confindustria annuncia una legge per rispettare il cronoprogramma che verrà fissato dall’Unione europea nella realizzazione dei vari progetti del Recovery Plan.

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L’idea, come dicono a palazzo Chigi, «deve essere ancora messa a terra, nero su bianco». Ma l’impostazione che ha in mente Conte sembra seguire il modello Genova o Expo: sei supercommissari, sei guardiani del Recovery Plan, diversi da chi verrà incaricato di realizzare le varie opere. Uno per ogni area di intervento in cui è suddiviso il piano italiano. E incaricati di vigilare sull’attuazione dei progetti e interventi finanziati con i fondi europei. Obiettivo: non rischiare di perdere risorse targate Bruxelles.

Ma ecco l’annuncio fatto dal presidente del Consiglio davanti agli industriali: «Ci doteremo per l’attuazione del nostro piano di ripresa di uno strumento normativo ad hoc. Ne abbiamo bisogno, non c’è altra strada. Una struttura normativa dedicata, con norme specifiche, soggetti attuatori dedicati, che ci garantisca un monitoraggio trasparente e tempi di attuazione certi». In questo progetto ci sarà anche una «piattaforma digitale, accessibile a tutti i cittadini, per controllare lo stato di avanzamento delle opere».

ANCORA IN ARIA
Poco dopo da palazzo Chigi spiegano: «E’ un’idea che va ancora delineata nei dettagli. Si punta però a varare uno strumento normativo», un decreto o una legge, «per permettere di avere dei soggetti attuatori responsabili dei tempi di attuazione, per ognuno dei sei cluster in cui sono suddivisi gli interventi del Recovery plan. Questi soggetti dovranno verificare, monitorare, che il cronoprogramma indicato dalla Commissione europea venga rispettato». In pratica l’intervento di questi “controllori” sarebbe attivato soltanto nella fase attuativa dei progetti, non in quella precedente della decisione dei capitoli sui quali dirottare le risorse europee. La discesa in campo di queste figure, insomma, non ci sarebbe prima della primavera del prossimo anno.

«Non è stato ancora deciso» se i sei supercommissari, «saranno singole persone o dicasteri o società partecipate», aggiungono nell’entourage di Conte, «ma questi soggetti avranno senz’altro poteri speciali che gli permetteranno di velocizzare e intervenire in caso di impasse». Segue esempio: «Se per completare un’opera mancherà una documentazione e si presenterà un intoppo, il soggetto attuatore responsabile potrà intervenire per sbloccare l’impasse e far rispettare i tempi stabiliti». 

L’idea di Conte, insomma, è quella di avere un «soggetto attuatore responsabile» per ognuno dei sei cluster (settori) definiti dalle linee guida del Recovery plan presentato dal governo: digitalizzazione e innovazione, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per la mobilità sostenibile, istruzione formazione e ricerca, equità e inclusione sociale e territoriale, salute.

L’APPELLO DEL CIAE
C’è da dire che a spingere il premier verso questa soluzione è stato il governo stesso. Il 9 settembre, durante una riunione del Comitato interministeriale per gli affari europei presieduto da Conte e coordinato da Enzo Amendola, molti ministri hanno sollecitato il presidente del Consiglio ad individuare una soluzione «per evitare intoppi e ritardi». La storia italica è infatti costellata di fallimenti nell’utilizzo dei fondi europei. Ma questa volta, vista la mole di risorse che dovrebbe (condizionale suggerito dalla difficile trattativa in sede Ue) precipitare sul nostro Paese per superare la crisi post-pandemia e recuperare competitività, nessun ministro vuole finire sul patibolo. Da qui la richiesta di «figure di controllo ad hoc» cui affidare la responsabilità del monitoraggio del cronoprogramma.

Con una precauzione d’uso: questa sorta di supercommissari non dovranno sovrapporsi al Comitato interministeriale per gli affari europei e non dovranno essere da ostacolo altri due interlocutori che Conte intende tenere nella massima considerazione nella redazione e nell’attuazione del Recovery Plan: il Parlamento e le Regioni.

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