IL VANTAGGIO
Sarà però applicata la finestra trimestrale per cui il vantaggio reale sarà solo di due mesi (l'incremento dell'aspettativa che scatta per la vecchiaia l'anno prossimo è di cinque mesi). Non ci saranno graduatorie per la «Quota 100» con vantaggi per chi ha maturato requisiti più alti ma saranno introdotte clausole di garanzia per limitare la spesa nel caso di andamento delle domande di ritiro superiore al previsto: con finestre di uscita che da tre mesi potrebbero raddoppiare a sei se sorgesse la necessità di frenare gli esborsi. Il governo stima una propensione all'utilizzo della misura dell'85% degli aventi diritto ma tecnici vicini al dossier assicurano che il tiraggio sarà più basso perché una parte consistente della platea è formata da dipendenti pubblici (circa 170.000) che avranno probabilmente un interesse più basso dei privati all'anticipo della pensione. Inoltre, in via sperimentale per il 2019 e il 2020 si potranno riscattare i periodi non coperti da contribuzione per i quali non sussista obbligo contributivo, come per esempio gli anni della laurea. Sarà possibile solo per chi è interamente nel sistema contributivo e quindi non ha anzianità contributiva precedente il 31 dicembre 1995. L'onere sarà detraibile dall'imposta lorda (non è ancora definito se sarà il 50% o il 65%). C'è poi una norma per favorire chi è interamente nel sistema contributivo: l'abbassamento da 2,8 a 2 volte rispetto all'assegno sociale del limite della pensione contributiva che consente di potersi ritirare a 62 anni. Non è ancora però certo che questo comma riuscirà ad entrare nel testo definitivo. Ci sarebbe ancora un supplemento di verifica sui costi necessari a finanziare la manovra. Confermata invece l'Ape sociale, la misura per gli over 63 in condizione di difficoltà con almeno 30 anni di contributi se disoccupati e 46 se impegnati in lavori gravosi è prorogata al 31 dicembre 2019, e Opzione donna.
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