Privatizzazioni, anche il Ft lancia l'allarme: obiettivo 2018 difficile da centrare, rischio aumento debito

Privatizzazioni, anche il Ft lancia l'allarme: obiettivo 2018 difficile da centrare, rischio aumento debito
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Lunedì 22 Aprile 2019, 17:30 - Ultimo aggiornamento: 17:37
L'impegno del governo a incassare almeno 17,8 miliardi di euro da privatizzazioni nel 2019 per ridurre il debito pubblico è a rischio. A rilanciare l'allarme è oggi il Financial Times in un pezzo in cui cita fra l'altro alcuni ex funzionari del Tesoro italiano. Che l'obiettivo fosse praticamente impossibile da raggiungere era stato già sottolineato dall'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) nei giorni scorsi durante una audizione sul Documento di economia e finanza (Def) in Parlamento.

La coalizione di governo non ha compiuto «progressi sulla promessa vendita di 17 miliardi di euro di asset statali entro la fine dell'anno, mettendo in dubbio la capacità di Roma di ridurre il suo elevato debito pubblico alla velocità accordata con la Commissione Europea», afferma il quotidiano della City. «Il target di riduzione del debito italiano nel 2019 è incentrato nel raccogliere l'equivalente dell'1% del pil quest'anno tramite le privatizzazioni. Ma finora nessun preparativo ufficiale è stato annunciato. Vista la mancanza di progressi, il target è difficile da raggiungere», sottolinea ancora il Financial Times. 

Il Tesoro, direttamente, detiene tuttora quote in Eni (4,3%), Enel (23,6%), Leonardo (30,2%) e Poste (29,3%) oltre alla maggioranza di Enav ed Mpd. Partecipazioni che complessivamente valgono attualmente circa 20 miliardi. Una indicazione che rende l'obiettivo del governo di vendere quote di aziende pubbliche per 17 miliardi praticamente impossibile da raggiungere.

«Nel quadro programmatico di finanza pubblica esiste un concreto elemento di rischio correlato all'eventualità che il programma di privatizzazioni (17,8 miliardi nel 2019 e 5,5 nel 2020) possa rivelarsi in tutto o in parte inattuabile», aveva messo in evidenza l'Upb nell'audizione sul Def, ricordando che tra 2015 e 2018 l'unico anno in cui il target è stato raggiunto è stato il 2015 e che «prima del 2015 solo in tre occasioni si sono registrate dismissioni di importo superiore a 10 miliardi (1997, 1999 e 2003), mentre in quelli successivi i risultati sono stati largamente inferiori alle attese».

 
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