Materie prime e azioni "scelte", ecco gli investimenti che fruttano di più con inflazione

Investitori a caccia di strategie che riparino da inflazione e volatilità
5 Minuti di Lettura
Sabato 9 Luglio 2022, 21:18

Non solo Btp Italia, l’ultimo titolo emesso dal Tesoro che garantisce un rendimento dell’1,6% oltre al recupero integrale dell’inflazione. A stuzzicare i risparmiatori che vogliono proteggersi dal caro prezzi arrivato a superare l’8% ci sono i Buoni fruttiferi postali emessi da Cassa depositi e prestiti, con rendimenti quadruplicati e arrivati fino al 2% pur di adeguarsi all’inflazione. Ma vediamo altri suggerimenti per combattere la tempesta perfetta tra tassi, inflazione e recessione. Il primo suggerimento, in questi casi, dice BG SAXO, è: investire. E quindi scommettere su rendimenti che permettono di conservare il tuo potere d’acquisto. Ma ci sono almeno tre idee da considerare, in certi momenti di incertezza per Peter Garnry, Head of Equity Strategy, e per Ole Hansen, Head of Commodities.

ETF LEGATI ALL’INFLAZIONE

«Se vuoi provare a proteggere i tuoi risparmi dall’inflazione, potresti considerare di investire in obbligazioni indicizzate all’inflazione. Se, ad esempio, investi in un ETF (Exchange Traded Fund) il cui sottostante è rappresentato da obbligazioni indicizzate all’inflazione, otterrai un’esposizione il cui capitale aumenterà con l’indice dei prezzi al consumo.

Ciò significa che il valore dello strumento aumenta se l’inflazione aumenta. Naturalmente, il rischio è che se l’inflazione scende, lo farà anche il valore, e tassi di interesse più elevati influiranno negativamente anche sulle obbligazioni protette dall’inflazione», afferma Garnry.

MATERIE PRIME

«Un altro modo per combattere potenzialmente l’inflazione può essere quello di investire in ampi prodotti di base. Poiché le materie prime sono l’input più basilare per tutto ciò che produciamo, il prezzo delle materie prime ha una connessione relativamente forte con l’inflazione. Ad esempio, qualsiasi cosa, dalla costruzione di una casa, una nuova auto alla tanto necessaria trasformazione verde, richiederà un’abbondanza di metalli industriali dall’alluminio e dal rame al litio e al nichel. È probabile che i prezzi di questi rimangano sostenuti nonostante il rischio di una recessione economica», afferma Hansen.

L’ORO

«L’oro è considerato un porto sicuro all’interno degli investimenti. Ciò significa che è un posto dove guardare quando i tempi si fanno difficili. L’oro ha storicamente avuto una connessione relativamente forte con l’inflazione ed è generalmente ritenuto una delle migliori protezioni contro la perdita del potere d’acquisto. In precedenza, era difficile investire in oro perché era necessario acquistarlo, ma oggi ci sono prodotti a base di oro che puoi facilmente negoziare online. Ma devi essere consapevole del tipo di prodotto che scegli e assicurarti di capire come funziona, comprendere i suoi rischi, prima di investire», afferma Hansen. Ma attenzione, ogni idea va condita con una certa “cautela”. È un momento molto difficile per investire, quindi è necessario assicurarsi che il rischio sia sotto controllo. I mercati sono selvaggi, quindi attenzione. In generale, è probabilmente il momento di rivedere complessivamente quella che viene chiamata asset allocation. Ovvero il mix di attività di investimento come azioni, obbligazioni, ETF, ecc. Potrebbe essere il momento di allocare il proprio denaro in maniera più diversificata.

LO “STOCK PICKING”

Per Antonio Amendola, gestore del fondo AcomeA PMItalia ESG di AcomeA SGR, invece, la volatilità dei mercati non sembra rappresentare un ostacolo per quanti sono interessati a investire in fondi azionari, come dimostra l’ultima Mappa mensile di Assogestioni relativa a maggio 2022. In questo particolare momento di mercato stiamo osservando una riallocazione degli investimenti dal reddito fisso all’equity, complici anche il recente rialzo dei tassi e le prospettive di un’inflazione duratura, che fanno venire meno l’appeal delle asset class obbligazionarie. ITuttavia, siamo ancora lontani da una reale inversione di tendenza dei listini, dice l’esperto, e lo scenario attuale di incertezza macroeconomica e geopolitica ci potrebbe accompagnare almeno fino a fine anno. Occorre tenere a mente come la volatilità, se ben gestita, non sia un male assoluto ma una variabile fondamentale che favorisce la gestione attiva e moltiplica le possibilità di creare alpha nei portafogli gestiti attivamente. Oltre al fisiologico travaso obbligazionario-azionario, un’altra grande rotazione sta interessando internamente la componente equity dei portafogli: quella dai titoli growth ai titoli value.

RITORNO AL VALUE

I primi hanno registrato una crescita ininterrotta dal 2008, ma lo scenario attuale, con le banche centrali meno impegnate in stimoli monetari, determina una rifocalizzazione delle strategie sulle azioni value. Alcune società sul mercato italiano quotano a multipli dimezzati rispetto a un anno; un esempio può essere Leonardo (+55% da inizio anno), che nonostante il forte repricing dovuto alla guerra quota ancora a multipli interessanti. L’attuale momento di mercato rende ancora più evidente il valore dello stock picking e della selezione delle singole storie aziendali, piuttosto che di un intero settore. Per i professionisti dello stock picking è bene avere chiaro un “identikit” di azienda che sia in grado di superare periodi di incertezza e volatilità e tornare a crescere. Le caratteristiche da tenere presenti sono, a nostro avviso: livelli bassi (o nulli) di indebitamento; marginalità sostenibile e vantaggi competitivi chiari (come ad esempio brevetti industriali); pieno controllo delle catene di fornitura, che devono essere corte; un prodotto riconosciuto con un pricing power che consenta di scaricare sul cliente finale gli effetti inflattivi sulle materie prime. Le opportunità su Borsa Italiana oggi non mancano, sia sul listino principale MTA che sull’Euronext Growth Milan, dove si continuano a vedere multipli interessanti. Lo stock picking non può prescindere, a nostro avviso, da un engagement attivo con le società in portafoglio, con le quali occorre tenere un contatto costante. Questo stretto rapporto ci consente di notare come imprenditori e manager delle PMI italiane non siano troppo spaventati dallo scenario attuale, a differenza di quanto accade per le Large cap del FTSE Mib, giustamente più preoccupate, in quanto per loro è più complicato ribaltare l’aumento dei prezzi sul costo del prodotto finale, molto spesso una vera e propria commodity.

CORSA ALLE PMI Le PMI

sono più agili e flessibili, per loro è più semplice gestire le filiere produttive e hanno prodotti con una maggior riconoscibilità sul mercato. In generale, poi, gli ordinativi delle piccole e medie imprese sono a livelli record, quindi sono preparate ad affrontare ulteriori mesi di incertezza dal punto di vista internazionale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA