"La transizione – ha sottolineato Cingolani – deve essere sostenibile e giusta anche per l'industria e i posti di lavoro, non deve lasciare indietro nessuno. Va bene spingere sull'elettrificazione, ma dobbiamo essere sostenibili anche nel fare gli impianti di produzione di energia".
La transizione verso la mobilità elettrica – ha detto il ministro – "deve durare 9-10 anni come minimo. È velleitario dire che c'è una soluzione pronta. Oggi non abbiamo energia verde e batterie sufficienti per un mercato di auto elettriche di massa". Ad oggi – come ha sottolineato Cingolani – il nostro Paese sconta anche i mancati investimenti in ricerca. "Non siamo stati molto lungimiranti negli ultimi anni e i risultati si vedono sull'elettrificazione, dove non siamo stati molto rapidi, e sulla tecnologia, dove si è dismessa e delocalizzata la produzione di chip che oggi mancano. Questo – ha proseguito il ministro – ci insegna che la mancanza di ricerca e sviluppo pesa e oggi la stiamo pagando". Secondo Cingolani chi si è mossa meglio sull'elettrificazione è stata la Cina che "ci ha visto lungo e controlla gran parte delle riserve di litio". "Non credo – ha aggiunto – che le loro auto siano ancora al livello delle nostre. Possiamo ancora reagire e colmare il gap sull'elettrificazione e mantenere la leadership che oggi ancora abbiamo sull'auto come oggetto integrato e connesso. Ma la concorrenza cinese non mi preoccupa tanto sulle auto, ma in altri campi come 5G e batterie, dove la Cina ha investito con lungimiranza".
In tale scenario Cingolani ha definito la gigafactory di Stellantis a Termoli "uno dei primi progetti su cui abbiamo lavorato per non restare indietro come Paese e per poter riconvertire impianti e forza lavoro".
Cingolani ha assicurato che nella Manovra ci sarà spazio per incentivi per l'auto, confermando che fra le ipotesi allo studio c'è quella di incentivi strutturali triennali. Per accelerare sulla transizione, Cingolani ha ricordato che è stato creato il Cite, un comitato interministeriale che si riunisce mensilmente. "Il problema – ha spiegato – è la dimensione del programma, in termini di fondi da gestire e obiettivi. Stiamo adeguando le strutture e stiamo lavorando a tappe forzate, ma non possiamo fare maratona al ritmo dei 100 metri, ora dobbiamo completare la struttura e lo staff".
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