PMI, Cgia: prestiti in calo del 2,3%

PMI, Cgia: prestiti in calo del 2,3%
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Lunedì 15 Luglio 2019, 09:30
(Teleborsa) - Finanziamenti bancari per le PMI italiane ancora in calo, con -2,3% nel mese di marzo 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018 e un maggior rischio di esporsi con gruppi criminali che "sostituirebbero" il credito bancario. È l'allarme lanciato dall'Ufficio Studi della CGIA di Mestre che ricorda come il trend negativo per le piccole e medie impresi duri ormai da 7 anni.

"Dal 2012, come sottolinea la Banca d'Italia nella sua ultima Relazione annuale, il volume dei prestiti alle aziende con meno di 20 addetti è sceso costantemente", commenta il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo.

Secondo Zabeo, ciò è dovuto "solo in parte alla qualità della domanda e al livello di rischiosità di questi soggetti. Anche a parità di rischio, infatti, i tassi di interesse applicati alle imprese minori sono in media superiori di 300 punti base di quelli pretesi alle aziende di grandi dimensioni".

"Quando una micro impresa si rivolge ad una banca per ottenere un finanziamento, nella stragrande maggioranza dei casi quest'ultimo ha una dimensione economica molto contenuta", ricorda il segretario Renato Mason che sottolinea i costi fissi molto elevati, spesso richiesti solo per redigere l'istruttoria e che riducono al minimo i margini di profitto.

"Questa è la ragione che ha spinto molte banche, soprattutto di livello nazionale, a chiudere i rubinetti del credito alle micro aziende. E senza liquidità, molti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori si sono trovati in gravi difficoltà", continua Mason.

Il danno per le PMI sarebbe doppio: secondo l'Ufficio studi della CGIA, infatti, non è da escludere che venendo meno l'offerta creditizia da parte delle banche, molti piccoli imprenditori, soprattutto al Nord, siano finiti tra le braccia delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, sempre molto disponibili a "soccorrere" chi si trova a corto di liquidità.

Il problema, ricorda la CGIA, riguarda in particolare le attività del comparto casa (edili, dipintori, elettricisti, idraulici, installatori impianti, serramentisti, etc.), che, con l'entrata in vigore del dl crescita "rischiano di subire un ulteriore danno economico".

"Le disposizioni previste dall'art. 10, infatti, stabiliscono che i privati, in alternativa alle detrazioni Irpef del 65 e del 50 per cento, possono cedere gli sgravi fiscali all'azienda a cui hanno affidato i lavori di riqualificazione energetica e/o di riduzione del rischio sismico, usufruendo di uno sconto molto generoso sulla fattura da onorare", ricorda l'Ufficio Studi rilevando che solo le grandi aziende, che dispongono di liquidità, possono reggere il peso fiscale dei lavori di riqualificazioni.

Per questo la CGIA nei giorni scorsi ha inviato una nota all'Antitrust, segnalando che questa nuova legge "crea una discriminazione fra operatori economici concorrenti, avvantaggiando quelli di maggiori dimensioni ed elevata capacità finanziaria", mettendo in difficoltà un comparto che tra dipintori, edili, serramentisti, installatori, elettricisti e idraulici conta in Italia poco più di 625 mila aziende, di cui il 70% circa ad alta vocazione artigiana.
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