Statali, l’aumento dei tassi fa impennare i costi (+5%) per avere l’anticipo del Tfr

I dipendenti pubblici aspettano in media anche cinque anni per avere la liquidazione

Statali, l’aumento dei tassi fa impennare i costi (+5%) per avere l’anticipo del Tfr
di Francesco Bisozzi
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Domenica 12 Marzo 2023, 21:34 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 11:19

 Costi alle stelle per l’anticipo agevolato del Tfs-Tfr agli statali: gli interessi praticati dalle banche ora rasentano il 5%. Un’impennata che trae origine dalla corsa del rendistato, che fotografa il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli di Stato e viene utilizzato dagli istituti di credito per determinare il costo dei prestiti ai lavoratori del pubblico impiego. Le banche che concedono l’anticipo agevolato del Tfs e del Tfr fino a 45mila euro infatti calcolano il tasso finale del finanziamento sommando il rendistato allo spread, che è sempre pari allo 0,40%: a febbraio, ha comunicato Bankitalia, il rendistato generale è arrivato a 3,804% (dal 3,662 di gennaio). 

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IL RAFFRONTO

Solo un anno fa viaggiava sotto la soglia dello 0,8%. Insomma, calcolatrice alla mano, il costo dell’anticipo agevolato del Tfs-Tfr è praticamente quintuplicato. I dipendenti pubblici oggi aspettano anche cinque anni prima di toccare con mano i soldi della liquidazione: è stato il governo Monti ad autorizzare il pagamento differito della liquidazione agli statali.

A febbraio il rendistato per fasce di vita residua è risultato pari a 3,296% (dal 3,035 di gennaio) per gli anticipi più brevi (un anno) e ha raggiunto il 4,349% per la fascia 20 anni e sette mesi e oltre. Per la fascia di vita residua intermedia, da 4 anni e 7 mesi a 6 anni e 6 mesi, è passato dal 3,534% al 3,663% (all’inizio del 2022 non arrivava allo 0,9%). Si contano sulle dita delle mani le banche che aderiscono all’accordo Abi per l’anticipo agevolato della liquidazione agli statali, tra cui Unicredit. In molte strada facendo si sono sfilate. Da febbraio però è scesa in campo anche l’Inps. A differenza degli istituti di credito, l’Inps anticipa anche l’intera liquidazione (non è previsto il tetto dei 45mila euro) a un tasso di interesse fissato al momento all’un per cento. Attenzione però perché è previsto un prelievo dello 0,5% per coprire le varie spese di amministrazione. Non solo. L’Inps eroga anticipi sulla liquidazione pari al 100 per cento dell’importo dovuto solo a chi è iscritto al cosiddetto Fondo credito, la Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali. 

LE REGOLE

L’adesione al fondo comporta un prelievo dello 0,15% sulla pensione. Per i dipendenti pubblici che hanno l’esigenza di incassare prima i soldi della liquidazione i prestiti dell’istituto di previdenza rappresentano senz’altro la soluzione al momento più conveniente, ma i tempi di attesa, va detto, sono assai lunghi: le istanze vanno inoltrate online collegandosi al sito dell’ente e i tempi di lavorazione possono richiedere fino a 180 giorni. Prima di erogare il finanziamento l’istituto procede al recupero di eventuali morosità su precedenti finanziamenti erogati dalla gestione, all’eventuale anticipata estinzione di altri finanziamenti della gestione richiesta dall’iscritto e, alla fine, effettua l’accredito dell’eventuale importo residuo.

La buona notizia è che a maggio potrebbero decadere le norme che legittimano il pagamento differito del trattamento agli statali: è attesa il 10 maggio una sentenza della Corte Costituzionale, resasi necessaria dopo una serie di ricorsi presentati da lavoratori del pubblico impiego andati in pensione per raggiunti limiti di età. Se le norme sul pagamento differito verranno dichiarate illegittime dai giudici supremi, allora lo Stato dovrà trovare i soldi (parliamo di svariati miliardi di euro, dieci secondo stime che arrivano dai sindacati) per saldare i trattamenti in stand-by.
Oggi come oggi i termini per l’erogazione del Tfs ai dipendenti pubblici variano a seconda delle cause di cessazione del rapporto di lavoro. La normativa in vigore prevede che il pagamento debba avvenire entro 105 giorni in caso di cessazione dal servizio per inabilità o per decesso del lavoratore, mentre se si tratta di cessazione del rapporto di lavoro per raggiungimento dei limiti di età il pagamento va effettuato non prima di 12 mesi dalla data di cessazione dal servizio. Per tutti gli altri casi di cessazione del rapporto di lavoro, come nel caso di dimissioni e di licenziamento, secondo quanto previsto dalle regole, il pagamento della prestazione sarà effettuato non prima di ventiquattro mesi. 

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