Quota 102, no di Cgil e Uil: «Troppi 64 anni di età e 38 di contributi»

Pensioni, Cgil e Uil bocciano Quota 102: «Troppi 64 anni di età e 38 di contributi»
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Venerdì 10 Gennaio 2020, 16:39 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 23:10

I sindacati bocciano "Quota 102". Sia la Cgil che la Uil dicono no all'ipotesi di una riforma delle pensioni che introduca una possibilità di accesso alla pensione con almeno 64 anni di età e 38 di contributi ricalcolando però l'assegno interamente sulla base del metodo contributivo. La Cgil chiede al governo di aprire quanto prima il tavolo sulla previdenza con i sindacati così come annunciato nei mesi scorsi.

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«Le ipotesi di riforma previdenziale che prevedono l'obbligo di avere un numero alto di contributi - dice il segretario confederale Roberto Ghiselli - non possono essere accettate, come quella definita Quota 102, con 64 anni di età e 38 di contributi, ancor peggio se accompagnate dal ricalcolo contributivo di tutta la carriera lavorativa. Interventi simili non consentirebbero l'accesso alla pensione anticipata alla maggior parte delle persone, in particolare quelle più deboli sul mercato del lavoro, a partire da giovani e donne».

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«Qualunque ipotesi di uscita anticipata, che per noi deve essere possibile dai 62 anni - sottolinea Ghiselli - deve vedere un requisito contributivo che non superi i 20 anni e deve valorizzare previdenzialmente i periodi di lavoro discontinuo, povero, gravoso o di cura. Solo in questo modo si può parlare alla reale platea del mondo del lavoro, quella di oggi e ancor più quella di domani, oltre a garantire l'uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall'età». 

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Per la Uil la proposta non risponderebbe all'esigenza di flessibilità nell'accesso al pensionamento. «L'ipotesi di Quota 102, 64 anni di età e 38 anni di contributi - afferma il segretario confederale Domenico Proietti - non risponde all'esigenza di flessibilità diffusa per accedere alla pensione e aggrava i problemi non risolti da Quota 100. La Uil ritiene che si debba lavorare da subito per garantire una flessibilità tra i 62/63 anni per uscire dal mondo del lavoro, considerando le differenti gravosità dei lavori». Infine Proietti sottolinea che il sindacato «è nettamente contrario ad ogni ipotesi di penalizzazione e di ricalcolo contributivo» per evitare che la misura abbia costi troppo elevati.

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