Pensioni, la sfida sui conti: fra 4 mesi scatta la legge Fornero, Salvini vuole eliminarla. Pd e Centro la difendono

I programmi a confronto

Pensioni, la sfida sui conti: fra 4 mesi scatta la legge Fornero, Salvini vuole eliminarla. Pd e Centro la difendono
di Giusy Franzese e Francesco Malfetano
6 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Agosto 2022, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 19:53

È uno dei temi più caldi e popolari di tutte le campagne elettorali: la pensione. E mai come stavolta l'argomento ci sta, visto che a fine anno calerà il sipario su alcune norme introdotte dai precedenti governi per garantire più flessibilità di uscita, come quota 102 o anche opzione donna. Le posizioni dei vari schieramenti sono molto diverse tra di loro. E le polemiche infuriano. A cavalcare lo spauracchio del ritorno tout court alle stringenti regole della legge Fornero, è soprattutto il centrodestra, con Salvini in testa che non si lascia sfuggire nessuna occasione per tornare sul tema, anche attaccando direttamente l'ex ministra Elsa Fornero, che ai tempi del governo Monti ideò la riforma per risollevare i conti pubblici. «Andare in pensione a 67 anni è una follia» ha detto l'altro ieri Salvini, che propone l'introduzione della possibilità di lasciare il lavoro senza penalizzazioni e senza limiti d'età dopo 41 anni di contributi. «L'altra sera la Fornero ha detto in tv che 41 anni non sono sufficienti per andare in pensione. Forse parla così perché non ha mai lavorato in vita sua, altrimenti se avesse faticato per 41 anni, saprebbe ad esempio che chi lavora con i disabili o gli anziani per una vita ha la schiena spezzata».
Una cosa è certa: senza interventi, da gennaio 2023 per andare in pensione bisognerà attendere molti più anni. Attualmente ad esempio, chi ha raggiunto i requisiti di quota 102 (64 anni di età e 38 anni di contributi) può smettere di lavorare e ottenere l'assegno previdenziale pieno. Ma quota 102 termina il 31 dicembre prossimo. E così Opzione donna che, a fronte di un assegno calcolato interamente con il più penalizzante metodo contributivo, consente alle lavoratrici di lasciare il lavoro con 58 anni di età (59 se autonome) e 35 di contributi. Il governo Draghi aveva promesso il varo - prima della fine del 2022 - di una riforma del sistema previdenziale. Il tavolo avviato con le parti sociali si è di fatto arenato. Lo scoglio principale restano i conti, perché è ovvio che più si allargano le maglie della legge Fornero abbassando l'età del pensionamento e più il costo sale. La quota 41 proposta dalla Lega (e condivisa dai sindacati) costerebbe intorno ai 18 miliardi di euro all'anno. Il conto lievita enormemente (si parla di 30 miliardi) se si portano tutte le pensioni minime a mille euro come propone Berlusconi.
Ad ogni modo, anche se in modo minore, anche le ricette proposte da Pd e Cinquestelle hanno impatti rilevanti sui conti pubblici.

CENTRODESTRA

Le Lega spinge Quota 41 e FI le "minime" a 1000 euro. Ma Meloni frena gli alleati

Il programma condiviso di FdI, Lega, FI e Noi moderati fa esplicito riferimento «all'aumento delle pensioni minime, sociali e di invalidità» (con una maggiore flessibilità in uscita per incrementare il ricambio generazionale). Tuttavia le ricette immaginate dai singoli partiti. Se Fratelli d'Italia in realtà non va oltre la semplice proposta incrementale - spiegando però attraverso Giorgia Meloni che «la quantificazione della cifra non c'è perché bisogna capire la praticabilità di quanto si possano aumentare» - si spingono ben oltre Silvio Berlusconi e Matteo Salvini.
Il primo propone di innalzare le pensioni minime e di invalidità a mille euro al mese per 13 mensilità e, allo stesso modo, portarle a mille euro al mese per «madri e nonne», sempre per 13 mensilità (ricette che per l'Osservatorio sui conti pubblici dell'Università Cattolica costerebbero 31 miliardi).
Il segretario leghista ha invece reso uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale Quota 41.

L'idea è superare la legge Fornero consentendo la pensione anticipata di anzianità con 41 anni di contributi. Una soluzione che consentirebbe, secondo i leghisti, 800 mila uscite nel triennio. Una riforma che peraltro avrebbe già ottenuto il consenso dei principali sindacati. Resta il nodo delle risorse: secondo Inps per Quota 41 servirebbero 4 miliardi di euro nel primo anno (9 nel giro di un decennio).

CENTROSINISTRA

Focus sui giovani, più agevolazioni per i lavori usuranti

La coalizione di Centrosinistra (Pd, Verdi-Sinistra Italiana, +Europa e Di Maio) considera prioritari la flessibilità in uscita (accesso alla pensione con 63 anni di età), l'introduzione di una pensione di garanzia per i giovani e una pensione agevolata per chi svolge attività lavorative usuranti e assiste familiari disabili. Oltre a rendere strutturali Ape Sociale e Opzione Donna.
Nel dettaglio il Partito Democratico ricalca un po' la riforma a cui lavorava Draghi. E cioè moderata flessibilità (per renderla sostenibile) per un'uscita anticipata rispetto alla Legge Fornero. E infatti la soglia sarebbero i 63 anni di età (all'interno del regime contributivo). Non solo. Sul tavolo dei dem anche una pensione di garanzia per i giovani e, quindi, per tutti coloro che sono entrati nel mondo del lavoro con il sistema contributivo già in essere (dal 1996 quindi) e rischiano di lasciare il lavoro a 70 anni e con un assegno minimo.
L'ala più a sinistra della coalizione invece, piuttosto curiosamente sposa Quota 41 (o comunque un'uscita dal lavoro 62 anni) e la proposta di pensioni minime a 1.000 euro lanciato da Berlusconi. Sinistra italiana ed Europa Verde chiedono inoltre il riconoscimento ai fini pensionistici dei periodi di «disoccupazione involontaria, il lavoro di cura non retribuito, la maternità».

MOVIMENTO 5 STELLE

Via dal lavoro a 63 anni con la parte contributiva. Il resto dopo 4 anni

Sul fronte delle pensioni l'azione immaginata dal Movimento 5 stelle si articola in tre diversi filoni. Il primo è quello che riguarda coloro che dovrebbero andare in pensione oggi. Tra gli obiettivi indicati nel programma Cuore e Coraggio infatti, trova spazio la necessità di evitare il ritorno alla legge Fornero, «attraverso l'ampliamento delle categorie dei lavori gravosi e usuranti e attraverso meccanismi di uscita flessibile dal lavoro». Una proposta che, come ha spiegato Giuseppe Conte, si concretizzerebbe nel consentire ai lavoratori che sono nel sistema misto «di uscire a 63 anni percependo subito la parte contributiva, a cui verrà sommata quella retributiva al raggiungimento dei 67 anni». E ancora aumento degli assegni più bassi, proroga dell'Ape sociale e di Opzione donna.
Il secondo filone è quello relativo invece ai più giovani. In questo caso la proposta dei cinquestelle prevede «il riscatto gratuito della laurea» e «il riconoscimento del periodo di tirocinio ai fini pensionistici».
Infine, il terzo punto cardine è relativo al riconoscimento alle mamme lavoratrici di un anticipo di un anno per ogni figlio fino a d un massimo di 3 anni.

TERZO POLO

Ritorno alla Fornero e incentivi agli under 35 per i fondi complementari

A differenza degli altri partiti e delle altre coalizioni, il ticket Azione-Italia Viva guidato non prevede all'interno del programma interventi per il settore della previdenza. Come è stato chiarito da diversi esponenti dei due partiti, l'idea di fondo è che sia giunto il momento per la Legge Fornero di tornare in auge. Un'eventualità automatica a partire dal prossimo gennaio che non avrebbe motivato l'inserimento di nuove proposte. In altri termini per il terzo polo ciò che c'è va bene e non c'è bisogno di introdurre particolari modifiche. Con una eccezione. Nella sezione Fisco del programma elettorale infatti, si fa esplicito riferimento al «programma di incentivazione all'attivazione di piani di previdenza complementare per gli under 35», anche attraverso strategie di matching da parte del pubblico. «Come nella quasi totalità dei paesi Ue, va adottato il sistema EET per la fiscalità relativa alla previdenza complementare, eliminando la tassazione del 20% annuo durante la fase di maturazione e favorendo così l'accumulazione di un montante contributivo più elevato». Tradotto: a differenza di quanto accade oggi, il momento della tassazione sarebbe esclusivamente nella fase dell'erogazione della prestazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA