Pensioni, non c’è l’accordo: tensione Draghi-sindacati. Sì a Opzione donna e Ape

Pensioni, Opzione Donna ok e estensione Ape social: tensione tra governo e sindacati
di Alberto Gentili
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Martedì 26 Ottobre 2021, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 10:21

Il patto sociale per il rilancio del Paese vacilla pericolosamente. A Mario Draghi non è bastato gettare sul tavolo la proroga di Opzione donna e l’estensione di Ape social ad altri lavori gravosi. Si è chiuso con un nulla di fatto, facce tese, tensione palpabile dopo quasi tre ore, il vertice tra il capo del governo, i ministri Daniele Franco (Economia), Renato Brunetta (Pa), Andrea Orlando (Lavoro) e i leader di Cgil, Cisl e Uil Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pier Paolo Bombassei. Ma il premier non ha intenzione di restare impantanato e domani darà il via libera alla manovra in Consiglio dei ministri.

C’è chi dice che Draghi, di fronte ai leader sindacali che si sono fatti precedere da minacce di scioperi e nel summit hanno definito insufficienti i fondi e chiesto di non tornare alle legge Fornero - sollecitando una riforma complessiva della previdenza per superare quota 100 o in alternativa la pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età - si sia irritato e se ne sia andato anzitempo, lasciando Brunetta a presiedere la riunione.

Versione smentita da palazzo Chigi, che parla di «un impegno» precedente. 

Da fonti sindacali invece di narra di «vertice molto teso», di un «braccio di ferro». E di «posizioni decisamente distanti». Tant’è che «il vertice riprenderà oggi per approfondire alcuni aspetti specifici», ha fatto sapere Palazzo Chigi. E Brunetta ha confermato: «Nessuna rottura o drammatizzazione, domani si riprende il confronto».
Decisamente diversa la versione dei sindacati. «L’incontro non è andato bene e non è vero che domani torneremo a vederci con Draghi», ha detto Bombardieri. E ha aggiunto: «Sulle pensioni ci sono solo 600 milioni per Opzione donna e Ape social. Non ci sono risposte sulla riforma complessiva e sono pochi i 3 miliardi per gli ammortizzatori sociali» Di «confronto fortemente insufficiente», ha parlato il cislino Sbarra. E Landini ha minacciato: «Lo sciopero generale? Se giovedì il governo confermerà questa impostazione valuteremo iniziative unitarie di mobilitazione». 
Eppure, per addolcire i leader sindacali, Draghi e Orlando avevano fatto filtrare poco prima dell’inizio del vertice il sì a due richieste di Cgil, Cisl e Uil: la proroga, appunto, di Opzione donna per l’anticipo pensionistico e l’estensione dell’Ape social ad altre categorie di lavoratori gravosi. Inutile. Al summit è andato scena uno scontro ruvido.

Non va meglio sul fronte fiscale. Per evitare lo stallo e dribblare la rissa interna alla maggioranza, Draghi ha rimandato il redde rationem su come utilizzare gli 8 miliardi stanziati per il taglio delle tasse. E ha deciso, pur preferendo destinare l’intera somma al taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori, di istituire un fondo ad hoc dove convogliare queste risorse. Solo in un secondo momento, probabilmente durante l’iter di approvazione in Parlamento della manovra (o in extremis con un decreto successivo) verrà dettagliato il taglio delle tasse. «Le divisioni sono troppe e i tempi eccessivamente ridotti per poter coltivare la speranza di raggiungere un’intesa», allarga le braccia una fonte vicina al premier.

Il fondo, del resto, non è un inedito. Già in passato provvedimenti come l’ultima sforbiciata al cuneo fiscale, il bonus da 80 euro e l’assegno unico per i figli sono entrati in vigore e metà anno. Una mossa che permetterebbe di rendere l’impatto del taglio fiscale da 8 miliardi per il 2022 «più percettibile per i beneficiari» vista la riduzione del tempo di applicazione.

Rinviato il nodo delle tasse, resta in alto mare la questione delle pensioni. E non solo per il braccio di ferro con Cgil, Cisl e Uil. Matteo Salvini, mentre era in corso il summit con i sindacati, ha fatto filtrare di essere «sempre al lavoro sul salva pensioni» e ha indicato il nuovo target leghista: quota 41, «ovvero la possibilità di lasciare l’impiego dopo 41 anni di contributi e 62 di età».

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«La Lega fa ostruzionismo»

Un’uscita che ha gelato la già difficile trattativa. «Siamo lontani dall’intesa, davvero non ci siamo», fotografa a sera un’alta fonte di governo, «abbiamo detto sì alla proroga di un anno di Opzione donna e di Ape social, ma sembra non bastare alla Lega. Dunque siamo al palo. Eravamo partiti da 102-104 per due anni con la possibilità di una gradualità ulteriore di 103 al secondo anno, ma le controproposte di Salvini somigliano a proroghe mascherate di quota 100. E così non si va avanti. Siamo davanti a una sorta di ostruzionismo».

Situazione più chiara sul fronte della proroga dei bonus edilizi, su cui spingono tutti i soci di maggioranza, M5S e Pd in primis. Si va verso un sì, su cui lavora il ministro della Cultura Dario Franceschini a lungo ieri a palazzo Chigi con Franco e Garofoli, al bonus facciate. Ma al 60-70%, difficilmente all’80%. E un sì dovrebbe arrivare anche alla proroga al 2023 del bonus 110% per le case unifamiliari, ma non con un tetto di reddito Isee: c’è chi parla di 40mila euro. Invece Giuseppe Conte e i 5Stelle resteranno senza cashback. 

 
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