Pensioni, sì a rivalutazione assegni e 14esima: ecco come il governo correggerà la manovra

Pensioni, sì a rivalutazione assegni e 14esima: ecco come il governo correggerà la manovra
di Michele Di Branco
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Domenica 17 Novembre 2019, 13:13 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 00:05

I pensionati in piazza al Circo Massimo scuotono il governo. La manifestazione nazionale unitaria indetta da Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil («Invisibili no! Siamo sedici milioni» lo slogan della giornata) spinge Palazzo Chigi a cercare una soluzione per andare incontro alle richieste dei sindacati, sul piede di guerra soprattutto a causa della mini-rivalutazione aggiuntiva delle pensioni tra le tre e quattro volte il trattamento minimo che, senza correzioni in legge di Bilancio, produrrà un aumento di «nemmeno 50 centesimi al mese».

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Fonti della maggioranza spiegano che il governo sta mettendo a punto una serie di emendamenti utili per correggere il capitolo previdenziale presente in manovra. E, secondo quanto filtra, ci sarebbe stato anche uno scambio di documenti tra ministeri interessati e sindacati per arrivare ad una sintesi. Le risorse sul tavolo non sono molte. Una prima ipotesi prevede un potenziamento dell'adeguamento all'inflazione per gli assegni fino a cinque volte minimo (all'incirca tra i 1.500 e i 2.500 euro mensili).

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Attualmente per questa fascia viene riconosciuta una percentuale al 77%, che ora potrebbe crescere. Volendo invece concentrare i fondi disponibili sugli assegni più bassi, la strada è allargare la platea di pensionati che incassano la quattordicesima. Sono 5,8 milioni i pensionati con redditi inferiori a mille euro al mese titolati a godere di questo trattamento e per loro si spendono circa 40 miliardi pari al 13,7% della spesa complessiva. «Trovate un po' di risorse per aumentare le pensioni basse, quelle da 1.250-1.500 euro, con l'allargamento della 14esima» è l'appello rivolto dal segretario generale dello Spi-Cgil, Ivan Pedretti, dal palco del Circo Massimo. Estendere il tetto verso quelle cifre appare piuttosto improbabile, ma un innalzamento del limite entro il quale scatta il beneficio a quota 1.100 potrebbe essere compatibile con lo schema della legge di bilancio.

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Tra le ipotesi in campo, caldeggiate dai sindacati, c'è un aumento della dotazione del Fondo per l'autosufficienza. Il governo potrebbe aumentare le risorse (già cresciute di 50 milioni rispetto allo scorso anno) ma la vera svolta, spiega chi lavora su questo dossier, potrebbe essere l'elaborazione di una legge quadro che punti a uniformare i meccanismi di assistenza nelle varie Regioni del Paese.


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LO STRUMENTO
Possibile anche un intervento sull'Ape sociale. I sindacati considerano questo strumento, che tutela precoci, usuranti e gravosi, molto utile e sono convinti che vada rafforzato. Molto più delicato il capitolo che riguarda quota 100. La misura che permette di andare in pensione con un minimo di 62 anni di età e 38 di contributi termina nel 2021 e i 5 Stelle si oppongono a correzioni in corso d'opera. Tuttavia fonti del governo non escludono che nell'ultimo anno le finestre in uscita possano essere ridotte ad una soltanto, in modo da evitare uscite eccessive. Un problema, peraltro, piuttosto marginale considerato che la riforma ha prodotto molti meno pensionamenti di quanto il governo Conte I si aspettava. Come ricordato, però, l'attuale governo si concentrerà soprattutto sulle rivalutazioni all'inflazione. Il meccanismo messo a punto è giudicato «una beffa» in virtù del fatto che l'adeguamento previsto al 100% (dal 97%) anche per le pensioni per chi naviga tra i 1.522 e i 2.029 euro lordi al mese riguarda appena 2,8 milioni di pensionati, mentre nulla cambia per chi ha assegni pensionistici superiori. Negli ultimi sette anni di blocco della perequazione (a partire dal 2012 con la legge Monti-Fornero), ribadiscono i sindacati, i pensionati hanno lasciato allo Stato 44 miliardi di euro.
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