Pensioni, nell'agenda di Draghi la riforma per superare "Quota 100"

Pensioni, nell'agenda di Draghi la riforma per superare "Quota 100"
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Lunedì 22 Febbraio 2021, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 17:31

(Teleborsa) - Nuove soglie, coefficienti e un Testo unico. Questi alcuni dei punti su cui dovrà confrontarsi il nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi in vista dello stop a Quota 100. Sebbene il presidente del Consiglio non ne abbia fatto cenno nel suo discorso per la fiducia alle Camere, è ormai certo che la riforma introdotta dal primo governo Conte sotto la spinta della Lega, la cui fase sperimentale durata tre anni terminerà il 31 dicembre 2021, non verrà rinnovata.

Attualmente Quota 100 consente di andare in pensione anticipata a tutti i lavoratori che raggiungono almeno 62 anni d'età e 38 di contributi e questo significa che, in vista di uno stop, è necessario studiare un'alternativa per i lavoratori che raggiunta la soglia prevista si troveranno di fronte a uno scalone da 62 a 67 anni. Sulla questione premono le parti sociali ma, come Draghi ben sa, le posizioni sulla previdenza, all'interno della maggioranza che sostiene il governo sono molto variegate e, in molti casi, distanti tra loro.

Se la fine di Quota 100 era già nel programma di Giuseppe Conte – che aveva sul tavolo l'ipotesi "Quota 102", ovvero l'innalzamento a 64 anni dell'età minima per accedere al prepensionamento – nel giro dei prossimi mesi bisogna mettere a punto un nuovo piano per la previdenza partendo dal presupposto che tutte le parti in causa concordano sul fatto che il primo gennaio 2022 bisognerà avere una soluzione intermedia tra Quota 100 e i 67 anni. La necessità di superare Quota 100 è, infatti, ormai condivisa anche dalla Lega che teme però un ritorno alla legge Fornero. "Non pretendiamo la proroga della quota 100 anche se ci piacerebbe. Ma è evidente che non possiamo pensare che, in un momento come questo, si possa tornare alla legge Fornero: serve un sistema che garantisca la fuoriuscita dal lavoro anticipata e permetta ai giovani di entrare nel mondo del lavoro" ha commentato nei giorni scorsi il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari.

In tale scenario – come rileva un'analisi del Sole 24 ore – sono tre le ipotesi in campo a livello previdenziale: nuove soglie, coefficienti e un Testo unico. Se il governo avrà il sostegno della maggioranza – scrive il quotidiano – è possibile che si faccia largo la strada di una "vera riforma strutturale, da amalgamare alla legge Fornero, con l'obiettivo di garantire solidità e sostenibilità anche nel medio periodo al sistema pensionistico, rispondendo alle sollecitazioni dell'Europa, alle quali Draghi guarda con attenzione". La seconda via potrebbe essere quella di "agire su soglie di pensionamento e coefficienti di trasformazione, rimanendo nel solco contributivo, per addolcire il più possibile l'impatto del ritorno secco dai pensionamenti agevolati voluti dal Conte 1 allo schema della legge del 2011". Infine, la terza ipotesi, è quella di collocare l'intervento sulla previdenza all'interno della costruzione di un nuovo Welfare con un "nuovo Testo unico sulle pensioni che riguardi sia il primo pilastro, con l'introduzione anche di una pensione di garanzia per chi, nel contributivo puro, non potrà più contare su integrazioni al minimo, sia il secondo pilastro, con un adeguamento di tanti aspetti (a partire dai trattamenti fiscali) che non hanno finora consentito un vero decollo della previdenza complementare". I possibili interventi vanno dall'indicizzazione delle pensioni al nodo dei coefficienti di trasformazione da aggiornare, dalle nuove flessibilità in uscita sostenibili all'introduzione di opzioni di part-time e part-pension.

In un recente rapporto sul tema Itinerari Previdenziali propone di superare Quota 100 con una revisione definitiva della Riforma Monti-Fornero valida per almeno 10 anni. Il primo step è la totale equiparazione delle regole generali e delle tutele per i giovani che hanno iniziato a lavorare dal primo gennaio 1996 eliminando le norme Fornero, seguita dall'istituzione di un "fondo di equità" per i contributivi, alimentato da subito con 500 milioni di euro l'anno per finanziare le tutele pensionistiche (integrazione al minimo) per i giovani, a partire dal 2036. Secondo punto il blocco per tutti i lavoratori dell'adeguamento alla speranza di vita del requisito di anzianità contributiva richiesto per la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi (1 anno in meno per le donne), con ulteriori riduzioni per precoci e lavoratrici madri. Terzo punto l'utilizzo dei fondi esubero per lavoratori con problemi e reintroduzione delle forme di flessibilità già previste dalla Dini/Treu, consentendo quindi il pensionamento con 64 anni di età (adeguati) e 38 di contributi.


 

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