Pensioni e Quota 100, gli autonomi penalizzati dal contributivo

Pensioni e Quota 100, gli autonomi penalizzati dal contributivo
di Luca Cifoni
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Venerdì 31 Gennaio 2020, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 19:06

L'effetto Quota 100 si è fatto sentire su quantità e importi delle pensioni liquidate lo scorso anno dall'Inps; i dati diffusi ieri dall'istituto previdenziale evidenziano come quasi tre quarti dei nuovi trattamenti siano stati riconosciuti ad un'età fino a 64 anni, quindi ben al di sotto dell'età legale per l'uscita di vecchiaia, fissata proprio dal 2019 a 67.

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La soglia dei 64 anni è anche quella su cui si ragiona per un eventuale nuovo canale di uscita anticipata, in sostituzione di Quota 100 che termina nel 2021; l'ipotesi che si sta facendo strada di condizionare questa opzione al calcolo contributivo dell'intero trattamento comporterà naturalmente una penalizzazione economica per gli interessati, i quali dovranno quindi soppesare la convenienza di lasciare il lavoro prima con la rinuncia ad un assegno più sostanzioso. La percentuale effettiva della decurtazione dipende dalla storia lavorativa dei singoli: generalmente parlando le carriere piatte sono meno colpire rispetto a quelle che vedono un forte incremento retributivo negli ultimi anni.

Va anche ricordato che per tutti i lavoratori la quota di pensione relativa agli anni dal 2012 in poi (cioè a partire dall'entrata in vigore della riforma Fornero) è comunque calcolata con il contributivo, per cui andando avanti nel tempo l'effetto di deterrenza di questo tipo di calcolo diventerà via via minore. Per farsi un'idea dell'entità del taglio può essere utile consultare i provvedimenti con cui nel corso degli anni è stata a più riprese prorogata la cosiddetta opzione donna, che usa questo meccanismo pur se con un'età di uscita al di sotto dei 60 anni. Nelle varie relazioni tecniche il governo ha indicato nel tempo percentuali diverse, ma con una caratteristica costante: riduzione maggiore per le lavoratrici autonome (si va dal 17 al 27 per cento) rispetto alle dipendenti (8-18 per cento). Le aliquote contributive degli autonomi, interamente a carico degli interessati, sono più basse di quelle complessive dei dipendenti che fruiscono del versamento da parte dei datori di lavoro.


L'ETÀ MEDIA
Tornando ai dati Inps sui flussi di pensionamento, il numero delle uscite complessive è pressoché costante nei due anni nel complesso delle gestioni (535.573 nel 2019). Ma l'importo medio cresce (passando ad 1.078 a 1.126 euro mensili in media) per il maggior numero di pensioni anticipate, che di norma sono più consistenti: queste hanno sì un importo più basso rispetto al 2018 (perché Quota 100 permette di uscire con meno contributi) ma sono in proporzione di più (quasi 200 mila contro le poco più di 150 mila dell'anno precedente). Il numero delle uscite di vecchiaia - anche per effetto dello scatto ai 67 anni del 2019 - scende da 143 mila a 121 mila. Infine l'età al momento dell'uscita: quella media complessiva (che risente però anche dei trattamenti di reversibilità) sale leggermente da 66,4 a 66,6 anni. Considerando però solo vecchiaia e anticipate, il 73% delle nuove pensioni decorre entro i 64 anni, il restante 27 dai 65 in su. La prevalenza delle uscite anticipate a vario titolo è più marcata rispetto alo 2018.

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