Pensioni, aumento del 6,2% dal 2024 con la rivalutazione: ecco l'effetto inflazione. Quota 41, Salvini torna all’assalto

Nel Def la previsione di inflazione che farà crescere ancora la spesa

Pensioni, aumento del 6,2% dal 2024 con la rivalutazione: ecco l'effetto inflazione. Quota 41, Salvini torna all’assalto
di Luca Cifoni e Emilio Pucci
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Lunedì 17 Aprile 2023, 22:31 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 08:31

Incremento del 5,4 per cento per l’inflazione del 2023, a cui si aggiunge lo 0,8 di recupero di quanto non riconosciuto per l’anno precedente. In totale fa 6,2 per cento di aumento previsto per le pensioni, anche se solo una parte degli interessati se lo vedrà riconoscere integralmente. Il Documento di economia e finanza riepiloga gli impegni per il prossimo anno sul fronte della rivalutazione degli assegni previdenziali; fronte che resta caldo nonostante si stia materializzando, in Italia come nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, un rallentamento della corsa dei prezzi. Per il bilancio pubblico, questo si traduce in un incremento della spesa pensionistica, che dai 297 miliardi del 2022 scatterà quest’anno - secondo le stime - a 318 per poi proseguire la corsa: 340,7 miliardi nel 2024 poi 350,9 l’anno successivo e 361,9 nel 2026. In rapporto al Pil, il picco verrà toccato nel 2024 con un’incidenza del 16,2 per cento, contro il 15,6 dello scorso anno.

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LA SORDINA

Ci sono anche questi numeri, contenuti nel Documento di economia e finanza, dietro la scelta del governo di mettere in sordina la discussione su possibili allentamenti delle regole di uscita. In particolare rinviando nel tempo il dossier sulla cosiddetta “Quota 41”.

Anche se su questo punto c’è da registrare la posizione della Lega. «Questo governo è nato per portare avanti i provvedimenti che abbiamo promesso agli elettori, andrà avanti, nessuno potrà farlo cadere» ha detto Salvini nell’ultimo Consiglio federale. Il leader della Lega ha intenzione di alzare l’asticella. Lo ha fatto sulle nomine, lo farà sulla riforma delle pensioni e su quella fiscale: «A quelli che dicono che non c’è copertura nel Def, dico che non c’è perché non è lì che lo devi cercare». È un messaggio rivolto in prospettiva a Giorgetti. Ma gli “ex lumbard” spiegano che i rapporti tra il responsabile di via XX settembre e Salvini sono buoni.

«Il superamento della legge Fornero con obiettivo di quota 41 c’è nel programma della Lega e del governo e sarà legge in questa legislatura» è la rassicurazione di Salvini. Tornando alla rivalutazione, per quelle in essere si tratta di un obbligo di legge, di cui però il governo ha cercato di attutire i costi limitando il recupero per le pensioni superiori a quattro volte il minimo Inps (ovvero a 2.100 euro mensili lordi ai valori attuali). Lo schema sarà applicato anche nel 2024 e comprimerà dunque progressivamente l’adeguamento dei trattamenti medi e alti. Ma quale sarà il tasso di base della rivalutazione? Il governo lo definirà, sempre in via provvisoria, quest’autunno, dopo aver preso nota dei dati Istat in quel momento disponibili. Ma lo stesso Def mette in fila i numeri dell’inflazione attesa, che insieme alle stime sulla quantità di pensioni in essere (tra le nuove che iniziano ad essere liquidate e quelle che cessano) determinano appunto l’andamento della spesa.

Lo scorso anno l’indice per le famiglie di operai e impiegati (Foi senza tabacchi) ha avuto un incremento dell’8,1. Siccome in via provvisoria il tasso riconosciuto è stato del 7,3, c’è uno 0,8% da recuperare. Una volta fatto questo aggiustamento, che comporterà anche la restituzione degli arretrati relativi all’anno in corso, scatterà l’adeguamento per il 2024, in misura del 5,4 per cento, che è appunto il tasso di inflazione previsto per quest’anno. Attualmente l’inflazione acquisita, calcolata dall’Istat sulla base dei dati che arrivano fino a marzo, è del 5 per cento; dunque il valore stimato dal ministero dell’Economia risulterà realistico se in media da qui a fine anno non ci saranno scossoni significativi. Nel 2024 la variazione dei prezzi è prevista scendere al 2,6%, mentre nei dodici mesi successivi è attesa un’ulteriore frenata all’1,9.

LO SCHEMA

Come accennato, anche il prossimo anno sarà applicato lo schema che prevede tagli al tasso di rivalutazione teorico, in base a percentuali decrescenti: dall’85 per cento fissato per gli assegni di importo compreso tra 4 e 5 volte il minimo si scende fino al 32 per cento di quelli di importo oltre le 10 volte il minimo (quindi oltre 5.250 euro lordi mensili quest’anno) che di fatto potranno godere di meno di un terzo dell’adeguamento. Contro la norma contenuta nella legge di Bilancio, che fa risparmiare allo Stato 10 miliardi solo nel triennio 2023-2025, sono partite anche alcune azioni giudiziarie sulle quali potrebbe essere chiamata a pronunciarsi in ultima analisi la Corte costituzionale.
 

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