(Teleborsa) - Prende forma la proposta del governo sulla decontribuzione per incentivare i lavoratori in possesso dei requisiti di pensione a rimanere al lavoro. Una sorta di "premio" per chi rinvia la pensione, con una busta paga maggiorata di un terzo per evitare nuove fughe soprattutto dal pubblico impiego, medici in primis. La misura dovrebbe trovare spazio già nella Legge di Bilancio dove dovrebbe spazio anche i provvedimenti per Quota 102 sostituire, magari trovare una versione rivista (62 o 63 anni d'età e 41 di versamenti). Requisiti richiesti minimi per accedere alla pensione che, anche se in più di un caso differiscono tra le varie categorie, diventerebbe la soglia oltre la quale scatterebbe l'incentivo.
L'ipotesi allo studio per favorire il ciclo delle pensioni, però non prevederebbe una soglia rigida di 63 anni per l'utenza dell'incentivo. La soglia effettiva sarebbe rappresentata dai requisiti minimi previsti per l'accesso alla pensione fissati per le singole categorie che dipendono dal meccanismo di decontribuzione . Attualmente, ad esempio, una parte della platea dei medici può optare per l'uscita dal lavoro anche con 62 anni d'età e 35 di contribuzione oppure con 42 anni di versamenti (riscatti inclusi) a sott'acqua dall'età anagrafica.
L'ultima volta che si è fatto ricorso a un sistema di premi per disincentivare il pensionamento è stato nel 2004, con il bonus Maroni . Quell'anno venne introdotto il sistema di incentivi sulla riforma previdenziale. Un sistema che dovrebbe essere replicato anche se con alcune non differenze, soprattutto per quel che riguarda i requisiti maturati. All'epoca chi andava in pensione essendo in possesso di 40 anni di contribuzione poteva continuare a lavorare aggiungendo alla retribuzione tutti i contributi previdenziali.
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