Posta Certificata, per i professionisti scatteranno sanzioni: senza Pec c'è la sospensione dall'albo

Professionisti senza la Posta Certificata? Ora scatteranno le sanzioni Senza Pec Scatta sospensione dall'albo
di Jacop Orsini
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Sabato 19 Settembre 2020, 09:09 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 13:24
Sanzioni in arrivo per i professionisti che ancora non si sono dotati di un indirizzo Pec, la posta elettronica certificata. Il decreto legge Semplificazioni, varato dal governo a luglio e convertito in legge nei giorni scorsi, ha introdotto sanzioni che arrivano fino alla sospensione dall'albo per gli iscritti agli ordini che non si mettono in regola. L'obbligo di possedere una casella digitale verificata in verità per avvocati, medici, ingegneri, giornalisti esiste già da oltre dieci anni, ma finora non erano previste penalità.

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Alcune categorie di professionisti, come gli avvocati, difficilmente possono fare a meno della pec. Ma altre, come medici e giornalisti, riescono tranquillamente svolgere la loro attività anche senza. Ora però, con le novità introdotte dal governo con il provvedimento che ha l'obiettivo fra l'altro di spingere sull'innovazione digitale, la situazione è destinata forse a cambiare.

La Pec è un sistema per inviare documenti e messaggi di posta elettronica regolamentato dalla legge. È in sostanza una versione digitale della raccomandata con ricevuta di ritorno e garantisce pieno valore legale alle comunicazioni. Il sistema, sfruttando le potenzialità del digitale, punta a rendere più veloci ed economici - una volta sottoscritto l'abbonamento con un fornitore di caselle certificate al costo di pochi euro l'anno ogni invio è gratuito - tutti gli scambi di informazioni tra i soggetti interessati. Finora tuttavia l'utilizzo della Pec, forse anche per una certa farraginosità di utilizzo del sistema, non è decollato. Anche se i possessori di un indirizzo verificato sono in crescita: oltre 11 milioni a fine giugno scorso (erano circa 10,5 milioni l'anno prima e poco più di 9 milioni nel 2018), per un totale di più di 3 miliardi di messaggi inviati.

LA DIFFIDA
Sono circa 2,3 milioni gli iscritti agli ordini in Italia interessati dalle nuove regole sulla Pec. «Il professionista che non comunica il proprio domicilio digitale all'albo o elenco è obbligatoriamente soggetto a diffida ad adempiere, entro trenta giorni, da parte del Collegio o Ordine di appartenenza», afferma il provvedimento. «In caso di mancata ottemperanza alla diffida, il Collegio o Ordine di appartenenza commina la sanzione della sospensione dal relativo albo o elenco fino alla comunicazione dello stesso domicilio», recita ancora la legge. Gli Ordini sono poi tenuti a pubblicare «in un elenco riservato, consultabile in via telematica esclusivamente dalle pubbliche amministrazioni, i dati identificativi degli iscritti e il relativo domicilio digitale». La mancata comunicazione dei dati sulle Pec degli iscritti, stabilisce ancora il provvedimento, costituisce «motivo di scioglimento e di commissariamento del Collegio o dell'Ordine inadempiente ad opera del Ministero vigilante».

Si vedrà se la stretta spingerà i professionisti ancora senza Pec a dotarsi di una casella di posta certificata. Già dal 2017 comunque la legge stabilisce la modalità di invio elettronico delle cartelle del fisco a cittadini iscritti agli ordini. E dall'anno successivo anche per le multe stradali le amministrazioni sono tenute a verificare - sul registro Ini-Pec creato dal ministero dello Sviluppo - se esista una casella certificata del proprietario dell'auto. Dunque se non si verifica la validità del proprio indirizzo digitale si rischia di farsi sfuggire comunicazioni importanti che invece risultano regolarmente notificate. Ricevere una multa è sempre spiacevole, ma con la Pec almeno si evitano la coda alla posta per ritirare l'avviso e i costi di notifica.
 
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