Patuelli, presidente Abi: «Sud e costo del lavoro le priorità del governo»

Patuelli, presidente Abi: «Sud e costo del lavoro le priorità del governo»
di Umberto Mancini
5 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Agosto 2020, 10:46 - Ultimo aggiornamento: 11:58

Presidente Antonio Patuelli, facciamo il punto sul ruolo delle banche a sostegno dell'economia reale con il ricorso a risorse pubbliche, garanzie dello Stato, prestiti bancari agevolati: quanto è stato mobilitato e quanto è giunto effettivamente a destinazione?
«Già a fine febbraio, prima che avesse inizio il lockdown, le banche avevano fatto uno sforzo straordinario con la moratoria concordata con le categorie economiche e i sindacati. Poi l'abbiamo accentuato in piena emergenza sanitaria. Da allora non ci siamo fermati. Abbiamo lavorato anche la notte e agosto ci vede ancora all'opera. Man mano che uscivano nuove norme, non abbiamo esitato ad applicarle, con circolari, formazione professionale, continue innovazioni nei sistemi tecnologici, informazioni ai clienti».
Con quali risultati? I numeri, prego.
«La Banca d'Italia ha rilevato che già a fine giugno, il primo mese dopo la fine del lockdown, i prestiti bancari erano cresciuti del 3,7% alle imprese e dell'1,6% alle famiglie rispetto a un anno fa. Inoltre aumentano ogni giorno le richieste delle banche al Fondo di Garanzia: siamo ormai a 1 milione di pratiche, per 68 miliardi di finanziamenti. Quanto alle moratorie, cioè i rinvii delle scadenze dei prestiti, siamo vicini a 3 milioni di richieste, con altissime percentuali di accoglimento».
Ci sono state però proteste, soprattutto per i ritardi iniziali. Dove ha sbagliato il governo? Soprattutto, si poteva fare di più?
«Siamo stati e rimaniamo lontanissimi da ogni polemica e nell'emergenza siamo più che mai costruttivi ed impegnati per la ripresa dello sviluppo e dell'occupazione. Comunque l'Italia ha subito il Covid già schiacciata da un debito pubblico che cresceva ininterrottamente da più di mezzo secolo e che condiziona ogni decisione. E' comprensibile che le prime attenzioni siano state di natura sociale, oltre che sanitaria».
E le banche? Che cosa vi rimproverate? La mancata manleva vi ha condizionato?
«Le banche sono tutte diverse e in concorrenza fra loro. Non si muovono in un sistema dirigistico, debbono applicare le nome europee e nazionali. Posso però dire che il confronto in Parlamento, cui l'Abi ha partecipato attivamente, ha consentito di migliorare i provvedimenti adottati nell'urgenza. Ora il lavoro bancario è più fluido».
Cosa chiedete al governo per affrontare la sfida di settembre tra rischio di seconda ondata, incubo disoccupazione, Pil in forte caduta?
«E' indispensabile che vengano urgentemente predisposti i progetti di investimenti per impiegare in modo proficuo e trasparente gli ingenti fondi che il Consiglio d'Europa ha deliberato. Anche se non mancano i timori che si ripeta quanto avvenuto oltre un decennio fa per la Costituzione europea: venne sottoscritta da tutti i capi si Stato e di governo, ma non entrò mai in vigore per le mancate ratifiche di due paesi membri».
Pensa che qualche Paese possa sgarrare?
«Come ho detto, è già accaduto. Perché arrivino i fondi decisi dal Consiglio Ue è indispensabile che tutti i Parlamenti recepiscano tali decisioni. Ed è indispensabile che avvenga urgentemente, senza rinvii o peggio. In ballo ci sono tutti gli investimenti italiani per le modernizzazioni strutturali e la ripresa».
Che cosa pensa del Mes?
«Sul Mes occorre un confronto sui testi normativi, senza pregiudizi, per cercare di utilizzarlo al più presto e senza rischi per il corretto funzionamento innanzitutto degli organi costituzionali della Repubblica».
Come potremmo sfruttare l'occasione Recovery Fund?
«Premesso che i segnali positivi sul fronte delle economie sono più diffusi di quanto si immagina, occorre rifuggire dal superficiale e rischioso ottimismo ma anche dal pessimismo sterile e utilizzare tutte le possibilità di rilancio, anche correggendo difetti tradizionali. In Europa sta già avvenendo, specie nella Bce: lo provano i livelli dello spread e la revisione delle più rigide regole bancarie. Ma sarebbe un errore credere che la Bce compri in eterno il debito pubblico degli Stati e che esso possa crescere all'infinito. Guai se si dovesse eccedere senza un'adeguata crescita del Pil».
Meno fisco con la riforma Irpef, meno costo del lavoro per imprese e lavoratori, tasse ridotte al Sud: sono le priorità?
«Il costo del lavoro è un fattore deciso per la competitività delle produzioni italiane sui mercati. Quindi è la priorità delle priorità. La pressione fiscale in Italia è anzitutto condizionata dal debito pubblico. Per sviluppare l'occupazione e la competitività occorre favorire le possibilità concorrenziali delle imprese italiane sui mercati internazionali. Quanto al Mezzogiorno, c'è bisogno prima di tutto di forti investimenti infrastrutturali. Se riprendono il Mezzogiorno e le aree svantaggiate del Centro, riprende l'Italia intera».
Quanto è strategico per il sistema bancario il rilancio del Mezzogiorno?
«Molto, e non si tratta di valutazione di circostanza. Basta esaminare i cospicui numeri dei prestiti bancari alle piccole e medie imprese concessi negli ultimi mesi nelle singole province a Sud, e confrontarli con il numero delle imprese nelle singole province: non c'è paragone con il passato. Come ho già avuto modo di dire, se il Sud corre tutta l'Italia corre».
Che cosa prevede per fine anno? C'è chi parla di accelerazione della ripresa...
«Confesso che più che prevedere, preferisco lavorare intensamente per migliorare i risultati. Non ci si deve arrendere mai di fronte alle difficoltà; occorre che ciascuno investa sul futuro non solo in termini di assistenza ai bisognosi, ma anche per la modernizzazione dell'Italia, per farne una società aperta e inserita pienamente in Europa: circondati come siamo da un Mediterraneo così inquieto e pericoloso, la strada è obbligata».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA