Tutte le forme giuridiche accusano consistenti cali di aperture nel trimestre: da -17,1% delle società di persone a -20,7% delle persone fisiche; nel primo bimestre la flessione maggiore riguarda le persone fisiche (-9,7%), che l'anno scorso hanno avuto un forte aumento per le massicce adesioni al regime forfetario, mentre è più contenuta per società di capitali (-2,9%). A marzo le diminuzioni si attestano tra il 50 e il 57%; in controtendenza i soggetti non residenti (+56,7%) e si concentrano in particolare nel commercio elettronico. Riguardo alla ripartizione territoriale, il 45,2% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 21,5% al Centro e quasi il 33% al Sud e nelle Isole. Il calo tendenziale è più contenuto in Valle d'Aosta (-8%), più marcato nel Lazio (-23%). Nei due mesi il calo maggiore è in Calabria (-11,3%), mentre l'Abruzzo segna +1,5%; a marzo la Lombardia ha accusato una flessione del 55,2%.
In base ai settori produttivi, le attività professionali mostrano il maggior numero di aperture (19,7% del totale), seguite da commercio con 17,1% e costruzioni (9,7%).
Rispetto al primo trimestre del 2019, la maggiore flessione si è avuta nelle attività di intrattenimento (-24,9%, in marzo -63,9%), la meno sensibile nella sanità (-10,5%). Nei due mesi i servizi alle imprese registrano un calo del 14,1%, mentre l'istruzione è in attivo del 2,2%. Il 47,6% delle nuove aperture è stato avviato da giovani fino a 35 anni e il 31,7% da soggetti tra 36 e 50 anni. Il calo più consistente è il -31,9% della classe più anziana. Il 14,5% delle aperture è operato da un soggetto nato all'estero. Nel periodo considerato 81.779 soggetti hanno aderito al regime forfetario, pari al 51,5% del totale, con una diminuzione del 21,7%; a gennaio la flessione è stata del 10,9%, a marzo al 50,6%.
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