Oxfam, 3 consumatori su 4 disposti ad acquistare alimenti prodotti senza sfruttamento dei lavoratori indipendentemente dal prezzo

SONDAGGIO OXFAM, 3 CONSUMATORI SU 4 CONTRO I PRODOTTI DELLO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO
di Federica Simone
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Mercoledì 10 Luglio 2019, 00:22
Il 74,41% degli italiani è disposto ad acquistare un prodotto libero da dinamiche di sfruttamento dei lavoratori, indipendentemente dal prezzo. Solo per il 21,8% degli intervistati il fattore costo rimane determinante per la scelta dell'acquisto.Italiani attenti alla legalità. E' quanto emerge da un sondaggio realizzato da Oxfam e Federconsumatori nel mese di giugno.

Allo stesso tempo -  nonostante il 51,67% si senta mediamente informato rispetto al tema dello sfruttamento nelle filiere agricole - in 8 su 10 (il 78,20% del campione) dichiarano di non avere adeguate informazioni per poter riconoscere sugli scaffali dei supermercati i prodotti che assicurano un'equa redistribuzione del valore tra tutti gli attori della filiera.

L'indagine, presentata oggi a Roma, è stata realizzata nell’ambito della campagna di Oxfam “Al giusto prezzo”, che pone al centro il tema della responsabilità delle imprese sui diritti umani e il ruolo che i consumatori possono esercitare. L'iniziativa chiede infatti ai big della grande distribuzione italiana - Coop, Gruppo Selex, Esselunga, Conad e Eurospin - di assumersi la responsabilità della tutela dei diritti umani nelle proprie filiere di approvvigionamento, adottando misure concrete volte a prevenire, mitigare e porre rimedio ad eventuali violazioni dei diritti. Alla campagna ha aderito anche la Federconsumatori nell’ottica di una collaborazione che proseguirà nel tempo.

«I consumatori ci dicono di non voler essere complici inconsapevoli dello sfruttamento nei campi. Senza informazioni ed elementi che garantiscano la piena trasparenza sul rispetto dei diritti umani nelle filiere, i consumatori non riescono ad esercitare una scelta responsabile che pure dichiarano, senza esitare, di voler compiere», ha spiegato Giorgia Ceccarelli, policy advisor di Oxfam Italia. 

L'indagine ha indagato anche il livello di consapevolezza dei consumatori italiani riguardo lo sfruttamento dei braccianti e degli operai agricoli e la loro propensione ad agire per arginare il fenomeno. I consumatori hanno espresso un sostanziale riconoscimento della complessità del fenomeno, non riconducendolo al ruolo di un singolo attore della filiera, ma a una concatenazione di cause ed effetti. Per il 63,34% degli intervistati l’infiltrazione mafiosa è la principale causa che condiziona un sistema diffuso di sfruttamento nelle campagne italiane. In seconda posizione si colloca il ruolo degli imprenditori agricoli, a cui il 54,11% dei consumatori attribuisce la responsabilità di condurre affari sulla pelle di lavoratori disposti a tutto pur di sopravvivere. La mancanza di controlli nelle aziende agricole è invece l’opzione scelta dal 51,62% del campione interpellato. 

«Stupisce positivamente anche una più matura consapevolezza del fatto che lo sfruttamento non si origina e esaurisce sui campi, ma è il frutto di un percorso di filiera in cui anche il settore della distribuzione e i consumatori hanno importanti responsabilità. Ben il 44% degli intervistati considera lo schiacciamento dei prezzi pagati dalla grande distribuzione organizzata per rifornire i propri scaffali e le scelte di acquisto compiute dai consumatori, solo in base alla convenienza economica di un prodotto, tra le cause principali dello sfruttamento del lavoro a discapito degli anelli più deboli della filiera di produzione», ha commentato Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori. 

Dal sondaggio sono emerse anche azioni che, secondo i consumatori, le aziende della grande distribuzione organizzata potrebbero intraprendere per porre fine allo sfruttamento del lavoro agricolo e alla violazione dei diritti nelle filiere di produzione: garantire che i prodotti a scaffale siano liberi da sfruttamento e aumentarne l’offerta per consentire pratiche di acquisto responsabile, aumentare la trasparenza delle informazioni sull’origine e il percorso che un prodotto compie dal campo allo scaffale, garantire ai produttori un costo all’origine dignitoso che garantisca una remunerazione equa dei fattori di produzione. 
 
«Si tratta quindi di riconoscere che i comuni meccanismi di audit con cui le aziende valutano l'osservanza dei codici di condotta da parte dei loro fornitori non sono sufficienti a far emergere le cause strutturali delle violazioni dei diritti umani nelle filiere agroalimentari», conclude Giorgia Ceccarelli. 

Come parte della campagna Oxfam ha lanciato una petizione, che ha già raccolto più di 11 mila adesioni, per sensibilizzare tutti i cittadini sul ruolo che come consumatori possono esercitare per spingere i supermercati a migliorare le loro politiche.
 
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