Gesmundo (Coldiretti): «Bruxelles a volte lascia perplessi, boccia l’olio e dice sì a Coca Cola»

Il presidente della Coldiretti: «Sono un europeista convinto, ma l’eurotecnocrazia suscita interrogativi»

Gesmundo (Coldiretti): «Bruxelles a volte lascia perplessi, boccia l’olio e dice sì a Coca Cola»
di Carlo Ottaviano
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Giovedì 23 Dicembre 2021, 00:31

Non sono pochi gli italiani che hanno paura di non farcela ad arrivare a fine mese, quindi hanno deciso di limitare gli acquisti di. Secondo Coldiretti/Censis equivalgono al 17,4% della popolazione e stanno comunque meglio dei 4,8 milioni di poveri costretti a chiedere aiuto alle mense. E la situazione, con l’avanzare di Omicron, potrebbe ulteriormente peggiorare perché c’è un altro 8% che rischia la povertà alimentare nei prossimi mesi. «La fiammata dell’inflazione mette in grave difficoltà chi ha budget limitati», afferma Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti che ieri mattina, assieme al ministro Roberto Speranza, ha dato il via alla distribuzione di mezzo milione di chili di cibi e bevande gourmet per i “nuovi” poveri. Non prodotti in scadenza o di seconda qualità, ma vere chicche della gastronomia. «Di fronte ad una emergenza senza precedenti – dice Gesmundo - il nostro obiettivo è far sì che questa esperienza di aiuto alle famiglie diventi impegno strutturale che aggiunge valore etico alla spesa quotidiana». 

Gesmundo, anche di fronte a iniziative come questa ci si chiede: cos’è oggi Coldiretti? 
«Direi una sorta di ircocervo: da un lato un sindacato di categoria, dall’altro una forza sociale diffusa e capillare che ritiene di fare gli interessi generali.

Un protagonismo che ha allargato il fronte delle nostre alleanze. In Italia promuovendo Filiera Italia, che per la prima volta vede mondo agricolo, agroalimentare e distribuzione commerciale insieme per difendere tutta la filiera. E nel mondo, dando vita alla Farmers’ Market World Coalition con le principali associazioni dei mercati contadini». 

Restiamo in Europa. Le vostre prese di posizione sono spesso durissime contro l’Ue.
«Non equivochiamo. La Coldiretti rimane una forza convintamente europeista senza se e senza ma. Però alcune decisioni della tecnocrazia europea sul tema dei trattati di libero scambio (senza la necessaria reciprocità), dell’etichettatura (vedi il Nutriscore che penalizza i prodotti italiani come l’olio di oliva e promuove la Coca Cola) o della ricerca sulla carne sintetica (finanziata con soldi pubblici) lasciano aperti parecchi interrogativi: politici, di metodo, di opportunità e di trasparenza. Lo dimostra il difficile negoziato sulla politica agricola comune che nonostante i limiti della riforma ha comunque portato ad un risultato migliore rispetto alla proposta del 2018, per garantire reddito agli agricoltori».

Primi impegni per il 2022? 
«Mantenere alto l’impegno a combattere le pratiche sleali che tolgono valore al lavoro delle nostre imprese. Anche questo farà crescere il numero dei nostri nemici. Come lo è stato, dando vita ai 1.200 mercati contadini d’Italia, a Filiera Italia, all’Osservatorio sulle agromafie. Chi cambia e costruisce non può non incontrare resistenze ostilità. Come è stato anche nella lotta ai monopoli delle sementi in mano a un paio di multinazionali o alla battaglia sugli Ogm e oggi il glifosate». 

Le tensioni non mancano in casa vostra, come dimostra l’indagine incrociata che vede un vostro commercialista indagato su vostra denuncia e lei denunciato a sua volta dal collaboratore. 
«Ci consideriamo una casa di vetro dove regna la legalità e la trasparenza. E le case vanno tenute pulite. Nelle strutture complesse, purtroppo, il rischio di servitori infedeli c’è sempre. Il punto fondamentale è riuscire a far pulizia quando l’illegalità emerge. E bisogna farlo “whatever it takes” per usare un’espressione del premier. Noi l’abbiamo fatto e la giustizia nel rispetto dei suoi tempi ci darà ragione». 

 

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