Pil, Italia fanalino di coda nel G7. L'Ocse: ora una scossa fiscale

Pil, Italia fanalino di coda nel G7. L'Ocse: ora una scossa fiscale
di Jacopo Orsini
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Martedì 27 Agosto 2019, 13:38 - Ultimo aggiornamento: 13:40
L'economia dei paesi più industrializzati perde colpi e rallenta. E l'Italia passa in coda, la peggiore fra i Sette grandi nel secondo trimestre del 2019 nel confronto con l'anno precedente. Con i venti della guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina che soffiano, la frenata osservata negli ultimi mesi rischia ora di accentuarsi ancora di più. Le banche centrali sono infatti già pronte a mettere in campo nuovi stimoli per evitare una recessione globale.

L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che riunisce 36 nazioni, ha registrato nel secondo trimestre dell'anno una riduzione della crescita del Pil complessivo dell'area allo 0,5%, dallo 0,6% dei primi tre mesi. Ad andare più piano sono tutti i maggiori paesi. L'Italia, come già reso noto dall'Istat lo scorso 31 luglio, nel periodo aprile-giugno segna una crescita zero sia nel confronto con il trimestre precedente che con lo stesso periodo dell'anno prima. Nessuno fra i paesi del G7 rispetto al 2018 va così male, anche se nel confronto con i tre mesi precedenti invece Germania e Gran Bretagna fanno peggio. Fra i Sette Grandi l'incremento medio è stato dell'1,6%, la stesso dell'area Ocse.

L'istituzione con base a Parigi, nelle ultime statistiche trimestrali pubblicate ieri, ha messo in fila i dati provenienti da tutti i Paesi dell'organizzazione e rilevato che nel secondo trimestre dell'anno «fra le sette magiori economie la crescita del Pil ha subito un marcato rallentamento nel Regno Unito (a meno 0,2% da +0,5% del periodo precedente) e in Germania (a meno 0,1% da +0,4%)». Una decelerazione, «ma più moderata», nota ancora l'Ocse, si rileva anche negli Stati Uniti e in Giappone (rispettivamente al +0,5% e al +0,4%, dal +0,8% e dal +0,7% realizzato nel trimestre precedente) e, marginalmente, in Francia (da +0,3% a +0,2%) e in Italia (da +0,2% a zero). I dati mostrano poi che la frenata è visibile anche nell'andamento complessivo dell'Unione europea (che passa da un incremento dello 0,5% allo 0,2%) e dell'area euro (da 0,4% sempre a 0,2%).




Guardando invece all'andamento su base annua, i paesi dell'area Ocse «rallentano marginalmente» all'1,6%, dall'1,7% segnato nel trimestre precedente. Tra le sette principali economie, gli Stati Uniti hanno messo a segno la crescita annuale migliore (2,3%), mentre l'Italia «ha registrato la crescita più bassa» (zero). In mezzo troviamo Francia (1,3%), Regno Unito (1,2%), Giappone (1,1%) e Germania (0,4%). Anche le medie dell'Unione europea (1,3%) e di Eurolandia (1,1%) sono migliori dell'Italia.

Mentre a Roma si tratta per cercare di formare un nuovo governo, dal vertice del G7 di Biarritz, in Francia, il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurría, si mostra tuttavia fiducioso sulle prospettive della Penisola. «Penso che gli italiani siano i più esperti al mondo nel correggere le loro differenze politiche nel corso del tempo. Abbiamo fiducia nelle istituzioni italiane, sono abbastanza forti. Il presidente della Repubblica prenderà la decisione più giusta per formare il prossimo governo», ha sottolineato. «Oggi con i tassi d'interesse che rimangono bassi e che probabilmente continueranno ad abbassarsi, diventando a volte negativi, l'Italia ha spazio di manovra per adottare stimoli fiscali in maniera controllata», ha poi aggiunto il segretario Gurría.

Sull'andamento dell'economia globale, e sull'Italia in particolare molto dipendente dalle esportazioni, pesa però lo stato di salute della Germania, da cui continuano ad arrivare segnali negativi. L'indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese tedesche, è calato ad agosto più delle attese scendendo a 94,3, da 95,7 di luglio, ai minimi da sette anni. Secondo l'istituto di Monaco che rileva l'indicatore un simile pessimismo non si vedeva dal 2009. La Bundesbank, la banca centrale tedesca, nei giorni scorsi ha affermato nel suo report mensile che anche nel periodo luglio-settembre «l'attività economica potrebbe ridursi leggermente» e sottolineato che «la fine del rallentamento non è ancora in vista». Uno scenario, quello di un altro trimestre con il Pil sotto zero, che farebbe entrare la Germania in recessione.
 
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