La fuga in avanti del governo sulle esenzioni dall’obbligo di pagamento elettronico per gli importi al di sotto dei 60 euro va a sbattere contro il muro di Bruxelles. E contro il contenuto di uno dei target del Pnrr italiano in materia di contrasto all’evasione fiscale, il cui raggiungimento ha contribuito a sbloccare la scorsa tranche di 21 miliardi di euro per il nostro Paese. Tra le questioni lasciate in sospeso dalla corsa per chiudere il testo della manovra finanziaria, che oggi approda in Parlamento, quella relativa alle soglie entro le quali gli esercizi commerciali non sono tenuti ad accettare la carta è finita dritta sotto la lente d’ingrandimento dei tecnici della Commissione europea. Tanto che nelle ultime ore il ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti è stato impegnato in contatti serrati con l’esecutivo Ue sul perimetro della disposizione, e sulle eventuali implicazioni di tali deviazioni rispetto all’obiettivo (già raggiunto) di rendere effettive le sanzioni contro gli esercenti commerciali che rifiutino l’utilizzo del Pos, come messo nero su bianco dal Recovery Plan italiano predisposto dal governo Draghi. Era stato proprio il precedente esecutivo a rendere effettivo l’obbligo di ricorso ai pagamenti elettronici (in vigore da anni, ma solo in via teorica), prevedendo apposite multe in caso di rifiuto di Bancomat, carta di credito o di debito per qualsiasi tipo di importo.
La decisione
Ecco, la scelta di tornare indietro, con una tolleranza di fatto per le transazioni fino a 60 euro (che ha raddoppiato l’iniziale ipotesi, prevista in una prima versione della manovra, che si limitava ai pagamenti di 30 euro al massimo) porterebbe con sé più di qualche problema con Bruxelles e sul fronte Pnrr.