Ghosn, in regime di detenzione dal 19 novembre, era stato incriminato formalmente già il 10 dicembre, con l'accusa di aver falsificato e ridotto il reale ammontare dello stipendio percepito in qualità di Presidente Nissan, nel periodo compreso tra il 2010 e il 2015. All'accusa, poi, si erano aggiunti forti sospetti relativi alla veridicità delle comunicazioni ufficiali anche per il periodo 2015-2018.
Dopo una prima fase processuale, durante la quale l'ex vertice di Nissan aveva smentito tutto, dicendosi pronto a pagare la cauzione e a "Ripristinare" la sua reputazione, ecco arrivare oggi la decisione della Corte Distrettuale di Tokyo, che mira a prolungare il periodo detentivo.
La nuova accusa mossa nei confronti del tycoon è di abuso di fiducia nei confronti del gruppo automobilistico. Il sospetto su cui si è basata la decisione dei pm giapponesi, infatti, è che Ghosn abbia coperto perdite su investimenti pari a 1,85 miliardi di yen, circa 16 milioni di dollari, con fondi appartenenti a Nissan, oltre alla contestata violazione del Japan's Companies Act. Ora, l'ex Presidente Nissan rischia una pena che può arrivare fino a 10 anni di carcere.
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