Migranti, Agrusti (Confindustria): «Servono al circuito produttivo, c'è bisogno di manodopera»

Il presidente Confindustria Alto Adriatico: «C’è immediato bisogno di manodopera»

Migranti, Agrusti (Confindustria): «Servono al circuito produttivo, c'è bisogno di manodopera»
di Umberto Mancini
3 Minuti di Lettura
Giovedì 20 Aprile 2023, 00:03

«Le imprese hanno un immediato bisogno di manodopera, qualificata e non, ed è urgente che vengano adottate da parte del governo politiche mirate a favorire il sistema produttivo. Sia per trovare lavoratori in Italia, sia sul fronte di una gestione ordinata e coordinata dei flussi migratori che servono alle nostre fabbriche». Michelangelo Agrusti, dal 2020 presidente di Confindustria Alto Adriatico, l’associazione degli industriali delle ex-provincie di Gorizia, Pordenone e Trieste, va dritto al punto, precisando che il tema dell’occupazione si intreccia con quello previdenziale perché senza un ricambio generazionale e con il calo della natalità il sistema italiano non può stare in piedi. 

Presidente, le aziende non trovano operai e tecnici specializzati, c’è un calo drammatico della natalità e anche gli immigrati che vengono in Italia non sono in grado di soddisfare il fabbisogno del mondo produttivo, cosa dovrebbe fare il governo di fronte a questa situazione drammatica?
«Come Confindustria abbiamo un quadro abbastanza chiaro di quello che si può fare, e per certi aspetti ci stiamo già muovendo in prima persona.

Di certo il governo potrebbe accorciare l’Italia, facilitando il passaggio di manodopera dal Sud al Nord, ma in termini diversi rispetto a come è avvenuto in passato».

Si spieghi meglio.
«Nel Mezzogiorno, e la mia famiglia viene dal Sud, c’è un 30% di giovani disoccupati che il Reddito di cittadinanza e altri sussidi hanno lasciato a galla, in sospensione. Ora l’obiettivo è far affluire questi giovani laddove serve. Ad esempio favorendoli fiscalmente nei viaggi per tornare, almeno due volte al mese, nei paesi d’origine. Così come si potrebbero prevedere incentivi per creare residenze per gli operai, rendendo così conveniente per le aziende assumere chi viene da altri territori e che magari fino ad oggi non ha accettato il lavoro a causa di canoni di affitto troppo onerosi».

Ma sul fronte invece dell’immigrazione?
«Siamo favorevoli ad una ordinata e controllata gestione dei flussi. Per questo ci siamo mossi per tempo e credo che il nostro esempio possa essere seguito».

Che modello suggerite?
«Per esempio, vogliamo creare in Ghana una scuola, una sorta di Its, per formare i lavoratori che sono necessari al nostro sistema produttivo: saldatori, autisti, operai specializzati. Insomma, puntiamo sulla formazione in loco e dall’ambasciata del Ghana abbiamo avuto subito riscontri molto positivi, sono entusiasti di questa iniziativa. Così si potranno insegnare i mestieri che servono, gestendo le varie esigenze del territorio, senza problemi. Del resto, nella nostra area lavorano già 500 ghanesi che si sono integrati perfettamente».

Quanti lavoratori servono nella vostra zona operativa?
«Difficile dare un numero precisi, ma di sicuro almeno 4 mila. Abbiamo censito le necessità e, ribadisco, siamo favorevoli ad una immigrazione ordinata. Abbiamo anche individuato dei docenti pronti ad andare in Africa per insegnare l’italiano e favorire così il passaggio».

Della “sostituzione etnica” di cui parla il ministro Lollobrigida cosa pensa?
«Preferisco non rispondere, ci sono sensibilità diverse. Noi proponiamo un modello che vuole formare i candidati per far fronte al fabbisogno delle nostre aziende, siamo pragmatici. Non entro nei temi politici, io comunque non l’avrei detto. Ora va attivato un ciclo virtuoso per dare dignità a chi lavora, siano giovani o immigrati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA