Si dimesso Roberto Garofoli, il capo di gabinetto del ministro Tria

Si dimesso Roberto Garofoli, il capo di gabinetto del ministro Tria
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Mercoledì 19 Dicembre 2018, 17:15 - Ultimo aggiornamento: 20:58

Roberto Garofoli lascia l'incarico di capo di gabinetto del Ministero dell'Economia, super-tecnico del Tesoro al fianco del ministro Giovanni Tria. Che commenta: «Mi dispiace molto. All'inizio mi aveva detto che voleva cambiare, gli avevo chiesto di rimanere fino alla legge di bilancio», ha atteso «per spirito servizio». In via XX Settembre, secondo indiscrezioni, sarebbe ora in arrivo Luigi Carbone. Garofoli, dunque, lascia oggi che la manovra è in dirittura d'arrivo e lo fa non senza commentare l'attacco ai tecnici del Tesoro subito lo scorso ottobre dal M5s.

«È un prezzo che dobbiamo pagare. Siamo professionisti al servizio del Paese, come avviene in tutte le grandi democrazie occidentali», avrebbe detto, a quanto si apprende, salutando i suoi collaboratori. Già dal 2014 Capo di Gabinetto del ministro Pier Carlo Padoan, con una lunga esperienza nelle stanze del Governo (da fine 2011 con l'Esecutivo Monti, poi segretario Generale della Presidenza del Consiglio con Enrico Letta, quindi al Mef con i Governi Renzi e Gentiloni) Garofoli è stato tra gli alti funzionari dello Stato al centro delle polemiche contro i «burocrati» accusati dal Movimento 5 Stelle di essere «servitori dei partiti e non dello Stato» (fecero rumore, tra l'altro, le critiche ai tecnici del Tesoro in un audio del portavoce della Presidenza del Consiglio, Rocco Casalino). Contro di lui anche un attacco diretto: sua 'la maninà - è stata la tesi dei 5 Stelle - 'colpevolè di aver inserito nel Dl Fiscale due commi per destinare 84 milioni in tre anni alla «gestione liquidatoria dell'ente strumentale alla Croce Rossa Italiana».

Era stata fermissima la difesa di Giovanni Tria: nessuna manina, solo «una soluzione tecnica» a tutela dei lavoratori, per pagare il tfr, aveva detto il ministro liquidando l'attacco come «privo di fondamento e irrazionale». Il Capo di Gabinetto del Mef lascia l'incarico, a quanto si apprende, dopo essersi consultato con il Quirinale che è sempre stato vicino a lui e agli altri alti funzionari sotto attacco in questi mesi. Torna al Consiglio di Stato. «Dopo lunghi anni alla guida del Gabinetto del Ministero e dopo averne assicurato continuità di funzionamento fino alla sostanziale approvazione della legge di bilancio - è uno dei passaggi della lettera che Garofoli ha consegnato al ministro Tria - formalizzo la volontà, cui ti ho fatto cenno da qualche mese, di lasciare l'incarico per riassumere le mie funzioni di provenienza».

Magistrato fino al 1999 impegnato in processi anche di mafia, giudice amministrativo dal Duemila, è Presidente di Sezione del Consiglio di Stato e condirettore della Treccani Giuridica. Al vertice tecnico del Mef sarebbe ora in arrivo Luigi Carbone: napoletano, poco più che cinquantenne, è presidente in VI Sezione del Consiglio di Stato dopo aver presieduto la Sezione Normativa. Docente alla Luiss, è stato componente della Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas, e vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio. È considerato tra i più grandi esperti di semplificazione normativa: ha presieduto il comitato dell'Ocse sulla Better regulation ed è stato Capo di Gabinetto del Ministero della Semplificazione con Roberto Calderoli, oltre ad essere stato consigliere giuridico di Giuliano Amato, Franco Bassanini e Sabino Cassese.

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