Spese con bancomat, rimborsi sino a 500 euro: servono le ricevute di idraulici e ristoranti

Spese con bancomat, rimborsi sino a 500 euro: servono le ricevute di idraulici e ristoranti
di Andrea Bassi
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Mercoledì 23 Ottobre 2019, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 14:24

Prendere tempo. Rimandare. Stemperare le polemiche e solo dopo risolvere i nodi più controversi della manovra. Più che una pace, quella siglata nell'ennesimo vertice notturno della maggioranza di governo, è soltanto una tregua. Palazzo Chigi e Tesoro hanno ottenuto tempo. Slittano di sei mesi, a luglio del prossimo anno, l'entrata in vigore del tetto al contante a 2 mila euro dagli attuali 3 mila euro. Slittano a luglio le contestate sanzioni di 30 euro a transazione e del 4% del valore dell'operazione, per i commercianti che rifiutano carte di credito e bancomat. E, probabilmente, slitterà a luglio anche la plastic tax, il prelievo di un euro al chilogrammo che ha fatto infuriare le imprese. Qui, in realtà, il problema è più complesso da risolvere. La misura vale un miliardo. L'alternativa sarebbe abbassare la tassa a venti centesimi dal primo gennaio per farla salire a 1 euro da luglio. In mezzo provare a trovare una soluzione. Già, ma quale? Al Tesoro già si ragiona di riprendere in mano dal primo gennaio del prossimo anno, non appena chiusa la manovra, il dossier della rimodulazione Iva. Nel cassetto ci sono tre progetti già pronti, uno da tre miliardi di gettito, uno da cinque miliardi e uno da sette miliardi.

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IL PERCORSO
L'idea, insomma, sarebbe quella di riformare le aliquote per evitare che poi da luglio scattino i balzelli previsti dalla manovra. Non solo. Mettere mano all'Iva permetterebbe, secondo chi lavora al dossier, di arrivare preparati al prossimo autunno, quando ci saranno da trovare altri 18 miliardi di euro per evitare il nuovo aumento proprio dell'Iva previsto a legislazione vigente. Questo permetterebbe anche di rafforzare il meccanismo del cashback, la restituzione fiscale per chi paga con carta di credito al momento prevista dal 2021 e finanziata con 3 miliardi di euro. La novità dell'ultima ora, è che già da luglio del prossimo anno i contribuenti dovranno iniziare a mettere da parte gli scontrini e le ricevute per le spese sulle quali potranno chiedere il credito fiscale: dall'idraulico ai ristoranti, fino al meccanico. Il beneficio sarebbe tra 300 e 500 euro pro capite. Ancora non è stato deciso se il bonus sarà pagato a gennaio, all'epifania (in questo caso il riaccredito delle spese avverrebbe direttamente sulla carta di credito), oppure se il meccanismo resterà quello delle altre detrazioni fiscali e quindi con la restituzione nella busta paga di luglio. La riforma avrà anche un altro corollario. Per le spese mediche e quelle dentistiche, sulle quali già oggi c'è una detrazione del 19%, saranno scontabili dal reddito solo se il pagamento avverrà con un mezzo tracciabile.

L'ATTESA
Nel testo finale del decreto fiscale che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ci sarà anche un ammorbidimento di un'altra norma anti-evasione fortemente criticata dal mondo delle imprese. Si sarebbe studiata una nuova formulazione «per salvaguardare le imprese oneste». In concreto tutti i committenti attivi da almeno 5 anni e senza pendenze col fisco continueranno a sottostare alle vecchie regole. Gli altri verseranno le ritenute per i lavoratori impiegati nei cantieri, cui appaltatori e subappaltatori dovranno anticipare le somme. Sulle partite Iva una prima intesa è stata raggiunta. L'aliquota resterà al 15% e non ci sarà più la necessità di tenere una contabilità analitica. Resterà, insomma. il calcolo forfettario dei costi. Sarà però introdotto il divieto di cumulo. I lavoratori dipendenti e i pensionati che dichiarano più di 30 mila euro, non potranno accedere alla Flat tax se hanno delle collaborazioni. Per adesso, nonostante il nuovo vertice notturno, i testi del decreto fiscale e della manovra non sono ancora pronti. Il primo provvedimento sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale probabilmente soltanto domani. Segno che molte norme non sono ancora completamente definite. La manovra vera e propria non arriverà invece in parlamento prima della prossima settimana. Un ritardo che rischia di diventare un caso. La scadenza prevista dalle norme per l'approdo alle Camere del testo è indicata nel 20 ottobre. È vero che si tratta di un termine «ordinamentale», la cui violazione cioè, non comporta nessuna sanzione, ma è altrettanto vero che il dilatarsi eccessivo dei tempi rischia di essere un problema per il governo.
 

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